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Cure negate agli anziani, ma 1 su 2 potrebbe vivere di più

Troppo vecchi per essere curati, giudicati troppo ‘malconci’ per meritare terapie anticancro spesso costose per le casse nazionali. "Accade almeno al 50% dei malati anziani che invece, grazie a un piano terapeutico personalizzato e ai nuovi farmaci al bersaglio, potrebbero vivere di più, ma soprattutto meglio".

A lanciare l’allarme è Enrica Morra, direttore di Ematologia all’ospedale Niguarda di Milano, in occasione dell’incontro ‘La gestione del paziente anziano nelle principali neoplasie ematologiche’ nel capoluogo lombardo. L’esperta invoca "una rivoluzione culturale" che possa abbattere una volta per tutte il muro ideologico del cosiddetto ‘ageism’: "Una vera forma di discriminazione che colpisce la maggior parte dei pazienti over 65".

Cure negate per pregiudizio. Semplicemente perché, nell’era della giovinezza ad ogni costo, non sembra valere la pena di investire risorse per chi è al tramonto della vita.

"La prima cosa da chiarire è cosa si intende oggi con il termine anziano", spiega Morra a Pharmakronos. Con l’allungamento della vita media "l’asticella si è progressivamente alzata, fino a considerare ‘anziana’ tutta la fascia degli ultra 65enni".

Ma generalizzare è sbagliato e porta a un drammatico equivoco, ancora più grave considerando che "già per effetto del normale invecchiamento il rischio di cancro aumenta di 10 volte negli uomini e di 6 nelle donne": succede cioè che "tutti i pazienti anziani tendono ad essere considerati ‘fragili’, mentre questa condizione di fragilità (associata a una situazione instabile di salute, alla presenza di malattie concomitanti e a un rapido deterioramento dello stato fisico e cognitivo) in realtà corrisponde a un 10% circa degli over 65.

Quelli che in gergo medico vengono chiamati pazienti ‘frail’". Questo significa che, in caso di cancro, solo in una piccola quota di anziani malati le terapie antitumorali potrebbero causare più danni che benefici. "Ma moltissimi altri possono essere trattati con speranze di successo", assicura Morra. In particolare "tutti gli anziani ‘fit’, cioè quel

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