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Tangenti su farmaci antitumorali e attrezzature, coinvolta un’azienda pontina

L’inchiesta sulle tangenti per le forniture all’Istituto tumori Pascale di Napoli coinvolga anche la provincia di Latina. Tra gli arrestati c’è anche il legale rappresentante di una delle società fornitrici, la Led spa di Aprilia, Marco Mauti, 52 anni, finito agli arresti domiciliari insieme ad altre sei persone. Risulta invece indagato un dipendente della ditta di Aprilia, Mattia Tommasi, 25 anni, originario di Genzano.

L’INDAGINE. Profitti alti, altissimi, ottenuti lucrando sulla vendita – senza gare d’appalto – di apparecchiature per la cura delle neoplasie all’istituto tumori di Napoli Pascale, il più importante del Sud Italia, grazie alla compiacenza di colui che avrebbe dovuto vigilare. Tangenti anche sui farmaci anti tumorali e sugli aghi. La Guardia di Finanza di Napoli ha notificato sei misure cautelari agli arresti domiciliari nei confronti di altrettante persone tra le quali il primario Francesco Izzo, 51 anni, nipote dell’ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo e direttore della struttura complessa di chirurgia oncologica addominale del Pascale; la moglie di Izzo, Giulia Di Capua, 45 anni, a cui sono riconducibili le aziende che fornivano le apparecchiature, e il dirigente amministrativo dell’epoca, Elia Abbondante, 52 anni, oggi direttore generale della Asl Napoli 1 Centro (struttura finita sotto i riflettori per il maxiassenteismo nell’ospedale Loreto Mare). Una settima persona, destinataria di una misura cautelare, è al momento irreperibile. In totale sono tredici le persone indagate.

Gli acquisti avvenivano senza che Abbondante, all’epoca responsabile unico del procedimento del Pascale, bloccasse le procedure amministrative palesemente illegittime attivate da Izzo. Secondo l’accusa i coniugi Izzo-Di Capua sfruttavano le procedure d’urgenza e la presunta esclusività della produzione dei macchinari. Dal 2012 al dicembre del 2015, nelle casse delle aziende riconducibili alla coppia – la Gi.Med. e la Gdc Medicali – sarebbero finiti quasi due milioni di euro, praticamente la stessa somma che i finanzieri hanno sequestrato ai coniugi su disposizione dell’autorità giudiziaria tra conti correnti, beni mobili e immobili.

Durante l’attività investigativa è stato anche scoperto che un informatore scientifico, Marco Argenziano, 59 anni (tra gli arrestati) avrebbe pagato una mazzetta da diecimila euro a Izzo per spingerlo a raddoppiare (i fatti risalgono al 2015), le prescrizioni e quindi gli ordini di un particolare farmaco anti tumorale, il Nexavar, basato sul principio attivo Serafenib, prodotto e commercializzato dalla Bayer e somministrato ai pazienti malati di cancro. «Fino a quando gli acquisti sono andati avanti privatamente – ha detto il colonnello Giovanni Salerno, comandante del Nucleo di Polizia Tributaria della Guarda di Finanza di Napoli – il costo di una certa tipologia di aghi si aggirava intorno ai 2200-2300 euro. Con la gara di appalto, invece, lo stesso tipo di aghi è
costato all’istituto Pascale intorno ai 1500 euro».

Il procuratore aggiunto di Napoli Alfonso D’Avino (nella foto), che ha coordinato l’inchiesta dei sostituti procuratori Celeste Carrano e Henry John Woodcock, ha espresso amarezza per quanto emerso dall’attività investigativa: «A distanza di più di 20 anni si continua a parlare di tangenti sui farmaci», ha detto parlando ai cronisti. Il magistrato, infatti, negli anni ’90, insieme con l’attuale reggente della Procura partenopea, Nunzio Fragliasso, ha condotto l’inchiesta sulle tangenti nella sanità che coinvolse l’ex ministro Francesco De Lorenzo, zio di Izzo, e Duilio Poggiolini, all’epoca direttore generale del servizio farmaceutico nazionale.

Le fiamme gialle hanno notificato gli arresti domiciliari anche a Sergio Mariani, 46 anni, amministratore, ma solo formalmente, delle società Gimed e Gdc Medicali, riconducibili a Giulia Di Capua; e a Marco Mauti, 52 anni, rappresentante legale di una delle società fornitrici coinvolte nelle indagini, la Led spa di Aprilia.

Posted by Redazione – Latina24ore.it – 10/03/2017

Redazione Fedaisf

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