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NO ALLE RICETTE RAZIONATE

 

Illegittime tutte le norme secondo cui si può negare una prestazione che il cittadino poi non reperirà più nel Ssn Intanto in Senato cade l’obbligo di prescrivere infascia C il solo principio attivo

Bologna – MAURO MISERENDINO L’attacco alle prescrizioni per questa volta si è fermato. La norma della Finanziaria 2008 introdotta dal senatore Roberto Manzione (Ulivo) che imponeva ai medici di apporre il nome della molecola al posto di quello della specialità in tutte le prescrizioni di medicinali di fascia C, è stata stralciata dal dibattito: la commissione sanità del Senato formulerà un disegno di legge apposito. Per ora, niente più riprescrizioni di principi equivalenti elaborate in farmacia né insinuazioni su presunte collusioni mediciindustrie Ma il pregiudizio verso la categoria resiste sotto altre forme: non si fermano le convocazioni di generalisti in corte dei conti in Lombardia e Campania, nelle Asl in tutta Italia (la situazione è critica a Bologna dove Tordine ha preso posizione). vo, vero o presunto: l’iperprescrizione. In questa guerra a difesa della propria credibilità i medici di famiglia hanno famiglia hanno registrato quest’estate un importante successo in Campania, rievocato da Francesco Biavati, leader dello Snami emiliano, al congresso delle sezioni centro-nord del sindacato. Con sentenza 8.752 del 4 luglio scorso il Tar ha annullato una disposizione dell’Asl di Benevento che non solo imponeva un budget di spesa individuale a ogni generalista ma lo sostanziava razionando le ricette; in pratica ne rilasciava un tot per ogni assistito, pesando il quantitativo a seconda dell’età e della patologia. L’imprevisto non era contemplato. La norma affonda le radici nelle delibere regionali 1.843/2005 e 800/2006 che a certe Asl hanno imposto risparmi progressivi, fino al 30 per cento della spesa complessiva del 2004. A Benevento hanno fatto ricorso gli 83 medici della cooperativa Samnium Medica guidata da Crescenzo Simone, che ha denunciato «limitazioni e condizionamenti » all’attività del medico fino al rischio di negazione dell’assistenza sanitaria costituzionalmente garantita; lesioni al codice deontologico nell’articolo 5 che prevede il libero esercizio della professione medica (qui intaccato da «imposizioni e suggestioni » esterne); il mancato rispetto dei paletti fissati dalla conferenza stato regioni del 23 marz0 2O05 che ha detto agli assessori di regioni in deficit di blocdifesa care assunzioni ed esternalizzazioni prima di tagliare indiscriminatamente la spesa farmaceutica; la mancata contrattazione con la coop in questione come associazione maggiormente rappresentativa della zona. Più che a queste denunce però, il Tar ha fatto riferimento alla violazione della Finanziaria ’98 (rispetto di tetti di spe sa) e ha sottolineato che il budget individuale è altra cosa. I tetti di spesa sono gli acquisti di prestazioni contrattati dalla regione (e dall’Asl) con singoli erogatori; l’averli fissati consente che la prestazione non più pagata dalla regione all’ospedale x, che ha raggiunto il tetto, sia fruibile nell’ospedale y (che ancora sta nel budget) ; nel caso del medico di medicina generale, al contrario, la prestazione negata perché l’assistito ha esaurito il proprio budget di ricette, non è altrettanto recuperabile presso un altro medico. Nella sua relazione bolognese, Biavati ha mostrato come la spesa farmaceutica in Italia da alcuni anni sia compressa e se guardassimo alla crescita registrata in altri paesi (si veda prospetto a lato) verrebbe evidente l’esigenza di contenere le spese sanitarie in altri àmbiti. Ma ancora molti, troppi restano gli accordi regionali che puntano soprattutto a recuperare risparmi attraverso le ricette dei generalisti. Corriere Medico del 16/12/2007 , ar

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