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Integratori, quel confine sottile tra comunicazione e pubblicità ingannevole

Integratori, quel confine sottile tra comunicazione e pubblicità ingannevoleRoma, 16 maggio – In tempi in cui integratori e i nutraceutici acquistano un peso crescente nell’economia delle farmacie di comunità, supplendo almeno in parte ai chiari di luna originati dal trend negativo della farmaceutica convenzionata, la storia di Trigno M, integratore a base di prugnolo e aminoacidi pubblicizzato come coadiuvante nelle problematiche oncologiche, merita certamente di essere portata all’attenzione come paradigma di come questi prodotti si muovano in una sorta di terra di confine dove è facile e tutt’altro che infrequente che comunicazione e pubblicità ingannevole diventino difficilmente distinguibili.

A occuparsi del prodotto a base di estratto di Prunus spinosa, balzato agli onori delle cronache grazie anche a un convegno tenutosi a fine giugno del 2015 all’interno dell’Expo di Milano, nel corso del quale vennero annunciate le sue (asserite) proprietà antiproliferative e antitumorali emerse dopo due anni di ricerche, è il sito OggiScienze, con un articolo pubblicato il 13 maggio da una delle sue rubriche più note, significativamente intitolata Il parco delle bufale.

Cosa scrive, dunque, OggiScienze sul prodotto ricavato da una varietà di  prugnolo selvatico diffusa nel Molise?  In primo luogo, lo contestualizza, richiamando un’intervista a un ricercatore dell’Iss,  Andrea Savarino, autore di una rassegna pubblicata dal Journal of Clinical Investigation sui benefici (paradossali) dello stress ossidativo e sui rischi degli antiossidanti, ai quali continuano a essere attribuite proprietà preventive e terapeutiche, nonostante il National Cancer Institute statunitense abbia già  sottolineato come molti esperimenti clinici randomizzati e controllati con un placebo non sono riusciti a dimostrare questi (presunti) effetti benefici e, anzi, alcuni degli esperimenti clinici più consistenti hanno dovuto essere interrotti perché nei pazienti che ricevevano antiossidanti l’incidenza dei tumori era maggiore che in quelli che non ne ricevevano. 

Tracciato l’ambito, Il Parco delle bufale va oltre e racconta il percorso di “legittimazione” del nutraceutico a base di prugnolo molisano, cominciando dalla fine, ovvero un convegno tenutosi appena qualche giorno fa a Milano, organizzato dalla Simeb, la Società italiana di medicina biointegrata e dedicato al tema “Nuove prospettive in Oncophytoterapia”.

Tra i relatori dell’appuntamento, spicca il nome di  Stefania Meschini, ricercatrice del Dipartimento di Tecnologie e Salute dell’Istituto superiore di sanità, che già in passato – in situazioni  analoghe (i convegni di “oncophytoterapia”, quale che sia il significato del termine, si susseguono in giro per l’Italia dall’aprile 2015) – aveva avuto occasione di illustrare i contenuti di un suo studio “in via di pubblicazione su riviste scientifiche”, come riferito anche da lanci dell’agenzia Ansa.

Cosa raccontava, Meschini? Storie indubbiamente molto rilevanti, come quella di aver trattato con l’estratto de prugnolo selvatico del  Molise, nel corso di una  “sperimentazione in laboratorio […] cellule cancerose di pazienti affetti da cancro a colon, polmone e cervice uterina. Abbiamo quindi osservato che, da solo, l’estratto non aveva effetti, ma addizionato ad un particolare complesso a base di aminoacidi, minerali e vitamine, denominato Can, è stato in grado di ridurre la sopravvivenza delle cellule tumorali e ha portato a distruzione tra il 70 e il 78% delle cellule cancerose nell’arco di 24 ore”.

Tanta roba, insomma, anche se – come sottolineato dalla ricercatrice – la sperimentazione è solo all’inizio e si  rendono necessari ulteriori studi, primo tra tutti il passaggio ”alla fase dei test su animali, con l’obiettivo di arrivare, nell’arco di qualche anno, alla produzione di un nuovo farmaco antitumorale”.  

