News

Chi si cura “troppo” e chi non si cura La salute come optional

Siamo i più longevi ma moriamo più di prima, spendiamo molti soldi, più degli altri, per curarci in proprio, e confessiamo di stare bene in gran numero. La salute in Italia è diventata un enigma. Comincia ad assomigliare all’economia, dove si cambiano le carte in tavola dall’oggi al domani fino a non farci capire un bel nulla.

Chi ha fatto un po’ di conti ha scoperto che gli italiani tirano fuori dalle proprie tasche – quindi niente ricetta – trenta tre miliardi di euro per curarsi. Una cifra esorbitante, tenendo conto della magnanimità del Welfare nel nostro Paese, dove vengono elargite medicine gratuite, con il ticket, a chiunque, o quasi. A confonderci le idee c’è un dato: nel 2013 gli italiani hanno rinunciato a 6,9 milioni di prestazioni mediche private. Il Banco farmaceutico calcola inoltre che sono ben tre milioni gli italiani che non accedono alle cure per ragioni economiche.

C’è una forbice, dunque, che si apre: le quote di consumatori di medicine aumentano, in specie con l’età, al pari delle quote degli indigenti che non accedono ai farmaci.

Un sondaggio rivela che il 41 per cento delle persone intervistate ha assunto medicine nelle ultime 48 ore ed un altro sondaggio ci fa scoprire che nel 2013, rispondendo ad un questionario, due milioni e seicentomila italiani, dal 14 anni in su, dichiarano di stare bene o molto bene, contro 258 mila che invece confessano di stare male o molto male.

Per uscire dallo stallo, forse è utile ricordare che la buona salute, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, è uno stato di benessere fisico, psichico e sociale, non solo l’assenza di malattia. La percezione dello stato di salute, tuttavia, è un indicatore importante come “predittore” di mortalità. E bisogna perciò tenerne conto.

Ci sono altre informazioni che aprono spiragli di comprensione: gli esperti sostengono che dovremo abituarci alle “cattive” notizie, che poi tali non sono: il saldo negativo fra nascite e morte sarà un trend costante. L’Italia è un Paese dell’ordine di 40 milioni di abitanti, quando arriveremo a questa cifra ci assesteremo. E’ una cifra lontana dai sessanta milioni, cui siamo abituati, ma non ci possiamo fare niente. La decrescita della popolazione è dovuta alla diminuzione del numeri di immigrati, all’aumenti del numero di emigrati, al al calo delle nascite ed all’invecchiamento della popolazione.

I farmaci, dunque, c’entrano, ma fino ad un certo punto.

Ricapitoliamo: la percezione di star bene, che prevale in Italia, è una buona notizia, ma il numero, piuttosto alto, di italiani che non accedono alle cure perché non hanno risorse, è una cattiva notizia. Qualcosa dunque bisogna farla, e presto. Per esempio concedendo a chi ne ha bisogno quei farmaci di fascia alta, che impongono ai medici di usare espedienti. “Non deve accadere che i medici siano costretti a ricoverare i pazienti perché non possono prescrivere le medicine di cui hanno bisogno”; avverte Toti Amato, Presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo. “Stando così le cose, spendiamo di più e rendiamo difficile la vita a medici e pazienti”.

27 gennaio 2016 – 10:44 di REDAZIONE – SICILIAINFORMAZIONI.com

Notizia correlata: Un giallo con 45.000 morti, il mistero del 2015

In farmacia l’italiano non bada alla crisi

Il Bisturi che non taglia e la Sanità fatta a pezzi

Redazione Fedaisf

Promuovere la coesione e l’unione di tutti gli associati per consentire una visione univoca ed omogenea dei problemi professionali inerenti l’attività di informatori scientifici del farmaco.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio
Fedaiisf Federazione delle Associazioni Italiane degli Informatori Scientifici del Farmaco e del Parafarmaco