Primo Piano

Fedaiisf scrive a Regione e Unità Sanitarie Emilia-Romagna. Le disposizioni adottate sono dannose per l’attività dell’informatore scientifico. Devono essere modificate

STUDIO LEGALE

ANTONETTI – FRAZZANO

Avv. Annarita Antonetti                                                                                                                                                                                 Avv. Lucia frazzano

AUSL BOLOGNA

In persona del Direttore Generale p.t.

Via Castiglione n. 29

40124 Bologna

Azienda Ospedaliera – Universitaria Bologna

In persona del Direttore Generale p.t.

Via Pietro Albertoni n. 15

40138 Bologna

AUSL PARMA

In persona del Direttore Generale p.t.

Strada del Quartiere 2/A

43125 Parma

Azienda Ospedaliera Universitaria Parma

In persona del Direttore Generale p.t.

Via Gramsci n. 14

43126 Parma

Regione Emilia Romagna

In persona del Presidente p.t.

V.le Aldo Moro n. 52

40127 Bologna

Scriviamo la presente in nome e per conto del dott. Antonio Mazzarella, nella sua qualità di Presidente della Fedaiisf, il quale ci ha conferito espresso e separato mandato, eleggendo domicilio presso il nostro studio legale, per esporre quanto segue.

Lo scorso 20 settembre 2016 il Ministero della Salute e l’Autorità Nazionale Anticorruzione hanno d’intesa adottato le Linee Guida per l’adozione dei Codici di comportamento negli enti del SSN.

Nelle dette Linee guida si fa riferimento, tra l’altro, al punto 7, alla disciplina per regolamentare l’accesso all’interno della struttura sanitaria degli informatori scientifici. In particolare – quasi con l’intento, nemmeno troppo mascherato, di tacciare la figura professionale dell’informatore scientifico come quella di un corruttore incallito – si sollecitano le ASL ad adottare degli accorgimenti tali che vi possa essere una sorta di controllo all’operato degli informatori scientifici.

In separata sede ci si è già attivati al fine di richiedere la modifica delle dette Linee Guida che, indubbiamente, presentano caratteri di offensività dell’onore e del decoro professionale dell’informatore scientifico.

Ma non sono solo il decoro e la dignità il danno scaturito dalle applicazioni delle Linee Guida suddette.

Al danno legato – come detto sopra – all’immagine professionale degli stessi, lesa da un riferimento nemmeno troppo “celato” alla figura di corruttori per antonomasia si affianca un danno concreto, reale, tangibile, ECONOMICO!

Alcune ASL, infatti, tra cui quelle in intestazione, per adeguarsi alle dette Linee Guida hanno talmente ristretto l’opportunità di incontri dei medici con gli informatori scientifici, da rendere pressoché impossibile l’attività di presentazione del farmaco svolta dai detti professionisti.

LeASL di Bologna e Parma sono, infatti, tra quelle che nell’adeguarsi alle linee guida, hanno forzato la mano adottando delle misure assolutamente dannose per la figura professionale dell’informatore scientifico.

Misure che – a parere di chi scrive – nulla hanno a che vedere con la tutela della collettività rispetto al fenomeno della corruzione ma che impediscono soltanto il funzionamento di una attività lavorativa che correttamente svolta – è diretta proprio a soddisfare un interesse oltre che un diritto della collettività.

Si legge nella Proposta della Giunta Regionale dell’Emilia Romagna GPG 2016/2428 in tema di “Indirizzi e direttive in materia di informazione scientifica sul farmaco nell’ambito del servizio sanitario regionale”, che gli incontri con i Medici dovrebbero avvenire in locali idonei, in apposite fasce orarie che  non interferiscano con le ordinarie attività dei sanitari, in incontri collegiali, organizzati dalle Direzioni e/o dai responsabili delle unità operative.

Impossibile non rendersi conto di quanto si vada a complicare l’attività dell’informatore scientifico senza per questo tutelare quella che, di facciata, è la ratio della precauzione, evitare la “corruzione” sanitaria.

Queste precauzioni, di fatto, creano ostruzionismo al corretto funzionamento del settore della informazione scientifica arrecando un danno concreto: l’informatore non passa, l’informatore non viene ricevuto perché tutto troppo complicato, l’informatore è – a questo punto – inutile, l’informatore inutile va licenziato.

Se nel breve termine dalla adozione dei vari regolamenti a livello locale il danno è ancora “gestibile” (basti confrontare il dato statistico dei licenziamenti nel settore che nella Regione Emilia Romagna ha livelli piuttosto alti), è evidente che nel lungo termine avrà ripercussioni molto ma molto più gravi, di cui evidentemente dovranno essere chiamate a rispondere le strutture sanitarie che impediscono lo svolgimento di una attività lavorativa che, come tutte le attività lavorative, è costituzionalmente tutelata e riconosciuta.

La Proposta della Giunta Regionale, infatti, ha già cominciato a dare i suoi frutti “marci”.

Si pensi, ad esempio, alle Disposizioni adottate dall’Ospedale Sant’Orsola di Bologna.

