
Stabili i consumi: quasi 2 dosi al giorno a testa nel 2024. Cresce la spesa farmaceutica complessiva (+2,8%), trainata dall’aumento della spesa pubblica (+7,7%) a fronte di un numero crescente di terapie innovative e ad alto costo rimborsate dal SSN. I cittadini spendono di più per medicinali senza ricetta (SOP e OTC) e non rinunciano al farmaco di marca, specie al Sud. Si conferma una notevole variabilità regionale, in termini di consumi, spesa, aderenza e appropriatezza.
Sono alcuni punti chiave del Rapporto OsMed 2024 sull’uso dei medicinali in Italia, realizzato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e pubblicato sul portale istituzionale.
Il Presidente Nisticò: “Più appropriatezza e uso ottimale delle risorse per bilanciare innovazione e sostenibilità”
“Il Rapporto OsMed, strumento fondamentale per orientare le politiche sanitarie e garantire una gestione consapevole e sostenibile delle risorse – afferma il Presidente di AIFA, Robert Nisticò – evidenzia nel 2024 l’impegno sull’innovazione terapeutica e la tutela della salute pubblica, in un contesto di crescenti sfide economiche e sociali. Si colgono segnali positivi, come l’aumento del numero di terapie avanzate e farmaci per le malattie rare rimborsati dal SSN e i risparmi generati in seguito all’ingresso degli equivalenti nelle liste di trasparenza AIFA. Ma c’è ancora da migliorare. L’aumento delle prescrizioni di psicofarmaci fra i più giovani sottolinea quanto sia prioritaria la tutela della salute mentale di bambini e adolescenti. È fondamentale continuare a promuovere il consumo dei generici, in crescita costante ma ancora limitato, l’aderenza alle terapie, l’appropriatezza prescrittiva e l’uso ottimale delle risorse disponibili, per garantire l’innovazione e le migliori opportunità di cura ai pazienti nel rispetto della sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. Per raggiungere questi obiettivi sono essenziali il dialogo e la collaborazione con le Regioni, con l’intento comune di utilizzare al meglio le risorse e assicurare una maggiore equità di accesso alle cure su tutto il territorio nazionale”.
Il Direttore tecnico-scientifico Russo: “In Italia spesa pro capite in linea con la media europea e prezzi tra i più bassi”
“Il Rapporto OsMed ogni anno fornisce un quadro complessivo sull’uso dei farmaci in Italia – sottolinea il Direttore tecnico-scientifico Pierluigi Russo – con alcune novità a fronte di tendenze che invece ricorrono ogni anno, come quella dell’ampia variabilità regionale. Nonostante gli spazi di miglioramento che in diversi ambiti terapeutici sarebbe possibile colmare, la spesa pro capite italiana è sostanzialmente in linea con quella media europea, inferiore a quella di Germania, Francia, Spagna e di altri Paesi europei; e i prezzi sono molto più bassi rispetto a quelli medi europei. Ambiti di rilevante attenzione sono i nuovi antidiabetici, efficaci anche nella riduzione del peso, gli psicofarmaci in età pediatrica, le terapie avanzate (geniche e cellulari) e i farmaci orfani per il trattamento di malattie rare”.
AIFA – Pubblicato il: 10 novembre 2025
Scintille fra il Direttore Tecnico e il Direttore Amministrativo
Dopo la presentazione dettagliata del report da parte di Russo, Simona Zito di Aifa e lo stesso Nisticò,
Giovanni Pavesi, Direttore Amministrativo, ha preso la parola per “un saluto al volo”, iniziando a sorpresa a criticare la lettura del rapporto OsMed. “I miei interventi sono un po’ in distonia con quello che è stato presentato finora”, ha affermato Pavesi dal podio. “Non penso che la spesa farmaceutica sia fuori controllo, ma dobbiamo affinare gli strumenti di controllo. L’entusiasmo che ho sentito oggi andrebbe ridimensionato”, ha aggiunto il direttore amministrativo dell’Agenzia di via del Tritone, affermando che “alcune cose andrebbero fatte meglio”.
