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Menarini, chiusa l’inchiesta. Truffa per 860 milioni di euro

Un danno al Servizio Sanitario Nazionale di 860 milioni di euro, pari a circa 1600 miliardi di lire. Lo ha provocato dal 1984 ad oggi Alberto Aleotti, patron del Gruppo farmaceutico Menarini di Firenze, il più importante in Italia. E’ quanto sostengono i pubblici ministeri Giuseppina Mione, Ettore Squillace e Luca Turco nell’avviso di conclusione delle indagini recapitato a 15 persone, fra cui i figli di Aleotti, Lucia e Giovanni. Alberto Aleotti è accusato di una colossale truffa al Servizio Sanitario nazionale, realizzata determinando un ingiustificato aumento dei prezzi dei farmaci e procurandosi in tal modo "un ingiusto profitto non inferiore a 575 milioni di euro". Le accuse, a vario titolo, sono riciclaggio e reimpiego, frode fiscale e corruzione, mentre è caduta quella iniziale di associazione a delinquere.

Di corruzione è accusato, con Alberto e Lucia Aleotti, il senatore Pdl Cesare Cursi, che – secondo la procura – ha asservito la propria funzione pubblica di parlamentare agli interessi del gruppo Menarini, ricevendo quale corrispettivo un contratto da parte della azienda farmaceutica con la casa editrice di sua moglie per la pubblicazione di un volume d’arte, del valore di circa 164 mila euro. Secondo le accuse, il senatore si è attivato ripetutamente per ottenere la approvazione di un provvedimento normativo che bloccasse o almeno limitasse i poteri regolamentari delle Regioni sulla prescrizione dei farmaci, "per tutelare la quota di mercato dei farmaci coperti da brevetto, fra cui quelli commercializzati

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