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AGENAS. Le eccellenze del SSN non stanno solo al Nord

Presentazione del nuovo Programma Nazionale degli Esiti

Il nuovo rapporto sulle performance delle strutture del SSN nel 2021 ci mostra che negli ospedali si sta cercando di recuperare dopo il rallentamento provocato dalla pandemia anche se siamo ancora lontani dai livelli precedenti: persi in due anni, 2020 e 2021, 2 milioni e 900 mila ricoveri. Ma si evidenzia anche che, grazie a correttivi applicati in varie aree specialistiche, molte realtà del Centro-Sud hanno sopravanzato le tradizionali eccellenze del settentrione. Una metodologia di analisi di intervento che fa ben sperare.

Programma Nazionale Esiti 2022

Il Programma Nazionale degli Esiti (PNE) sviluppato da AGENAS su mandato del Ministero della Salute ha l’obiettivo di valutare l’efficacia nella pratica, l’appropriatezza, l’equità di accesso e la sicurezza delle cure garantite dal SSN nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza (LEA). Probabilmente nessun Paese europeo si è dotato di uno strumento di monitoraggio, di analisi e di intervento così raffinato come il Programma Nazionale degli Esiti redatto da Agenas. Lo sottolinea il Direttore Generale di Agenas Domenico Mantoan a conclusione del convegno di presentazione.

Il PNE ha evidenziato i principali elementi da considerare per sostenere la riorganizzazione del SSN dopo la pandemia e per contribuire alla diffusione delle buone prassi esistenti e orientare il cambiamento. L’opportunità offerta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza richiede uno sforzo programmatorio di ampio respiro in cui le Regioni e le singole strutture sono chiamate a svolgere un ruolo concreto. Per impiegare in maniera ottimale le risorse stanziate in attuazione del PNRR, occorre una riorganizzazione della offerta sanitaria in grado di realizzare un sistema che dia risposte puntuali ai bisogni di prevenzione e di assistenza della popolazione. Tale strada – aggiunge Mantoan – può essere percorsa solo attraverso una concreta sinergia tra i vari livelli di governance del sistema

IL METODO

La prima edizione del PNE risale a dieci anni fa e da allora gli indicatori che il Programma utilizza sono stati in costante aggiornamento e sviluppo, proprio nell’ottica di rispondere in maniera puntuale ai cambiamenti in atto nell’ambito del SSN. Nel 2012 gli indicatori erano 42, nel 2020 sono passati a 177, oggi sono arrivati a 194: 171 relativi all’assistenza ospedaliera (73 di esito/processo, 83 di volume di attività e 15 di ospedalizzazione), 23 relativi all’assistenza territoriale (valutata indirettamente in termini di ospedalizzazione evitabile -14 indicatori- esiti a lungo termine -5 indicatori- e accessi impropri in pronto soccorso – 4 indicatori).

Anche se non mancherà di essere presentato così dai media, il PNE non produce classifiche, graduatorie, giudizi. “Le evidenze scientifiche e i risultati forniti dal PNE – sostiene Enrico Coscioni, Presidente AGENAS   – confermano come la pubblicazione dei dati di esito sia uno strumento fondamentale di governo del sistema per migliorare la qualità delle cure, intervenendo su criticità assistenziali ed evitando il ripetersi delle problematiche, al fine di valutare appieno il percorso di cura dei pazienti, rendere le misure più puntuali e individuare con migliore precisione le strutture più virtuose, da prendere come benchmark per il miglioramento“.

L’annuncio è quello dell’avvio di un nuovo Programma di valutazione delle direzioni strategiche: sotto la lente di ingrandimento le performance di manager, direttori amministrativi e sanitari delle singole Aziende sanitarie. I 200 manager che gestiscono i soldi della Sanità italiana.

Gli indicatori utilizzati sono stati definiti allo scopo di mostrare ai vari stakeholders – prosegue Coscioni -quali risultati si possono raggiungere e quali  sono invece le difficoltà del sistema attraverso la valutazione comparativa tra le strutture e le aree territoriali.

Oggi si guarda primariamente alle 1.377 aziende ospedaliere pubbliche e private, perchè l’ospedale è il setting più consolidato, ma indubbiamente in prospettiva dovrà affinarsi maggiormente l’analisi sui livelli di assistenza che si producono a livello del territorio, non più valutato solo per le ospedalizzazioni evitate.

Allo stesso modo si sta consolidando l’attenzione al capitolo delle diseguaglianze nell’assistenza sanitaria, in particolare quelle di genere e quelle relative alla popolazione straniera residente in Italia.