Tra le altre cose, Pavesi ha rilevato che “se parliamo con le Regioni, non c’è la convinzione che tutto vada così bene”. Alla replica asciutta di Russo: “Ti consiglierei di passare sulle questioni che sono di tua competenza”, Pavesi ha risposto: “Capisco che sei infastidito”.
Le scintille fra i due direttori Aifa sono andate avanti anche dopo che Pavesi è tornato al suo posto, in prima fila, non senza aver ricordato che “il ruolo del regolatore è difficile, ma deve essere trasparente”.
“Mi aspettavo le domande da qualche giornalista di quelli più cattivi. Le sta facendo il direttore amministrativo”, ha chiosato Russo, mentre il presidente Aifa, senza entrare nel merito, assicurava la massima attenzione alla trasparenza e alla pluralità delle voci.
La puntualizzazione di Nisticò
“I dati del Rapporto OsMed non sono in discussione, né è in discussione la trasparenza che caratterizza la governance dell’Agenzia italiana del farmaco”, ha sottolineato il presidente dell’Aifa, Robert Nisticò, in una nota diffusa dopo l’incontro.
Nella sua attività regolatoria, Aifa “ha da tempo presente le difficoltà di tenuta della spesa farmaceutica. Come si è visto oggi, non c’è un pensiero unico, ma un confronto, a volte anche acceso, di idee e soluzioni per dare risposte a un problema che non è solo italiano, ma con cui fanno i conti anche tutti gli altri Paesi occidentali: garantire l’innovazione e le migliori opportunità di cura ai pazienti e, al contempo, la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. Su questo – ha assicurato – è impegnata l’intera Agenzia”.
Source Fortune Health
In sintesi
Rapporto OsMed 2024 sull’uso dei farmaci in Italia. Stabili i consumi: quasi 2 dosi al giorno a testa nel 2024. Cresce la spesa farmaceutica complessiva (+2,8%), trainata dall’aumento della spesa pubblica (+7,7%) a fronte di un numero crescente di terapie innovative e ad alto costo rimborsate dal SSN. I cittadini spendono di più per medicines senza ricetta (SOP e OTC) e non rinunciano al farmaco di marca, specie al Sud. Si conferma una notevole variabilità regionale, in termini di consumi, spesa, aderenza e appropriatezza.
I dati generali di spesa
Nel 2024 la spesa farmaceutica totale è stata pari a 37,2 miliardi di euro (+2,8% rispetto al 2023), di cui il 72% rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). La spesa farmaceutica pubblica si è attestata infatti
sui 26,8 miliardi di euro, in crescita rispetto al 2023 (+7,7%).
La spesa territoriale pubblica, comprensiva di quella convenzionata e in distribuzione diretta e per conto, è stata di 13 miliardi e 700 milioni, con un aumento del 5,1% rispetto all’anno precedente, determinato, anche quest’anno, dall’incremento della spesa dei farmaci di classe A erogati in distribuzione diretta (+4,6%) e per conto (+10,9%).
La spesa per i farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche è stata di circa 17,8 miliardi di euro (301,8 euro pro capite) e ha registrato un incremento del 10% rispetto al 2023, a fronte di un aumento dei consumi (+4,7%) e del costo medio per giornate di terapia (+4,8%).
La spesa a carico dei cittadini, comprendente la spesa per compartecipazione (ticket regionali e differenza tra il prezzo del medicinale a brevetto scaduto erogato al paziente e il prezzo di riferimento), per i medicinali di classe A acquistati privatamente e quella per i farmaci di classe C, ha raggiunto un valore di 10,2 miliardi di euro nel 2024.
