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Bari. Aghi e cerotti made in Cina, calano le spese ma è polemica

di ANTONELLO CASSANO 01 maggio 2014    BARI

Da tempo le associazioni del settore denunciano l’invasione delle cosiddette "cineserie". "Temiamo un’invasione sul mercato di prodotti fabbricati in Paesi come Cina o India, a basso costo, ma poco in grado di garantire la qualità nel tempo" denunciava solo un anno fa Stefano Rimondi, presidente nazionale di Assobiomedica. Anche Antonio Amendola, presidente pugliese dell’AaroiEmac ha evidenziato il calo della qualità: "Da un paio di anni a questa parte, cioè da quando si è detto che si doveva risparmiare sui presidi sanitari, si è cominciata a notare la differenza. Questo dipende dal fatto che vengono acquistati prodotti dai fornitori che offrono il minor prezzo".
Aghi cannule e garze dall’India, cateteri vescicali dalla Malesia, siringhe e lame dalla Cina. I prodotti dell’Est asiatico abbondano anche nei reparti degli ospedali baresi. E forse non è un caso che negli ultimi anni la spesa per l’acquisto di questi strumenti da parte di Policlinico e Asl di Bari sia in diminuzione. Nel 2010 il Policlinico ha speso 26,7 milioni di euro per l’acquisto di dispositivi. Spesa scesa a 25 milioni nel 2013. Anche nell’Asl la spesa dei beni sanitari (compresi farmaci) è in calo dai 78 milioni di euro del 2012 a 68 milioni del 2013, probabilmente anche a causa della diminuzione dei ricoveri. Per il direttore della farmacia dell’azienda ospedalierouniversitaria, Michele Lattarulo "in fase di gara ci sono due possibilità: o la gara al prezzo più basso o quella al prezzo qualità".
Risulta difficile per l’acquirente verificare la qualità di questi prodotti a basso livello tecnologico. Ma lo stesso Lattarulo conferma le lamentele degli operatori: "Il cerotto è una delle nostre piaghe". Ci sono partite che non attaccano o attaccano troppo. "L’anno scorso ci siamo fatti mandare indietro un intero lotto perché era inadeguato ". Stesso discorso sulle siringhe da laboratorio, che si spaccavano quando venivano sottoposte ad alte pressioni. Problemi rilevati anche nell’acquisto delle lame, molte delle quali sono prodotte in Cina. Le conferme sulla riduzione della qualità negli ultimi anni arrivano anche dai primari dei pronto soccorso di Di Venere e San Paolo. "Gli aghi non sono buoni e le garze sono più scadenti. Si punta troppo al risparmio" ammette il primario Carlo Marzo.

 

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