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Sanofi Aventis, la lotta per il lavoro

La multinazionale ha deciso di ridimensionare e di spostare la produzione del farmaco a L’Aquila, in Abruzzo. Il sindacalista fa riferimento alle gravi conseguenze occupazionali e alle scelte strategiche improntate ad interessi finanziari. Sono 140 i lavoratori che rischiano il posto di lavoro, perché l’azienda ha deciso la riduzione dell’organico e lo spostamento dalla sede di Origgio (Varese). Il sito, fondato nel 1971, si trova a circa venti chilometri da Milano e si estende su una superficie di 160mila mq. Nel 2006 il sito di Origgio è stato coinvolto nello sviluppo di un importante progetto relativo alla costruzione di un nuovo reparto per la produzione di Enterogermina. La decisione del gruppo francese, che in Italia è una delle prime realtà industriali, comporterà il trasferimento di 140 lavoratori nel capoluogo abruzzese. Una scelta molto difficile per i lavoratori interessati. In Italia la Sanofi Aventis ha sei stabilimenti produttivi: Varese, Cuneo, Padova, L’Aquila, Frosinone e Brindisi.

Per queste ragioni, questa mattina [n.d.r.: venerdì 11], è stato indetto uno sciopero di 8 ore in tutti gli stabilimenti. Circa 250 dipendenti hanno incrociato le braccia e bloccato l’ingresso dell’azienda. Per molti è impossibile accettare le richieste avanzate. Non tutti possono trasferirsi con le proprie famiglie in un’altra Regione del centro Italia. Chi non può abbandonare il proprio territorio rischia di ritrovarsi senza lavoro, nel periodo meno opportuno per la crisi che sta colpendo l’intero tessuto industriale. Sindacati e lavoratori non capiscono la scelta strategica della proprietà, che conta in tutti gli stabilimenti italiani circa 3.500 dipendenti. Per il sindacalista Maurizio Ferrari della Femca-Cisl “l’azienda non è in crisi. La scelta è solo per questioni di utili. Abbiamo anche chiesto alla Provincia di intervenire perché la situazione varesina è a rischio e questa situazione alla Sanofi può essere evitata, le ricadute sul territorio sarebbero drammatiche, anche per l’indotto”. Anche la nota congiunta dei tre sindacati ribadisce lo stesso concetto: “tale piano è inaccettabile per le scelte strategiche in esso contenute e per le gravi conseguenze occupazionali che produce. E’ del tutto evidente che la scelta strategica del Gruppo è quella di far prevalere gli interessi di origine finanziaria a beneficio degli azionisti e di far venire meno l’impegno industriale e scientifico in Italia. Il modello di azienda che si vuole perseguire è quello che prevede una forte presenza commerciale, ancorché ridotta, con la Ricerca fatta e sviluppata altrove e temiamo, nel tempo, la potenziale dislocazione delle attività produttive in altri Paesi”.

L’iniziativa è stata appoggiata dai sindacati del settore Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uilcem-Uil, che hanno chiesto un incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico (“per affrontare la discussione specifica e per sollecitare rapidamente la convocazione del tavolo nazionale sulla Farmaceutica”). Informando anche Farmindustria “per far sentire la sua voce nella difesa degli interessi industriali e occupazionali del settore”.

Nel 2010 sono stati 23,2 i milioni di fatturato del sito di Varese. 50 milioni sono i pezzi delle specialità farmac

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