Assolutamente inappropriato il riferimento a “Numerosi studi ed indagini condotte ad opera di enti ed organismi autorevoli (Corte dei Conti, Guardia di Finanza) dimostrano che i rapporti fra prescrittori e informatori sono uno degli ambiti in cui sono più diffusi fenomeni di tipo corruttivo/collusivo; ciò in quanto la scelta di un farmaco/dispositivo medico da parte del sanitario può essere indotta in cambio di una ricompensa costituita da regali, macchinari, finanziamenti ecc. Viceversa, può accadere che sia il sanitario a costringere l’informatore alla dazione in suo favore di denaro o altra utilità in cambio della prescrizione di un determinato prodotto dallo stesso pubblicizzato.” (in Disposizioni in materia di informazione tecnico scientifica, adottate dall’Ospedale Sant’Orsola di Bologna).

E si pensi al controsenso che ne deriva: “Evidenti sono le implicazioni etiche correlate a tale tipologia di rapporti. Quando infatti ai bisogni dell’utente, al rispetto della legalità e all’interesse pubblico al buon andamento del servizio vengono anteposti interessi privati e prospettive di trarre vantaggi personali, l’informazione scientifica può perdere di vista il suo principale obiettivo, che è quello di supportare e migliorare lo stato di salute della popolazione per mezzo dell’uso razionale dei farmaci/dispositivi medici, e diventare il veicolo elettivo tramite cui realizzare frodi a danno dell’ente pubblico e, conseguentemente, dei cittadini, considerati i costi sociali generati dall’illegalità”.

Controsenso perché, adottare le presunte precauzioni di cui sopra non è certo a vantaggio del fine di “supportare e migliorare lo stato di salute della popolazione per mezzo dell’uso razionale dei farmaci/dispositivi medici”!

Avviene l’esatto contrario!

Le limitazioni e l’ostruzionismo all’attività lavorativa dell’informatore scientifico lede, di fatto, proprio quel fine poiché impedisce indirettamente che la presentazione del farmaco avvenga in modo corretto.

E tutto sul presupposto infondato, oltre che assolutamente diffamatorio, che l’informatore scientifico è il corruttore per eccellenza (“ingenuo” corruttore, peraltro. Ingenuo se si da per scontato che la corruzione avvenga presso lo studio del medico e non, come di fatto molto più “astuto” sarebbe, in luoghi meno sospetti!).

Non meglio l’approccio adottato dall’Ospedale di Parma.

Si provi a compilare il modulo per l’accesso degli informatori scientifici!

Una burocrazia assolutamente inutile sul piano del controllo alla “corruzione sanitaria” e altrettanto dannosa e pericolosa per il lavoratore/informatore scientifico.

Se può stare bene anzi, rectius, sta bene all’informatore scientifico serio professionista, che venga rilasciato un tesserino e che si passi per un registro che annoti tutti i passaggi nei giorni e nelle fasce orarie, altrettanto non può andare bene tutto il “contorno”.

La precauzione può essere adeguata nei limiti di quelle che sono tutele e cautele utili come tesserino e registro. Il resto è soltanto un grave danno per l’informatore scientifico, prima e la collettività, poi.

Tutto il resto non ha senso alcuno se non quello di danneggiare fortemente la figura dell’informatore scientifico.

Non si comprende, di fatto, quale sia la concreta tutela del rischio di corruzione legato alla tipologia di“cautele” adottate dalle asl cui si fa riferimento nella presente.

Impossibile vedere una tutela nel fissare gli incontri in aree e locali a ciò adeguatamente preposti (che sia uno studio medico piuttosto che un ufficio di segreteria della Asl, dove sarebbe – se di questo si tratta – la tutela al rischio di corruzione?). Ancora, dove sarebbe la tutela concreta nel limitare l’accesso degli informatori ad orari assolutamente incompatibili con un corretto esercizio dell’attività lavorativa degli stessi?

Nessuna di tutte le tutele adottate può, di fatto e in concreto, garantire il rischio di corruzione. Al contrario, si vanno a creare soltanto delle situazioni assolutamente dannose per gli informatori scientifici che – vedendosi impediti nel corretto esercizio della propria attività lavorativa – arrivano a correre il rischio di non rispettare il mandato contrattuale con l’azienda farmaceutica da cui dipendono. Risultato: riduzioni di personale e licenziamenti. Effetti che, di fatto, stanno già caratterizzando gli ultimi mesi, ovvero da quando hanno cominciato ad essere adottate le misure INUTILI di cui oggi si chiede la revoca immediata.

Ed allora, con la presente, si chiede un intervento atto a modificare le disposizioni adottate poiché troppo restringenti e dannose per l’attività dell’informatore scientifico.

In caso contrario la questione non potrà che essere affrontata tralasciando le vie bonarie e chiedendo un intervento delle autorità competenti che garantisca, quanto meno, una tutela della figura dell’informatore scientifico e un risarcimento del danno che questi subisce a causa ed in conseguenza dei protocolli adottati.

In attesa di sollecito riscontro, si porgono distinti saluti.

Foggia, 9 ottobre 2017.

Avv. Lucia Frazzano                                                                                       Avv. Annarita Antonetti

Nota: nella foto: il Presidente Regionale Stefano Bonaccini, l’Assessore alla salute Sergio Venturi e la Direttrice Generale Salute e Welfare Kyriakoula Petropulacos

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Redazione Fedaisf

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