Spesa e prezzo dei farmaci: il confronto europeo
Dal confronto con 9 Paesi europei (Germania, Belgio, Austria, Spagna, Francia, Svezia, Portogallo, Gran Bretagna e Polonia), la spesa farmaceutica totale italiana – comprensiva della spesa territoriale pubblica e
privata e dell’ospedaliera – con un valore di 672 euro pro capite, è inferiore rispetto a quella registrata in Germania (742 euro), Austria (733 euro) e Belgio (681 euro), mentre è ben al di sopra dei valori di Portogallo (481 euro), Svezia (488 euro), Gran Bretagna (541 euro) e della media dei Paesi europei, pari a 418 euro. Tuttavia, se si considerano le diverse forme di pay-back vigenti in Italia, tra i quali quello di ripiano dello sfondamento del tetto degli acquisti diretti, non presenti in altri Paesi europei, la spesa pro capite dell’Italia scende a 627 euro pro capite. Tale valore si colloca al di sotto della spesa di Francia e Spagna, in linea con la spesa media dell’Europa a 10 Paesi.
Per quanto riguarda i prezzi dei farmaci, se si considera il mercato complessivo, comprensivo dei farmaci erogati sia in ambito territoriale che ospedaliero, l’Italia ha prezzi inferiori a Belgio (+75,8%), Germania (+51,9%), Austria (+42,0%), Svezia (+29,5%), Gran Bretagna (+4,2%), Spagna (+3,5%), mentre in Francia (‐10,6%), Polonia (‐30,4%) e Portogallo (‐37,6%) si registrano prezzi più bassi, ma sono Paesi nei quali c’è una disponibilità di prodotti anche molto inferiore rispetto a quelli accessibili in Italia. I prezzi medi europei sono superiori del 62,5% rispetto a quelli applicati in Italia.
I consumi
Nel 2024 in Italia sono state consumate 1.895 dosi di medicinali ogni 1000 abitanti al giorno, ovvero ogni cittadino, inclusi i bambini, ha assunto circa 1,9 dosi di farmaco. Il 70,8% è erogato a carico del SSN e il restante 29,2% è acquistato privatamente.
Per quanto riguarda l’assistenza territoriale pubblica e privata, sono state dispensate quasi 2 miliardi di confezioni, in leggera diminuzione rispetto al 2023.
Tra i farmaci rimborsati dal SSN, i medicinali per il sistema cardiovascolare si confermano al primo posto per
consumi (523 dosi giornaliere per 1000 abitanti) e al secondo per spesa (3,7 miliardi di euro) dietro agli antitumorali e immunomodulatori (circa 8,2 miliardi di euro). Al secondo posto per consumi si collocano i farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo (296 dosi giornaliere per 1000 abitanti), che sono la terza categoria in termini di spesa (3 miliardi e 495 milioni di euro), con una spesa pro capite SSN pari a 59,3 euro, in aumento del 5,1% rispetto all’anno precedente.
I farmaci del sangue e organi emopoietici occupano il terzo posto in termini di consumi (145,2 dosi giornaliere per 1000 abitanti) e il quinto in termini di spesa (2 miliardi e 647 milioni di euro).
I farmaci del sistema nervoso centrale si posizionano al quarto posto per consumi (99,8 dosi giornaliere per 1.000 abitanti) e al sesto in termini di spesa (2 miliardi e 148 milioni di euro).
Complessivamente, nel 2024 il 68% degli assistiti ha ricevuto almeno una prescrizione di farmaci, le donne (72,1%) più degli uomini (63,6%). Le differenze di sesso sono più marcate nella fascia di età tra i 20 e i 59 anni, in cui le donne hanno più prescrizioni di antibiotici (utilizzati per il trattamento delle infezioni delle vie urinarie), antianemici e farmaci del sistema nervoso centrale, in particolare antidepressivi.
Farmaci in età pediatrica: antinfettivi i più utilizzati, aumentano le prescrizioni di psicofarmaci
Nel corso del 2024, circa 4,6 milioni di bambini e adolescenti hanno ricevuto almeno una prescrizione farmaceutica, pari al 50,9% della popolazione pediatrica italiana, con una prevalenza leggermente superiore nei maschi rispetto alle femmine (51,9% contro 49,9%).
