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LA PIAGA DEI COSTI AFFLIGGE LE CURE

 

Negli ultimi vent’anni le "terapie target" hanno rivoluzionato il panorama delle cure anticancro. Ma il prezzo è stato alto ed è destinato a salire ancora. Vertiginosamente. Mettendo in serio pericolo l’accesso equo ai farmaci e la sostenibilità dei servizi sanitari.

Al futuro dei trattamenti l’Osservatorio europeo sui sistemi sanitari dedica un capitolo cruciale del suo ultimo rapporto. Evidenziando tutte le incognite sul tappeto, a cominciare proprio dai costi. Nel 2007 il costo globale dei farmaci antitumorali è stato stimato in 31 miliardi di dollari, 18 dei quali spesi nei soli Stati Uniti, che contano appena il 4,8% della popolazione. Entro il 2027 il mercato globale delle cure contro il cancro potrebbe raggiungere i 300 miliardi di dollari. Rispetto a oggi lo scenario dell’offerta è però destinato a cambiare. I due comparti su cui si scommette – quello delle piccole molecole e gli anticorpi monoclonali – si arricchiranno di nuovi prodotti: 37 sono già vicini all’approvazione da parte della Food and Drug Administration e dall’Emea; circa 500 sono in fase di sperimentazione sui pazienti, 300 dei quali inibiscono specifici target molecolari. Questo numero crescerà in modo impressionante: entro il 2010 saranno quasi 5mila le molecole pronte per i trial. Parallelamente aumenteranno i costi sostenuti dalle aziende farmaceutiche. Dieci anni fa il costo medio per sviluppare una nuova molecola anti-cancro girava attorno ai 400 milioni di dollari, oggi è di un miliardo. A questo ritmo si raggiungeranno presto i 2 miliardi. «C’è il rischio – scrive Karol Sikora , docente di Oncologia all’Imperial College School of Medicine dell’Hammersmith Hospital di Londra e autore del capitolo sui farmaci – che le industrie smettano di sviluppare antitumorali, preferendo aree terapeutiche segnate da minori variazioni individuali e dunque più proficue». Nell’immediato, comunque, il pericolo è un altro: il razionamento dell’accesso ai medicinali innovativi. Che inevitabilmente significa disuguaglianza. Uno studio condotto nel 2007 dimostra chiaramente le differenze esistenti all’interno dell’Ue: in media l’Europa spende 16 euro per persona in farmaci anticancro, ma si va dai 9 della Polonia ai 22 della Francia. Siamo in ogni caso ben lontani dai 38 euro medi spesi negli States. Sempre di più l’accesso alle cure sarà determinato dal costo e dalla volontà politica. Nel 2007 un paziente oncologico ha speso per curarsi in Gran Bretagna circa 36mila euro. Questa cifra potrebbe salire a 147mila euro entro il 2027, tenendo conto della progressiva trasformazione del tumore in una patologia cronica. Una debacle per i budget per la salute. «La spesa potrebbe comportare un aumento della tassazione fino al 60% nel Regno Unito», commenta Sikora. E spesso si potrebbe essere costretti a scegliere tra farmaci e assistenza non farmacologica. Il rapporto non fornisce soluzioni "chiavi in mano", ma invita i Governi e le autorità sanitarie a muoversi subito. Pianificando l’assistenza oncologica come si fa per le pensioni. Coinvolgendo nel dibattito i pazienti e le associazioni. E monitorando l’effettiva efficacia delle nuove molecole via via immesse sul mercato. L’avvenire del cancro nascerà dall’interazione tra quattro fattori: il successo delle nuove tecnologie, la volontà sociale di pagare, lo sviluppo dell’offerta assistenziale e i meccanismi finanziari che la sorreggono. Il Sole 24 Ore Sanita’ del 19/02/2008  N. 7 19-25 FEBBRAIO 2008  p. 13  

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