I RISULTATI

La fotografia che il PNE 2022 ci consegna è quello di un SSN che sta cercando di recuperare il tempo perduto a causa della pandemia, ma che fatica a riportarsi ai livelli precedenti e a prendere atto dei limiti che si sono evidenziati.

Prioritarie sono la necessità d’intervento sulle liste di attesa createsi con la pandemia, quasi 3 milioni di ricoveri accumulati negli anni 2020-2021, e sulle disparità territoriali, non solo inter-regionali ma anche intra-regionali.

Le quattro direttrici principali della valutazione:

  • i volumi, indicatori chirurgici calcolati per istituto, singolo operatore e unità operativa coerente
  • la tempestività di accesso ai trattamenti urgenti (angioplastica coronarica, intervento su frattura di femore)
  • l’appropriatezza clinica e organizzativa nell’area perinatale e nella chirurgia a ciclo breve;
  • gli esiti: parametri clinici per misurare la gravità del paziente all’ammissione.

In generale, il numero di ricoveri urgenti è stato inferiore al valore atteso sulla base dei trend prepandemici: -10% per l’infarto miocardico acuto (circa 11.300 ricoveri in meno) e -6% per la frattura di femore (circa 5.800 ricoveri in meno).

La tempestività di accesso ai trattamenti urgenti rimane al di sotto degli standard assistenziali in oltre la metà delle strutture italiane: la proporzione di pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica (Ptca) entro 90 minuti dal ricovero è stata in media del 50,6%, mentre la proporzione di anziani con frattura di femore operati entro 48 ore è stata in media del 48,6%. In entrambi i casi, la soglia prevista dal Dm 70 è del 60%.

La mortalità a 30 giorni da un episodio di infarto si è leggermente ridotta nel 2021 rispetto al 2020 (7,7% vs. 8,4%), con riavvicinamento al trend prepandemico (valore atteso pari a 7,3%). La mortalità a 30 giorni dal ricovero per frattura di femore è rimasta stabile rispetto al 2020 (6,4% vs. 6,6%), ma è comunque più elevata rispetto al periodo prepandemico (5,1% nel 2019). Nel caso dell’infarto l’utilizzo delle variabili cliniche aggiuntive ha consentito di modificare significativamente il ranking delle strutture nella metà delle 357 valutate per questo indicatore.

Permane una marcata inappropriatezza in ambito materno-infantile, ad esempio nel ricorso al taglio cesareo: nel 2021, solo il 14,1% delle maternità con meno di 1.000 parti/anno e il 69,7% di quelle con volumi superiori a 1.000 hanno fatto registrare proporzioni in linea con il DM 70. Si mantengono, inoltre, basse proporzioni di parti vaginali dopo pregresso cesareo, con valore mediano a livello nazionale pari a 6,7% e marcato gradiente Nord-Sud.

L’assistenza in ambito oncologico ha fatto registrare nel 2021 importanti segnali di ripresa. Ad esempio, le ospedalizzazioni per tumore maligno della mammella, che nel 2020 si erano ridotte dell’11% (circa 6 mila interventi in meno rispetto all’atteso), sono tornate ai livelli prepandemici. Per quanto riguarda la concentrazione della casistica, il 74% degli interventi è stato effettuato in unità operative che hanno rispettato la soglia prevista dal DM 70 (in aumento rispetto al 67% del 2020). Se si considera il volume per operatore, la quota di interventi effettuati da operatori esperti (≥50 interventi/anno) è pari al 70%.

Impatto clinico del COVID-19 nei pazienti con IMA

Attività di ricerca che dimostra come il PNE, oltre a essere uno strumento di monitoraggio della qualità’ dell’assistenza sanitaria, rappresenti anche una importante fonte di dati da utilizzare per descrivere e interpretare l’impatto sul SSN di fenomeni anomali e improvvisi, come appunto in questo caso la pandemia da COVID-19.
Obiettivo valutare l’impatto dell’iniezione da COVID-19 sulla mortalità dei pazienti con IMA ricoverati tra l’11 marzo e il 3 maggio 2020 (lockdown), confrontati con periodi equivalenti dei 5 anni precedenti.
Esiti: mortalità a 30 giorni e a 6 mesi.
Sono stati considerati separatamente i pazienti affetti da IMA-STEMI e NSTEMI.

LO STUDIO

I PREMI

Per il 2021 si è deciso di premiare due aziende che hanno mostrato performance alte o molto alte su tutti i 18 parametri considerati: l’AOU delle Marche di Ancona e l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.

PROGRAMMA DELL’EVENTO

PROGRAMMA NAZIONALE ESITI 2022

COMUNICATO PREMI

 

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