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Farmaci, l’1,3% dei ricavi nella ricerca Il resto per produrre inutili repliche

L’80% dei medicinali prodotti negli ultimi 50 anni ha fornito pochi benefici: è la tesi sostenuta da due ricercatori in un’analisi pubblicata sul British Medical Journal. Secondo un altro studio indipendente il rapporto tra ricerca di base e marketing sarebbe di 1 a 19

di Pianetascienza per il Fatto | 16 agosto 2012

Altro che crisi dell’innovazione farmaceutica. La ricerca di nuovi medicinali è al palo solo perché alle aziende non conviene rischiare investendo su farmaci davvero nuovi, ma solo su inutili variazioni di vecchi prodotti. La vera crisi dell’innovazione nella ricerca di farmaci riguarda quindi la “cattiva abitudine” di premiare aziende che producono nuovi prodotti che non hanno alcun vantaggio clinico rispetto a quelli già esistenti. Questa è la tesi sostenuta da Donald Light della University of Medicine e Dentistry del New Jersey e Joel Lexchin della York University di Toronto in un’analisi pubblicata sulla rivista British Medical Journal.

Dagli inizi del 2000, numerosi articoli e report hanno sostenuto che la quantità di nuovi farmaci in produzione è drasticamente in calo. Tuttavia, i dati indicherebbero che il numero di nuovi farmaci autorizzati sono stabili a quota 15-25 in media all’anno. Secondo i due ricercatori, si parla tanto di crisi dell’innovazione farmaceutica solo perché “serve come stratagemma per attirare una vasta gamma di protezioni statali dalla concorrenza del libero mercato”. Ma il risultato è anche la proliferazione incontrollata di nuovi prodotti che non apportano alcun vantaggio ai pazienti. Analisi indipendenti, infatti, hanno mostrato che negli ultimi 50 anni circa l’85-90% di tutti i nuovi farmaci hanno fornito pochi benefici e hanno prodotto danni notevoli. E, anche se l’industria enfatizza sulla quantità di risorse economiche destinate alla scoperta di nuovi farmaci, in realtà la maggior parte dei soldi della ricerca vanno a finire nello sviluppo di decine di variazioni minori che producono un costante flusso di profitti.

Anziché basarsi sulla creazione di medicine davvero nuove e utili, secondo Light e Lexchin, l’80% della spesa farmaceutica di una nazione sarebbe destinata alla promozione di farmaci simili ad altri già commercializzati da tempo. Un’altra analisi indipendente ha concluso che solo l’1,3% dei ricavi di un’azienda farmaceutica vengono d

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