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Carenza infermieri. Caos al San Raffaele di Milano. Somministrati farmaci sbagliati

San Raffaele, farmaci sbagliati e dosi 10 volte superiori a quelle prescritte. Regione Lombardia: “Indagine dell’Ats”. Somministrati

Il Fatto Quotidiano – 9 dicembre 2025

Un’indagine dell’Ats su richiesta della Regione Lombardia. E’ scattata, riferisce il Corriere della Sera, sull’ospedale San Raffaele di Milano – che fa parte del Gruppo San Donato ed è un istituto privato che opera in convenzione con il Servizio sanitario regionale – dopo i gravi disservizi che avrebbero interessato il terzo piano del padiglione “Iceberg” tra la notte del 5 e il 6 e domenica 7 dicembre. Sotto esame sono finite le modalità con cui è stata gestita l’assistenza infermieristica in reparti ad altissima complessità, come la Medicina ad alta intensità, la Medicina di cure intensive e l’Admission room, affidata a una cooperativa esterna accusata di essere priva delle competenze necessarie.

La scelta sarebbe stata presa dall’amministratore unico Francesco Galli, che ha rassegnato le dimissioni, nonostante le riserve espresse dal personale interno che aveva sconsigliato il ricorso a operatori esterni vista la delicatezza delle condizioni dei pazienti. Secondo quanto emerge da mail interne circolate tra sabato e domenica, gli infermieri della cooperativa avrebbero commesso errori tali da determinare “situazioni ad elevatissimo rischio per i pazienti”.

Tra gli episodi segnalati, il medico di guardia riferisce di un’operatrice che non conosceva adeguatamente la lingua italiana né i nomi dei farmaci, tanto da confondere l’Amiodarone 150 mg con un inesistente “modarone” da 500 mg, arrivando a somministrare una dose dieci volte superiore a quella prescritta. Un’altra infermiera, riferisce ancora il quotidiano di via Solferino, non sarebbe stata in grado di gestire correttamente la ventilazione non invasiva di un paziente. “È una situazione troppo pericolosa. Errori irrecuperabili sono dietro l’angolo ed è solo una questione di tempo”, scrive uno dei medici coinvolti.

Di fronte alle difficoltà operative, la direzione sanitaria ha istituito un’unità di crisi. Sono stati temporaneamente bloccati i nuovi accessi ai reparti interessati dal pronto soccorso e i pazienti più critici sono stati trasferiti in altre strutture o reparti. Al terzo piano del padiglione “Iceberg” sono stati inseriti in turno infermieri già assunti dall’ospedale. Fonti sindacali riferiscono che, per fronteggiare l’emergenza, sarebbero stati offerti compensi straordinari: 600 euro per il turno diurno e fino a 1.000 euro per quello notturno agli operatori disponibili. La situazione sarebbe tornata sotto controllo nella giornata di domenica.

(Continua su Il Fatto)


Nota

Altri episodi

Un’altra infermiera non sarebbe stata in grado di utilizzare il sistema di chiamata per contattare il medico di guardia, mentre in molti casi le terapie somministrate non risultavano annotate in cartella clinica, rendendo impossibile verificare il trattamento effettivamente ricevuto dai pazienti.

Per applicare correttamente la ventilazione non invasiva a un malato, il personale è stato costretto a chiedere l’intervento urgente di un infermiere di Neurochirurgia e di un medico rianimatore, normalmente non presenti nel reparto.

Il personale interno, preoccupato per la sicurezza dei ricoverati, ha definito la situazione «inaccettabile» e «insostenibile», segnalando che il ripetersi di errori gravi avrebbe potuto portare a conseguenze irreversibili. In una mail interna, un medico sottolinea che «proseguire così significa esporsi a rischi enormi; un errore irreparabile è solo questione di tempo». Tentativi di chiedere alla cooperativa l’invio di personale più esperto non avrebbero ricevuto risposta utile

Una delle infermiere esterne, secondo la denuncia del medico di guardia, ha addirittura abbandonato il servizio alle 5 del mattino. Perché si è allontanata? Il dubbio di alcuni medici è che non avesse i titoli per operare in un settore così impegnativo.

“Condizioni del carrello delle urgenze lato Est precarie. Anche dopo aver fatto presente la cosa al personale infermieristico, al termine della guardia, lo stesso non risultava ripristinato”. riferisce il medico.

Il caos in uno dei reparti più delicati è la conseguenza, secondo la rappresentanza sindacale unitaria interna, ma anche del responsabile di turno alla direzione sanitaria, dell’affidamento in appalto dei servizi infermieristici a una cooperativa esterna. Daniela Rottoli, una delle rappresentanti sindacali, e la coordinatrice della Rsu, Margherita Napoletano, stanno preparando la denuncia penale che, come hanno annunciato, nelle prossime ore sarà consegnata al commissariato milanese di Lambrate. La decisione del Gruppo San Donato, al quale appartiene il San Raffaele, di non applicare il contratto nazionale per gli infermieri del settore pubblico – una differenza di stipendio tra 300 e 400 euro in meno al mese – sta provocando la fuga del personale.

Di fronte all’emergenza, la direzione sanitaria ha creato un’unità di crisi. Sono stati bloccati i nuovi accessi al reparto dal pronto soccorso e i pazienti più critici sono stati smistati altrove. Per ripristinare la sicurezza assistenziale, l’ospedale ha richiamato in servizio infermieri già assunti offrendo compensi straordinari: secondo fonti sindacali, sono stati proposti gettoni di 600 euro per il turno diurno e di 1.000 euro per quello notturno agli operatori disponibili a lavorare nell’emergenza fino al 9 dicembre.


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Redazione Fedaisf

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