
Cina: funzionario sanitario, industria farmaceutica seconda a livello globale.
Pechino, 22 ago 09:47 – (Xinhua) – L’industria farmaceutica cinese è attualmente la
seconda più grande al mondo e rappresenta circa il 30% del totale globale in termini di farmaci innovativi attualmente in fase di sviluppo e ricerca, ha affermato oggi un funzionario sanitario.
Il Paese ha approvato la commercializzazione di 387 farmaci pediatrici e 147 farmaci per malattie rare dall’inizio del 14mo piano quinquennale (2021-2025), ha dichiarato Yang Sheng, vice capo dell’Amministrazione nazionale dei prodotti medici, durante una conferenza stampa tenuta dall’Ufficio informazioni del Consiglio di Stato.
Yang ha sottolineato le misure globali adottate dalla Cina per garantire la sicurezza dei farmaci, promuovere lo sviluppo dell’industria farmaceutica e soddisfare le esigenze di medicinali della popolazione durante il 14mo piano quinquennale.
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Cosa c’è dietro la rivoluzione farmaceutica cinese
La Cina ha imitato per anni i medicinali occidentali nel tentativo di creare una solida industria farmaceutica nazionale. Obiettivo che, visti i risultati del settore biotecnologico, pare essere stato raggiunto. Nel 2024 i nuovi farmaci entrati in fase di sviluppo oltre la Muraglia sono stati 1.250: più dei 114 registrati nell’Unione Europea e a un passo dai 1.440 degli Stati Uniti. Intanto, l’Hang Seng Biotech, l’indice azionario che monitora le performance delle principali aziende biotech quotate a Hong Kong e in Cina continentale, è cresciuto di circa il 60 per cento dall’inizio dell’anno.
Lo sviluppo farmaceutico della Cina
Le Big Pharma del Dragone producono ormai farmaci in modo più rapido ed efficace
rispetto ai competitor stranieri. Il risveglio cinese non è però soltanto una questione di numeri. I medicinali di Pechino sempre più spesso superano gli (elevati) standard richiesti per ottenere il riconoscimento degli enti regolatori occidentali. L’aspetto ancor più sorprendente è che l’exploit della Cina è avvenuto a un ritmo senza precedenti. La svolta si è avuta nel 2015 quando Pechino ha modificato il sistema di revisione e di approvazione dei farmaci e dei dispositivi medici. La riforma ha semplificato le revisioni scientifiche, incrementato la qualità dei prodotti e migliorato la trasparenza dei processi. Il piano governativo per il 2025 ha inoltre stimolato investimenti nelle biotecnologie: oltre 4 miliardi di dollari soltanto nel campo della biomanufacturing nel 2024, fondi che dovrebbero raddoppiare da qui alla fine del 2025.
La scommessa occidentale sulle Big Pharma del Dragone
Le aziende cinesi stanno producendo nuove terapie – dai farmaci per il cancro a quelli per favorire la perdita di peso – potenzialmente efficaci e innovative. Persino la Food and Drug Administration statunitense e l’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema) considerano questi sviluppi così promettenti da concedere la revisione prioritaria, la designazione di «terapia rivoluzionaria» o lo status di «procedura accelerata». Le Big Pharma occidentali, intanto, fanno incetta di asset biotecnologici cinesi. Johnson &
Johnson per esempio sta commercializzando una terapia cellulare contro un aggressivo tumore del sangue sviluppata in Cina da Legend Biotech Corp. E Pfizer, a maggio, ha annunciato un accordo da 1,2 miliardi di dollari con la cinese 3SBIO per un farmaco anti tumorale.
La ricetta di Pechino e le preoccupazioni degli Usa
Le aziende biotecnologiche del Dragone sono avvantaggiate dalla possibilità di condurre ogni fase del processo di ricerca – dagli esperimenti in laboratorio ai test sugli animali – in maniera economica e rapida. Secondo GlobalData, dal 2021 Pechino ha avviato il maggior numero di nuove sperimentazioni a livello globale. Il governo cinese ha inoltre dato priorità al settore biotech considerandolo fondamentale per raggiungere l’autosufficienza. Non mancano però alcuni ostacoli. Innanzitutto i player farmaceutici che ambiscono a commercializzare i propri prodotti all’estero devono dimostrare che i benefici dei loro trattamenti possono essere replicati, dopo studi approfonditi, anche a livello globale. L’ascesa dell’industria biotecnologica cinese sta poi iniziando a preoccupare la politica Usa. Più gli americani assumeranno farmaci Made in China e più le aziende biotech americane dipenderanno dai laboratori cinesi per la prossima generazione di medicinali. «E se un giorno la maggior parte dei trattamenti innovativi arriverà dalla Cina e gli Stati Uniti saranno costretti a implorare Pechino per poterli importare?»: è questo l’incubo sollevato dal Wall Street Journal che terrorizza Washington
La Cina non è più solo una fabbrica di farmaci, ma un attore di primo piano nella ricerca medica. Questo offre opportunità di collaborazione, ma anche rischi legati alla perdita di autonomia strategica per l’Occidente. Se l’Europa e gli Stati Uniti vogliono mantenere un ruolo di leadership, è necessario un ripensamento delle politiche industriali e di innovazione.




