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Afi, cresce attenzione dell’industria farmaceutica a servizi di diagnosi, compliance e stili di vita

In un contesto in cui il servizio sanitario nazionale, non solo italiano, è sempre più alle prese con problematiche di definanziamento e mette in campo interventi sulla spesa, l’industria farmaceutica «reagisce» con nuove strategie, tra le quali una spinta ad affiancare al prodotto una serie di servizi rivolti in particolare alla diagnosi e alla compliance, ma si sta anche interrogando se la prevenzione, in particolare sugli stili di vita, possa far parte del suo business. Sono queste alcune delle riflessioni e delle dinamiche che stanno investendo il settore industriale emerse nel corso della sessione plenaria del 55esimo Simposio Associazione farmaceutici industria, che si è tenuto a Rimini dal 10 al 12 giungo.

A lanciare la riflessione, nel suo intervento, Renato Ridella, partner di AT Kerney Italia, che ha spiegato: «Se il contesto è quello di una domanda di salute crescente e di sistemi sanitari alle prese con un definanziamento, complice anche la crisi, sono sempre più comuni misure di intervento sulla spesa farmaceutica, che prevedono, tra i vari aspetti, anche una serie di limitazioni all’accesso all’innovazione. In questo quadro l’industria reagisce mettendo in atto strategie differenti, per esempio sviluppando anche un’offerta di servizi attorno al prodotto con l’obiettivo di differenziarlo ma soprattutto di aumentarne l’efficacia “real world” attraverso un’azione diretta a offrire strumenti di diagnosi e a migliorare la compliance».

Un’altra tendenza «è quella di passare a una politica di prezzo “per population” su base annua, con eventuali servizi a riduzione del rischio di out come in capo all’azienda. Una impostazione questa che esperienze come i Creg, sperimentati in Lombardia, potrebbero favorire». Per altro, il tutto avviene in un’evoluzione del paziente che «se da un lato è critico e partecipa alla scelta del farmaco, dall’altro rimane comunque poco aderente alla terapia e spesso mantiene stili di vita poco sani». E proprio sul paziente quindi «si sviluppa, da parte delle aziende, un processo di attenzione, che riguarda però imprese di vari settori, come per esempio telecomunicazioni, media, alimentare, che possono porsi in concorrenza o in partnership.

In questo contesto, ecco che l’industria farmaceutica si sta interrogando se la prevenzione, con un intervento sugli stili di vita e il mantenimento del benessere, debba far parte del suo business, e come eventualmente competere».

Francesca Giani

Redazione Fedaisf

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