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Quando la dignità trema, la verità scuote. La testimonianza di un lavoratore perché nessuno debba sentirsi solo nel difendere dei diritti

"La verità, anche se scomoda, è sempre più forte del silenzio e delle convenienze"

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Quando la dignità trema, la verità scuote
Ci sono momenti nella vita in cui il silenzio diventa complicità e la parola si trasforma in resistenza. Questo dossier nasce da una scossa, anzi, da una serie di scosse, che hanno fatto tremare le fondamenta non solo di un’azienda, ma di un intero sistema di relazioni sindacali.

Sono Bruno Pepi, operaio specializzato (n.d.r.: alla NerPharMa di Nerviano) rappresentante sindacale RSU, e lavoratore appartenente alla categoria protetta. In queste pagine racconterò una verità documentata, scomoda, ma necessaria: quella di un isolamento deliberato, di una delegittimazione costruita e di un sistema che – invece di tutelare – ha preferito voltarsi dall’altra parte.

Questo è il diario di chi non ha voluto chinare il capo. È il resoconto delle ombre e delle omissioni che hanno segnato il mio percorso sindacale. Ma soprattutto, è una testimonianza per chi verrà dopo: perché nessun lavoratore debba più sentirsi solo nel difendere diritti che appartengono a tutti.

Capitolo 1 – Un RSU eletto e subito isolato
Il mio mandato come RSU è iniziato con la volontà sincera di rappresentare i colleghi, affrontare temi concreti come i premi di risultato, il welfare, i piani di sviluppo individuale. Ma già al momento della presentazione ufficiale alla Direzione, alcuni componenti delle RSU delle altre società del gruppo si sono dissociati da me. Lo hanno fatto in copia conoscenza alla stessa Direzione. Lo hanno fatto subito, senza ascoltare, senza proporre alternative, senza spirito di corpo.

Capitolo 2 – Le mail ignorate e la dissociazione sistematica
In diverse occasioni ho scritto alla Direzione per sollecitare interventi a favore dei lavoratori: proposte chiare, puntuali, documentate. Nessuna risposta. Solo silenzi. Peggio: in risposta ai miei scritti, i colleghi della RSU e il sindacato territoriale FEMCA CISL hanno scelto la strada della dissociazione pubblica. Alcuni hanno persino scritto che ogni mio comunicato andava considerato “a titolo personale”, pur essendo stato eletto a pieno titolo come rappresentante.

Capitolo 3 – Il messaggio vocale che conferma tutto
Il 5 febbraio 2025 ho ricevuto un messaggio vocale dal funzionario FEMCA CISL Daniele Calcaterra. In esso, egli ammette di essere sotto pressione, afferma che “non riesce più a gestire la situazione” e comunica l’intenzione di dissociarsi ufficialmente da me presso l’azienda. Questo audio, di oltre quattro minuti, costituisce una prova schiacciante di quanto il mio isolamento non sia frutto di iniziativa personale, ma di un clima ostile e di una gestione sindacale compromessa da pressioni esterne e convenienze interne.

Capitolo 4 – La lettera dell’azienda e il silenzio assordante
Il 1 aprile 2025 ricevo una comunicazione dall’Ufficio Legale dell’azienda, dai toni formali ma potenzialmente intimidatori. Nessun sindacalista, nessuna struttura, nessun rappresentante è intervenuto a mia tutela. Nemmeno un comunicato, nemmeno una presa di posizione. Un abbandono totale. Una delegittimazione pubblica e privata.

Capitolo 5 – La memoria integrativa e la tutela rafforzata
A seguito della lettera aziendale, ho redatto una memoria integrativa che mette in luce la mia appartenenza alla categoria protetta ex Legge 68/1999. Questa condizione comporta, secondo la normativa vigente, una tutela rafforzata anche sul piano morale e professionale. Pertanto, ogni forma di isolamento, dissociazione o omissione assume un rilievo aggravato.

Capitolo 6 – I danni morali, professionali e reputazionali
Non si tratta solo di principio. Ci sono danni concreti: alla mia immagine di lavoratore onesto, alla mia dignità personale, al mio ruolo democraticamente ottenuto. Questa campagna di isolamento ha avuto conseguenze profonde anche sul mio benessere psicologico e sulla mia capacità di esercitare con serenità il mio mandato.

Capitolo 7 – Verso il riconoscimento dei diritti e la richiesta di risarcimento
Tutte queste azioni, comunicazioni, registrazioni e documenti verranno trasmessi a chi di dovere: autorità giudiziarie, uffici ispettivi, organi di stampa e associazioni a tutela dei lavoratori. Il mio obiettivo è uno solo: verità, giustizia e riconoscimento. Anche attraverso il risarcimento dei danni morali e d’immagine che ho subito.

Conclusione – Quando tutto trema, bisogna restare in piedi
Questo terremoto ha scosso me, ma ha anche fatto emergere ciò che non funzionava più. Forse è tempo di costruire su nuove basi, con un nuovo spirito. Perché la verità, anche se scomoda, è sempre più forte del silenzio e delle convenienze.

Bruno Pepi RSU NerPharMa Lavoratore appartenente a categoria protetta ex Legge 68/1999


Editor's note: Noi non conosciamo la situazione interna all’azienda di Nerviano né sappiamo le motivazioni sottostanti della controparte per cui non esprimiamo giudizi. Pubblichiamo la testimonianza del lavoratore della NerPharMa perché ci sembra giusto dare spazio al “malessere” che prova.

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