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Novartis. Daniel Vasella se ne va

Dopo 17 anni passati alla testa della Novartis, il presidente del consiglio d’amministrazione della multinazionale Daniel Vasella ha annunciato mercoledì che non solleciterà un nuovo mandato. Dal primo agosto gli subentrerà Jörg Reinhardt.

Il grande divario sociale e morale dei salari

Di Samuel Jaberg, swissinfo.ch
08 gennaio 2013 – 11:00

Le forbici salariali dalla metà degli anni ’90 hanno continuato ad allargarsi in Svizzera, suscitando l’indignazione di gran parte dell’opinione pubblica. Ma è possibile definire una retribuzione abusiva o un salario equo?

Il dipendente meno pagato della Novartis dovrebbe lavorare almeno 266 anni per poter guadagnare quanto il suo direttore Joseph Jimenez nel 2011, anno in cui ha intascato 15,722 milioni di franchi. È il maggior divario registrato nell’inchiesta annuale del sindacato Travail.Suisse, pubblicata in giugno.

Al terzo posto, con un rapporto di 1 a 229, si colloca il presidente del consiglio d’amministrazione del gigante farmaceutico basilese, Daniel Vasella, che era stato alla testa della classifica dal 2005 al 2009 con retribuzioni che sfioravano i 40 milioni di franchi all’anno [€ 32.298.083,14]  .

“Indecenti”, “eccessivi”, si indignava allora gran parte dell’opinione pubblica. Nel 2010, in piena tempesta finanziaria, Vasella era scalzato dal primo posto dal patron del Credit Suisse, Brady Dougan, con i suoi 90 milioni di franchi di rimunerazione annua. Vale a dire 1’812 volte più che il dipendente meno pagato della grande banca. Proteste generali.

Venne quindi l’ora del pentimento, la fine annunciata dei bonus esagerati, delle decine di milioni di franchi accumulate dagli alti dirigenti dell’UBS, gli stessi che per poco mandavano in rovina la Svizzera con le loro operazioni azzardate nel mercato statunitense dei subprime.

Cosicché, negli ultimi due anni il divario salariale si è lievemente ridotto in Svizzera. “Si è appena attenuato”, deplora il sindacato Unia, il quale ha calcolato che nel 2011 in media un top manager guadagnava circa 39 volte più di un impiegato di base, contro 43 volte nel 2010. Un calo ampiamente inferiore a quello degli utili delle 41 società più importanti quotate alla Borsa svizzera, che sono scesi da 84 a 56 miliardi di franchi (-35%).

La svolta neoliberale

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