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Zapping farmaceutico, a rischio la modifica della norma

Zapping farmaceutico, il rischio continua. La modifica della norma sulla prescrizione per principio attivo, contenuta nel decreto sviluppo, rischia di restare ferma in seguito all’annuncio di dimissioni da parte del premier Mario Monti e la conseguente fine anticipata della legislatura. La norma, in sostanza, resterà quale era stata introdotta nel decreto sulla spending review ad agosto scorso. Infatti l’annuncio di dimissioni da parte del presidente del Consiglio potrebbe provocare la decadenza di una serie di provvedimenti, tra cui il decreto sviluppo a cui il Senato ha dato il via libera votando la fiducia al governo, ma per il quale è atteso l’ok della Camera. L’altro ramo del Parlamento ha tempo fino al 18 dicembre, giorno in cui la validità del decreto scade. La norma modificata dal Senato prevede la possibilità di scrivere nella ricetta rossa del ssn sia il principio attivo che il nome commerciale del medicinale. Il rischio insomma è che tutto resti come prima, ovvero con l’obbligo per il medico, di indicare il solo principio attivo. Una norma che aveva scatenato molte polemiche fra i medici e generato confusione tra i pazienti, soprattutto tra gli anziani, portando ad errori nell’assunzione della terapia e mettendo a rischio la continuità del trattamento.

Figli & Famiglia 10.12.2012 – ore 18.27

 

Chiusura anticipata della legislatura, da ticket a Patto salute i provvedimenti in sospeso

Con le annunciate dimissioni del premier Mario Monti si conclude quella che il ministro della Salute Renato Balduzzi ha definito «la manutenzione straordinaria del nostro Servizio sanitario», ma le questioni che restano aperte, vista la chiusura rapida e anticipata della legislatura sono molte. A essere assicurati al momento sono i tagli alle risorse del servizio sanitario (600 milioni quest’anno, un miliardo a regime nel 2013), che si aggiungono a quelli della spending review, del Salva-Italia e delle ultime manovre 2011. E proprio l’ultimo provvedimento targato Tremonti lascia in eredità al prossimo governo la questione spinosa dei due miliardi aggiuntivi che andranno recuperati a partire da gennaio

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