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I ministri in alto mare su sanità e sviluppo. Monti rinvia il Consiglio

Dai problemi di copertura finanziaria alle misure in ritardo: il premier teme un’altra figuraccia e sposta tutto a mercoledì

Gian Battista BozzoVen, 31/08/2012 – 07:08

Roma – Niente Consiglio dei ministri, oggi, per discutere del decretone sanitario e delle misure per la crescita.

Scottato dalla brutta figura fatta venerdì scorso – oltre nove ore di conclave per partorire il nulla – il governo preferisce non ripetere l’esperienza. Il decreto Balduzzi è sommerso dalle critiche, e va dunque rivisto. E delle fantomatiche misure per il rilancio dell’economia non vi sono tracce, almeno per il momento. Tutto rinviato a mercoledì prossimo, dunque; ma non è detto che sia davvero la volta buona. Le misure sono ancora in alto mare, e lo stesso premier Mario Monti ha deciso il rinvio, dopo aver sentito i ministri. Per quanto riguarda la sanità, ci sono problemi di copertura finanziaria, in particolare sulla riforma dell’assistenza territoriale che prevede l’assistenza 24 ore al giorno negli studi di medici di famiglia convenzionati con le guardie mediche. Sono già 8mila i medici che hanno doppio incarico (famiglia e guardia), e tre medici di famiglia su quattro ormai lavorano in squadra. La questione è come finanziare le spese di gestione, dalle sedi dei poliambulatori a quelle informatiche. Le Regioni non hanno un centesimo, e in un documento criticano aspramente il testo del governo. Gli assessori chiedono che la gran parte dei provvedimenti trovi posto all’interno del prossimo Patto della Salute per il triennio 2013-2015, in cui si stabilisce anche il contributo statale alla spesa sanitaria.

Né si capisce perché misure come la tassazione dell’aranciata (e, ovviamente, di tutte le altre bibite zuccherate e gasate) debbano essere contenute in un provvedimento d’urgenza. Balduzzi dovrebbe anche presentare al Consiglio dei ministri una relazione sul ricorso contro la sentenza della Corte di giustizia europea sulla legge 40 riguardante la fecondazione assistita. È possibile che sulla materia il governo chieda un parere al Parlamento. Proprio la tassa sulle bollicine è emblematica della confusione che pervade le stanze del governo. Secondo i calcoli degli operatori del settore, a fronte di un’entrata prevista in 250 milioni di euro l’anno, lo Stato perderebbe 95 milioni di euro di entrate fiscali a causa di una contrazione dei consumi stimata in oltre 300 milioni, ed un calo d

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