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Partito animalista europeo: Dietro caso Simonsen lobby farmaceutica

Bologna, 18 apr. – (Adnkronos) – L’Italia dovrebbe sciogliere i troppi lacci che frenano l’ingresso dei nuovi farmaci. E quanto chiede il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, che a margine del convegno Produzione di valore’ ospitato oggi al Farmintech, il salone del comparto farmaceutico che si chiudera’ domani a Bologna, ha spiegato come "mediamente, quando c’e’ un prodotto nuovo con ingenti investimenti sullo sviluppo, negli altri Paesi questi arrivano due anni e mezzo prima di noi". "Noi invece – ha continuato – abbiamo dai 12 ai 15 mesi per l’autorizzazione nazionale, da quel giorno lo mettiamo in commercio, ma cominciamo a venderlo altri 300 giorni dopo perche’ dobbiamo entrare nei prontuari regionali. Poi ci vogliono altri due mesi per il prontuario ospedaliero".

"Questo non favorire l’accesso di nuovi prodotti e’ un danno per l’industria, ma forse abbiamo sbagliato comunicazione in questi anni – ha rimarcato Scaccabarozzi – perche’ dobbiamo cominciare a dire che e’ un danno anche per il Paese e per il paziente". "Inoltre – ha aggiunto – quando i prodotti entrano, entrano in percentuali bassissime rispetto agli altri Paesi europei". Insomma, ha sintetizzato Scaccabarozzi "ci sono tanti lacci e lacciuoli che necessitano uno snellimento". "Quando c’e’ un’autorizzazione nazionale, mi chiedo perche’ ci devono essere ulteriori passaggi regionali con l’effetto che i farmaci entrano nei prontuari prima in alcune regioni, in altre dopo e in altre ancora mai, cosi’ – ha concluso il presidente di Farmindustria – si fa un danno alla salute degli italiani"

"lo penso che il cittadino debba essere lasciato libero di scegliere se vuole o no un brand, come in realta’ la legge gli consente e come accade per tutti gli altri prodotti" dichiara il presidente di Farmindustria, convinto che "non si puo’ imporre per legge di Stato che tutti devono andare al discount a comprare un certo tipo di servizio". In realta’, secondo Scaccabarozzi, "si vuole fare continuamente una differenziazione avvantaggiando alcune imprese rispetto ad altre – ha concluso – mentre io ritengo che non ci debbano essere mercati protetti, ma una libera competizione". "I genericisti facciano competizione all’interno del mercato con brevetto scaduto, insieme alle altre aziende" ha sollecitato infine Scaccabarozzi, ricordando che le industrie che producono gli equivalenti "stanno crescendo anche con ritmi superiori anche al 20%, mentre le aziende del farmaco brand sono tutte in calo".

Parma.repubblica.it 18-04-2013

 

 

 

 

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