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SPERMATOZOI, MODELLI PER NUOVI NANOROBOT DEL FUTURO

 

Ricercatori Usa hanno iniziato a riprodurre i meccanismi molecolari che consentono agli spermatozoi di nuotare tramite appositi movimenti della coda; scopo di questa ricerca – condotta da Alex Travis e dai sui colleghi della Cornell University, a Ithaca – è di conferire ai nano-robot del futuro la capacità di muoversi all’interno del flusso sanguigno e di effettuare un gran numero di azioni meccaniche, come ad esempio il rilascio di farmaci, l’eliminazione mirata di cellule cancerose o addirittura la produzione "in loco" di sostanze chimiche utili. Le nanotecnologie rappresentano certamente uno dei settori più avanzati dell’attuale ricerca scientifica e tecnologica, e ciò soprattutto per le loro implicazioni pratiche; la possibilità di costruire dispositivi piccoli come un microrganismo apre ad esempio scenari inediti per quanto riguarda il trattamento di patologie di vario genere, altre alla produzione di materiali super-resistenti. Sempre alla ricerca di nuove idee, gli esperti di nanotecnologie hanno cominciato a rivolgersi a una fonte d’ispirazione di tutto rispetto, cioè la natura; più esattamente – visto che l’evoluzione ha prodotto da tempo immemorabile quelle vere e proprie "nanomacchine viventi" che sono le cellule – numerosi ricercatori stanno cercando di riprodurre artificialmente questo o quel meccanismo cellulare. Nello studio in questione Travis sta lavorando sul "motore molecolare" – costituito da 10 enzimi diversi, opportunamente collegati e situati nella coda spermatica – che consente agli spermatozoi di muoversi; tale struttura utilizza gli zuccheri per produrre una molecola carica di energia (cioè l’ATP, che sta per "adenosintrifosfato"), che a sua volta alimenta la motilità degli spermatozoi. A differenza degli altri enzimi, quelli studiati da Travis sono in grado di agganciarsi alle strutture rigide interne alla coda degli spermatozoi; di conseguenza il team Usa li sta manipolando, con successo, in modo che si aggancino altrettanto facilmente ai materiali normalmente utilizzati per costruire chip e nanodispositivi, come ad esempio il nichel.  Libero del 04/01/2008 , articolo di ROBERTO MANZOCCO   p. 30  

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