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Corruzione in sanità, parlano i manager: “Cifre sparate al vento da chi vuole privatizzare il sistema”

“Come al solito in sanità lo scandalismo prevale sulla realtà dei fatti”. All’indomani della presentazione del rapporto “Curiamo la corruzione”, il presidente di Fiaso (Federazione Asl e Ospedali), Francesco Ripa Di Meana, rivendica l’impegno dei direttori generali e punta il dito contro “facili e strumentali banalizzazioni”. Anche i medici dell’Anaao invitano alla cautela

7 aprile 2016 – di Redazione Aboutpharma Online

l_4688_Ripa-di-Meana.jpg“Come al solito in sanità lo scandalismo prevale sulla realtà dei fatti, dato che nel rapporto sulla corruzione presentato ieri, al di là di facili e strumentali banalizzazioni, ci sono un sacco di buone notizie. Una è il fatto che oltre tre quarti dei dirigenti di Asl e ospedali ritiene importante stare all’erta e dotarsi di adeguati strumenti per fronteggiare il malaffare contro un terzo che sostiene di aver riscontrato irregolarità. Così come è positivo che ben oltre il 90% delle aziende abbia adottato le misure anti corruzione previste dalla normativa”. Così Francesco Ripa di Meana (nella foto) – presidente di Fiaso, la Federazione che riunisce i direttori generali di Asl e Ospedali – commenta in una nota il rapporto “Curiamo la corruzione 2016” presentato ieri a Roma, in cui si parla di episodi di corruzione rilevati nel 37% delle strutture sanitarie italiane.

“Fiaso – prosegue Ripa di Meana – rivendica con forza, e ha il dovere di farlo, il ruolo che il top e middle management delle aziende ha avuto nel diffondere buone pratiche e una cultura della trasparenza e della lotta ai conflitti di interessi come antidoto alla corruzione. Per questo si è alleata con Illuminiamo la salute, di cui fa parte Libera di don Ciotti, per promuovere l’etica del sevizio e del servitore pubblico, dando vita a un progetto cui aderisce la totalità delle aziende. E in quest’ottica Fiaso promuove continuamente attività di formazione e informazione per i dipendenti delle aziende come forma di prevenzione”.

Per il presidente Fiaso, siamo di fronte a un “cambiamento epocale” in tema di prevenzione della corruzione poiché si passa “dalla logica dell’adempimento burocratico a quella della decisione responsabile”. Da qui, incalza Ripa di Meana, “sorge il dubbio che le accuse indiscriminate di corruzione in realtà siano cavalcate da chi non vuole che nel sistema ci sia gente che assume responsabilmente decisioni, dallo sportellista del CUP al Medico che prescrive al manager che organizza e firma i contratti”.

Per il rappresentante dei direttori generali è inaccettabile “far passare per banditi tutti quelli che quotidianamente si assumono delle responsabilità” perché “se nessuno avesse il coraggio di prendere delle decisioni, il nostro servizio sanitario sarebbe già al collasso”.
Sui numeri, poi, Ripa di Meana sottolinea come lo stesso Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), abbia invitato a usare cautela sulle cifre. “Chi dice che sia 1, chi 6, chi oltre 20 i miliardi di sprechi generati dalla corruzione. E perché non dire che tutti e 111 i miliardi del fondo sanitario nazionale sono fonte di spreco e possono essere risparmiati. Cosi magari si renderebbe più facile il disegno di chi, vituperando la gestione pubblica, vuole orientare l’opinione pubblica e la politica verso la privatizzazione del sistema. Ma non credo che per i cittadini sarebbe un buon affare”, conclude il presidente di Fiaso.

A leggere criticamente il rapporto diffuso ieri è anche l’Anaao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri. “Pochi – afferma in una nota il segretario nazionale, Costantino Troise – hanno avuto il coraggio di andare controcorrente, facendo notare che il passaggio dalle percentuali ai valori assoluti disegna addirittura, con una media inferiore a 20 episodi all’anno, un sistema virtuoso, o comunque tra i meno inquinati dei settori pubblici e privati”. Per il leader sindacale, i medici pubblici sono “in prima linea contro sprechi e corruzione”, ma anche contro chi approfitta “della risonanza mediatica” dei numeri sulla corruzione “per sparare sul Servizio sanitario nazionale”.

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