A ribadire la necessità della massima cautela in ordine alle affermazioni sull’efficacia, sul piano clinico, del  complesso oggetto della ricerca, pensò Walter Ricciardi, oggi presidente e allora commissario straordinario dell’Iss, probabilmente preoccupato dal battage mediatico che cominciava a montare sul prugnolo del Molise capace di curare il cancro:

Decisamente meno cauta è stata invece l’azienda Biogroup, che ha collaborato allo studio per lo sviluppo di un integratore in grado di migliorare la qualità della vita del paziente oncologico: nonostante la ricerca annunciata da Meschini non avesse (e non abbia) ancora conosciuto i fasti della pubblicazione, l’integratore Trigno M è stato messo in vendita libera nello scorso mese di ottobre con l’indicazione “azione mirata anti-neoplastica”. Soltanto un mese dopo, in novembre, Franco Mastrodonato, iridologo-naturopata-omeopata presidente della già ricordata Società italiana di Medicina bio integrata, annunciava che “circa 2000 pazienti affetti da gravi forme di tumore” lo stavano già assumendo a volte con “miglioramenti sorprendenti”.

Non è tutto, secondo quanto racconta Il Parco delle bufale: meno di un mese fa, il 21 aprile, si riuniva un comitato di specialisti (tra cui la stessa Meschini)  per mettere a punto i dettagli di carattere scientifico, logistico e normativo riguardanti la sperimentazione “in vivo” sull’uomo del Trigno M, sperimentazione che – a rigore – dovrebbe quindi essere prossima all’inizio.

Proprio quest’ultimo annuncio ha insospettito la rubrica di OggiScienze, la cui curatrice (o “custode”, come ama definirsi) Sylvie Coyaud, ha subito chiesto lumi all’Iss, scrivendo al presidente Ricciardi e all’ufficio stampa.  Semplicissima la richiesta di Coyaud: com’è che nonostante su PubMed non esista alcun riferimento a ricerche sulla riduzione di tumori, ricadute e metastasi  grazie a prugnolo e amminoacidi, starebbe per partire una sperimentazione sull’uomo? L’Iss poteva fornire qualche dato a conferma dell’asserita “azione mirata” del Trigno M e delle affermazioni di Mastrodonato?

A stretto giro la prima risposta, da parte dell’ufficio stampa Iss: all’Istituto erano state fatte solo le osservazioni in vitro preliminari a una sperimentazione in vivo sugli animali per la quale stava chiedendo le varie autorizzazioni. Lo studio non era pubblicabile perché era stata chiesta un’estensione del brevetto e per quanto riguarda le dichiarazioni sulla sua efficacia nell’uomo, “l’istituto non è a conoscenza né partecipa attualmente ad alcuno studio che all’interno di un protocollo di sperimentazione clinica dimostri l’efficacia o il ruolo terapeutico nell’uomo dell’integratore Trigno Mnelle terapie anticancro.”

Insomma, una sostanziale smentita, insolitamente solerte. Che ha indotto Il Parco delle bufale ha sollevare un altro immediato interrogativo sulle intenzioni dell’Iss,  una volta a conoscenza del fatto che il Trigno M è in pratica venduto come farmaco anti-neoplastico.

Domanda che ha avuto anch’essa una pronta risposta: la Direzione generale dell’Iss ha già disposto i necessari provvedimenti. E in effetti, sul sito Biogroup a proposito dell’integratore Trigno M non compare più  la dicitura “effetto mirato anti-neoplastico”, né indicazioni relative all’uso terapeutico del trattamento dei tumori.

Il Parco delle bufale dà conto della vicenda, complimentandosi con l’Iss per la solerzia dimostrata nell’occasione e chiedendosi se non sia anche il caso di  interpellare a proposito del Trigno M (ma più in generale sugli effetti “terapeutici” di altri antiossidanti, essendo noto che se questi prodotti “drenassero realmente le tossine – tutte, tanto per ampliare il mercato – drenerebbero anche i farmaci veri”) altri soggetti, a partire dall’Agenzia Italiana del Farmaco, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato e le associazioni per la difesa dei consumatori.

Rif Day 16 maggio 2016

Notizie correlate: Trigno M. L’Iss precisa: “Mai sostenuta l’azione antitumorale di questo integratore sull’uomo”

Redazione Fedaisf

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