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Merck: Scuvera e Benamati (pd) interrogano su 270 esuberi

Analisi del National Bureau of Economic Research americano

E’ buono il profilo rischio-beneficio della pubblicità diretta ai consumatori dei farmaci con obbligo di ricetta, vietata in Europa ma consentita negli Stati Uniti. E’ quanto emerge da un’analisi firmata da Dhaval Dave del National Bureau of Economic Research.

Anche Oltreoceano, dunque, si continua a studiare e a domandarsi se gli spot televisivi e le promozioni possano avere effetti negativi sulla salute pubblica. "C’è l’idea – spiega Dave – che la pubblicità dei medicinali su prescrizioni non sia una buona cosa per i consumatori e che possa turbare il rapporto tra paziente e medico. Ma alcuni studi mostrano che quando i consumatori sono esposti a questi annunci, al contrario sono indotti a visitare il medico, a capire che ci sono trattamenti per i loro sintomi e che solo il contatto con il medico può essere utile ad aiutarli. Ecco, questo è sorprendente, perché molte organizzazioni si sono concentrate finora sugli aspetti negativi di queste promozioni".

Uno studio del 2005 ha rilevato che a ogni aumento di 28 dollari nei fondi riservati alla pubblicità porta a una visita medica in più entro un anno in cui è stato prescritto il prodotto pubblicizzato. Un’altra ricerca ha invece evidenziato, a partire dal 2010, un aumento della segnalazione degli eventi avversi per i farmaci appartenenti alle categorie più pubblicizzate, come anti-artrite e antidepressivi.

La nuova indagine sulla pubblicità di farmaci da prescrizione diretta ai consumatori ha rilevato anch’essa benefici come una sostanziale consapevolezza fra i pazienti sulla loro malattia e un miglioramento dell’aderenza alle terapie, dato che gli spot rafforzano la percezione di efficacia dei medicinali e ricordano ai pazienti di assumerli. Non mancano però segnali relativi al rischio di prescrizioni improprie e di una maggiore spesa farmaceutica pubblica.

Barbara Di Chiara – 28 febbraio 2013 – PharmaKro

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