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Scatta lo sciopero dei medici di famiglia di Belluno

Da martedì a fine ottobre sette giornate senza ricette bianche, da novembre a maggio ambulatori chiusi 22 giorni

di Paola Dall’Anese – 

Scioperano i medici di medicina generale per il mancato potenziamento delle strutture territoriali previsto nell’ultimo Piano socio sanitario regionale. La manifestazione di protesta si snoderà dalla prossima settimana fino a maggio, «se nel frattempo non dovesse cambiare l’atteggiamento della Regione che si è chiusa ad ogni confronto con la categoria», dice Umberto Rossa, presidente dell’Ordine dei medici di Belluno. Il malcontento va avanti da luglio, quando si è rotto il tavolo di confronto tra le parti in merito a diversi temi, tra cui la mancata realizzazione delle medicine di gruppo integrate.

I medici di assistenza primaria aderenti alle sigle sindacali Fimmg, Smi, Snami e Intesa sindacale hanno deciso di mettere in atto una protesta che partirà in maniera “soft” già dalla prossima settimana, con lo stop dell’invio telematico all’Usl 1 di tutte le ricette da parte dei camici bianchi e la compilazione solo di quelle rosse. Per l’utente non cambierà nulla, visto che potrà recarsi tranquillamente in farmacia con la ricetta per avere quanto prescritto. Il “danno” sarà per la Regione. Sette le giornate previste per questo “sciopero bianco”: il 19, 20, 26 e 27 settembre e il 10, 11, 12 ottobre.

Ma la protesta è destinata a inasprirsi da novembre, quando sono previste addirittura le chiusure degli ambulatori. Chiusure che continueranno fino a maggio, se le parti non dovessero tornare al tavolo di confronto. Ventidue le giornate di chiusura previste dai sindacati dei medici: 8 e 9 novembre, 13 e 14 dicembre, 16, 17 e 18 gennaio, 13, 14 e 15 febbraio, 13, 14, 15 e 16 marzo, 10, 11, 12 e 13 aprile e 15, 16, 17 e 18 maggio. Nelle stesse giornate anche i medici della continuità assistenziale, cioè le guardie mediche territoriali, si asterranno dal servizio nei turni notturni, cioè dalle 20 alle 8. In queste giornate, secondo la norma, saranno comunque garantite le visite domiciliari urgenti, l’assistenza domiciliare integrata e quella programmata ai malati terminali.

I motivi della protesta. I motivi della protesta vanno ricercati nella mancata attuazione della delibera regionale, che istituisce le medicine di gruppo integrate, e nella mancata partenza degli ospedali di comunità, elementi fondamentali per la presa in carico dei pazienti sul territorio. «Si sono tagliati i posti letto negli ospedali», precisa Rossa, «ma non ne è seguito l’aumento sul territorio. Così facendo, è stato scaricato sulle famiglie, quindi sul medico di famiglia, il carico assistenziale. Un esempio sono le case di riposo che, col passare dei mesi, si sono trasformate in aree per le lungodegenze. Come categoria abbiamo anche presentato un progetto nuovo di assistenza, che la Regione però non ha considerato».

I medici lamentano anche il mancato potenziamento del supporto informatico che permette l’integrazione tra medici di famiglia, ospedali e distretti, e la mancata creazione del fascicolo sanitario elettronico, che è il naturale completamento della dematerializzazione della prescrizione farmaceutica e diagnostica.

Problemi ci sono anche per le guardie mediche: nel nuovo accordo non si fa menzione alle modalità di riscossione del ticket di prestazione nei confronti dei turisti che accedono in orario notturno prefestivo e festivo presso presidi di aziende, dove non è attivata la guardia medica.

Problemi che ad oggi restano senza soluzione e che i medici sperano di ottenere tramite questa azione di forza.

Notizie correlate: Veneto: stato di agitazione dei medici di famiglia. Interruzione dell’invio della ricetta dematerializzata e scioperi

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Redazione Fedaisf

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