Primo Piano

Torino, Molinette. Schael, quello del Regolamento ISF, ritorna DG. Una farsa burocratica

Schael vs Riboldi: “Che figura di m…!”

Il commissario torna in ufficio con la pec in mano, il nuovo direttore non è ancora ufficiale e l’assessore alla Sanità si ritrova protagonista di una farsa burocratica che fa ridere tutta la Regione

giornale la voce- 6 settembre 2025 di Liborio La Mattina (estratto)

Città della Salute, oggi le comiche.
Chiariamoci: la vicenda Schael non è un giallo burocratico, è cabaret del lunedì sera. Le luci al neon, le risate finte in sottofondo, e sul palco l’assessore regionale Federico Riboldi nel ruolo del capocomico che entra con il copione al contrario. Doveva essere facile: si manda a casa Thomas Schael, reclutato appena cinque mesi fa per fare piazza pulita dell’intramoenia allargata, si trova l’accordo con l’Università, si nomina Livio Tranchida, e tutti vissero felici e contenti. Ma non funziona così se ti dimentichi il passaggio essenziale: firmare le carte.

Così Schael, con la calma glaciale del burocrate tedesco, annuncia: “torno al lavoro”. Perché? Perché nessuno lo ha avvisato ufficialmente che non deve più andarci. E la delibera con cui Tranchida diventa direttore generale non è neanche comparsa sul Bollettino ufficiale. Insomma: formalmente Schael è ancora al comando, mentre Tranchida stringe mani e inaugura reparti come se lo fosse.

E non solo: nella stessa comunicazione Schael avrebbe diffidato il grattacielo dal procedere alla nomina di un nuovo direttore generale. Perché, come in ogni buona farsa, dietro Tranchida c’era una “rosa” di candidati: oltre a lui, comparivano il direttore del San Luigi, Davide Minniti, e Bruno Osella, a capo dell’Asl To5, poi sostituito in corsa da Stefano Scarpetta del Maggiore di Novara per mancanza di requisiti. Una rosa piena di spine, spedita da Riboldi all’Università come se fosse la lista della spesa.

Ed eccoci a Riboldi: il Napoleone della sanità, che si immaginava a passare alla storia come l’uomo del rigore, e invece finirà nelle barzellette come quello che ha cacciato un commissario… senza cacciarlo. Voleva sembrare un generale prussiano, e invece pare un ragioniere che si è dimenticato di protocollare un modulo. Ha fatto la conferenza stampa, ha sbraitato, ha proclamato la svolta: peccato che la legge chieda firme, bolli e delibere. Roba noiosa, certo, ma indispensabile.

La verità è che alla Città della Salute non c’è solo un pasticciaccio, c’è una disfatta politica. Perché se non sai neanche gestire il cambio di un direttore generale, come puoi pretendere di governare il sistema sanitario di un’intera Regione? E a questo punto, l’unico che potrebbe evitare a Riboldi di accumulare altre figuracce è il suo stesso presidente: Alberto Cirio, che farebbe bene a prenderlo da parte e suggerirgli, con affetto e fermezza, la via più dignitosa. Quella delle dimissioni.

E come direbbe Emilio Fede: “Che figura di merda!”

Dopo la lettera di addio e deliberato il Regolamento degli ISF, Schael ha mandato la pec. E con quella, ha annunciato che tornerà al lavoro, diffidando la Regione dal procedere con la nomina del successore. Schael torna perché la legge dice che può.


Facile immaginare che altri capitoli di questa storia vengano scritti su pagine di carta bollata, a ulteriore conferma di una gestione maldestra di una questione che si sarebbe potuta risolvere in altro modo. Tutto ciò anche mantenendo ferma la decisione di non prolungare oltremodo la permanenza del manager tedesco ingaggiato come uomo d’ordine e poi scaricato per via di un modus operandi, nel bene o nel male a seconda dei giudizi, noto a tutti nell’ambito della sanità dove Schael non è certo uno sconosciuto. La questione sarebbe, dunque, formale laddove la forma spesso è sostanza.

Non è affatto azzardato vedere nella mossa dell’ex commissario una strategia, più che presumibilmente con supporti giuridici, tesa a non concludere la vicenda come si supponeva e forse tuttora si suppone al massimo vertice della sanità piemontese.

Il pasticciaccio brutto di corso Bramante potrebbe essere ancora in gran parte da scrivere.

(Fonte: Lo Spiffero)

 

Redazione Fedaisf

Promuovere la coesione e l’unione di tutti gli associati per consentire una visione univoca ed omogenea dei problemi professionali inerenti l’attività di informatori scientifici del farmaco.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio
Fedaiisf Federazione delle Associazioni Italiane degli Informatori Scientifici del Farmaco e del Parafarmaco