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Farmaci in rosso per 1,63 miliardi

Regge l’onda d’urto dei consumi in aumento la spesa in farmacia per pillole e sciroppi pagati dallo stato, facendo segnare un calo dell’1,7% rispetto a un anno fa. Ma continuano a crescere i costi per i farmaci in ospedale con un rosso (per le finanze regionali) che ha toccato quota 1,63 miliardi. Mentre i ticket per i medicinali a carico dei cittadini fanno segnare un nuovo record: in dodici mesi sono cresciuti del 15,7%, raggiungendo un valore di 807 milioni.

Dalle analisi dell’Aifa (Agenzia del farmaco), la spesa farmaceutica pubblica segna ancora una volta un andamento bifronte. A fine ottobre 2010, secondo gli ultimissimi dati disponibili, il tetto del 13,3% della farmaceutica convenzionata è stato rispettato, con un margine di risparmio di 42 milioni nonostante l’incremento del 2,7% delle ricette prescritte, che denota lo spostamento delle prescrizioni sempre più verso i medicinali a prezzo più basso anche per effetto della scadenza dei brevetti. Malissimo invece continua ad andare la spesa farmaceutica ospedaliera, su cui pesano ormai gran parte dei più costosi farmaci innovativi, a partire dagli anti-tumorali: il risultato è che la farmaceutica ospedaliera ha raggiunto il 4,3% della spesa sanitaria totale, quasi raddoppiando il tetto (2,4%) imposto per legge.

Un mosaico complesso, soprattutto per le marcate differenze regionali. La spesa farmaceutica ospedaliera ha superato il budget in tutte le regioni, col picco massimo in Sardegna (6,6%) e quello minimo nel Molise (2,9%). Mentre in farmacia il record è stato della Sicilia (15,9%, rispetto al tetto di legge del 13,3%) e il valore più basso è stato registrato a Trento (10,1%). Sommando la spesa farmaceutica convenzionata e quella ospedaliera, il budget teorico annuo del 15,7% ha retto tra le grandi regioni soltanto in Lombardia (15,4%), oltreché in Valle d’Aosta, a Bolzano e a Trento.

Particolarmente significativa l’impennata degli incassi per i ticket pagati dai cittadini: il gettito è cresciuto di più in Calabria (+36,8%) e meno nel Lazio (+6,9%). E questo non solo per effetto dei nuovi livelli di compartecipazione via via imposti nel corso dell’anno in alcune regioni. A far premio, secondo Federfarma, l’associazione dei titolari di farmacia, è stato l’aumentato gettito del prezzo di riferimento pagato dagli assistiti che hanno scelto, anziché i generici, i farmaci griffati a prezzo superiore: il maggior onere per i cittadini – fa notare Federfarma – è dovuto in gran parte «alle polemiche strumentali» che hanno investito i farmaci generici «accusati di scarsa efficacia, e la sostituzione da parte del farmacista». Polemiche che avrebbero ingiustamente reso «diffidenti» gli assistiti verso i farmaci generici, orientandoli appunto a scegliere i più costosi (ma di pari efficacia) farmaci di marca.

Il consuntivo finale 2010, secondo l’Aifa, confermerà il trend di ottobre. Ma non mancheranno nuovi interventi, anticipa il direttore generale dell’agenzia del farmaco, Guido Rasi. Da una parte verrà monitorata con grande attenzione la spesa della distribuzione diretta da parte delle asl. Dall’altra sono allo studio nuove note limitative delle prescrizioni da parte dei medici e una negoziazione dei prezzi dei generici legati ai volumi di vendita, allo scopo di incentivarne

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