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Biogen Idec, il gruppo americano che scommette sul biotech italiano

HA RILEVATO DA DOMPÈ L’ULTIMO 50% DI UNA JOINT-VENTURE CHE LE DUE AZIENDE AVEVANO E ORA STA AMPLIANDO PERSONALE, ATTIVITÀ E RICERCA NEL NOSTRO PAESE. IL CEO SCANGOS: “NON VOGLIAMO PERDERE L’OPPORTUNITÀ DELL’ALTISSIMO LIVELLO SCIENTIFICO DELLE VOSTRE ISTITUZIONI SPECIALIZZATE”

Eugenio Occorsio

Milano George Scangos, Ceo della Biogen Idec dal giugno 2010, non rilascia spesso interviste, però viene volentieri in Italia. «Il vostro Paese è uno dei pochi a combinare un grosso mercato, di importanza fondamentale per un gruppo multinazionale come il nostro, e una capacità di ricerca scientifica di primissimo ordine», ci spiega in un salottino dello Starhotel di piazza Fontana dove sta incontrando manager, ricercatori e quadri della filiazione italiana. «Abbiamo rapporti di collaborazione con decine di medici e ricercatori di primissimo piano. Fra i tanti, il neurologo Massimo Filippi del San Raffaele di Milano, maestro di livello mondiale nella diagnosi con la risonanza magnetica nucleare della sclerosi multipla, o il professor Carlo Pozzilli dell’ospedale Sant’Andrea di Rona, il centro italiano che partecipa allo studio clinico in Italia per il Bg-12, il nostro prossimo farmaco orale contro la stessa patologia». Sarà un farmaco, spiega ancora Scangos, «che attualmente è all’esame sia dell’americana Fda che dell’europea Ema e che contiamo di immettere sul mercato entro l’anno prossimo, dotato di caratteristiche rilevanti: oltre alla facilità di somministrazione, orale anziché iniettiva, c’è il profilo di rischio molto basso perché è basato su una molecola, il dimetil- fumarato di nostra proprietà brevettuale, già usata per la psoriasi». Questo della sclerosi multipla è il settore su cui più di ogni altro punta il gruppo per il nostro Paese. E c’è un motivo: «Nel mondo – spiega Scangos – ci sono tre milioni di persone affette da questa gravissima e invalidante malattia neurologica, di cui 400mila in Europa. E nel panorama europeo l’Italia viene identificata come una delle zone a più alta incidenza con una media di cinque nuove diagnosi al giorno». Il gruppo di cui Scangos è a capo, è nato nel 2003 dalla fusione di due importanti aziende biotech americane, la Biogen del Massachusetts e la californiana Idec Pharmaceutical Corporation. La prima era a sua volta uno dei gruppi con la più lunga tradizione alle spalle nelle biotecnologie mediche, creato nel 1978 su iniziativa di un gruppo di biologi fra i quali i due futuri premi Nobel Walter Gilbert (lo avrebbe vinto nel 1980 per la chimica) e Phillip Sharp, premiato nel 1993. La Biogen era stata fra le prime a sviluppare farmaci con le tecniche dell’ingegneria genetica: questo lavoro pionieristico sulle proteine ricombinanti portò negli anni ’80 allo sviluppo dell’ “interferone ß 1a” a monosomministrazione settimanale, ancora oggi una delle terapie

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