Gli antinfettivi per uso sistemico si confermano la categoria terapeutica a maggiore consumo in età pediatrica, seguiti dai farmaci dell’apparato respiratorio e dai preparati ormonali sistemici, esclusi quelli sessuali e insuline; per tutte le categorie si osserva un incremento dei consumi rispetto all’anno precedente. I farmaci del sistema nervoso centrale (antiepilettici, antipsicotici, antidepressivi e psicostimolanti) sono al quarto posto tra i medicinali più prescritti, con un consumo pari all’8% del totale e un aumento del 4,1% rispetto al 2023.
Dal 2016 sono più che raddoppiati sia la prevalenza d’uso che i consumi di psicofarmaci. Sebbene si mantengano ancora su livelli bassi, si è passati da 20,6 confezioni per 1000 bambini (prevalenza pari allo 0,26%) nel 2016 a 59,3 confezioni per 1000 bambini (prevalenza dello 0,57%) nel 2024. Si tratta soprattutto di antipsicotici, antidepressivi e farmaci per l’ADHD. Il ricorso agli psicofarmaci presenta un andamento crescente per età, raggiungendo il massimo nella fascia 12‐17 anni, nella quale si registra un consumo di 129,1 confezioni per 1000 e una prevalenza dell’1,17%.
Un trend in crescita, in linea con i risultati di altri studi epidemiologici internazionali pubblicati, che evidenziano una generale tendenza all’aumento dei tassi di prescrizione di questi medicinali in tutti i Paesi del mondo, soprattutto in seguito alla pandemia di COVID‐19. In Italia, nonostante l’aumento osservato negli ultimi anni, in parte legato alle conseguenze dell’emergenza pandemica sulla salute mentale di bambini e adolescenti, l’uso dei farmaci psicotropi rimane sensibilmente più basso rispetto ad altri Paesi. Nel 2024 la prescrizione di questi medicinali nella popolazione pediatrica italiana si attesta allo 0,57%, un dato sì raddoppiato rispetto al 2020 (0,30%), ma ancora inferiore rispetto ad altri Paesi europei (ad esempio la Francia con 1,61%) ed extra‐europei (USA 24,7%‐26,3%).
Farmaci a brevetto scaduto in regime di assistenza convenzionata
Nel 2024 i farmaci a brevetto scaduto hanno costituito il 74,7% della spesa e l’87,5% deimconsumi in regime di assistenza convenzionata di classe A. La quota percentuale dei farmaci equivalenti (unbranded), ossia i
medicinali a base di principi attivi con brevetto scaduto ad esclusione di quelli che hanno goduto di copertura brevettuale, ha rappresentato il 23,5% della spesa e il 31,6% dei consumi. Si conferma, dunque, il trend in crescita sia della spesa che dei consumi per questi farmaci, sebbene piuttosto contenuto negli ultimi quattro anni.
A livello nazionale la spesa pro capite per i farmaci a brevetto scaduto è stata pari a 126 euro nel 2024, in aumento del 3,2% rispetto al 2023, e con un aumento dell’incidenza percentuale sul totale della spesa, che è passata dal 73,6% nel 2023 al 74,7% nel 2024. Considerando gli ultimi due anni, la percentuale di spesa dei farmaci equivalenti è lievemente aumentata, passando dal 31,0% al 31,4% (Tabella 2.1.1). Le Regioni del Sud (76,4%) e del Centro (76,1%) presentano la maggiore incidenza di spesa dei farmaci a brevetto scaduto, sia rispetto alle Regioni del Nord (72,7%), che rispetto alla media italiana (74,7%), infatti il valore più basso di spesa pro capite si è registrato nella PA di Bolzano (93 euro), mentre quello più alto in Campania (152,4 euro). L’andamento è opposto se si considera la percentuale di spesa dei farmaci equivalenti avendo nelle Regioni del Nord incidenza maggiore (40%), rispetto al Centro (28,9%) e al Sud (22,9%)




