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ADDIO AL SOGNO DEL PLASMA ARTIFICIALE

ROMA – Il sogno inseguito per trent’anni si è infranto. Nessuno è in grado di creare il sangue artificiale e tutte le formule finora elaborate dagli scienziati si sono rivelate inesatte. Di più. Pericolose. Lo spartiacque tra un passato carico di aspettative e un presente pregno di dubbi è il lavoro pubblicato sulla rivista Jama. Gli autori hanno rivisto i risultati delle sperimentazioni di cinque prodotti annunciati come rivoluzionari dal 1980 ad oggi. Altro che salvavita. I test clinici hanno provocato una mortalità superiore del 30% e triplicato il numero degli infarti. Non solo. Secondo Jama, quegli studi dovevano essere fermati dalla Fda prima, visti gli effetti nefasti. D’accordo Mannuccio Mannucci, ematologo, direttore del dipartimento di medicina al Policlinico di Milano: «È un’utopia la ricerca di farmaci capaci di trasportare ossigeno, non arriveremo mai a riprodurre i sostituti dell’emoglobina. Togliamoci dalla testa che in un futuro il problema delle trasfusioni possa essere risolto in questo modo». «La parte liquida del sangue non sarà mai riproducibile, non può essere sintetizzata», esclude Michele Schino, direttore scientifico della Baxter. Intanto ci si interroga se il sangue soffra di vecchiaia, se cioè quello donato alla lunga perda efficienza o diventi addirittura dannoso per chi lo riceve. Il dibattito è aperto in Gran Bretagna e Usa. Il New England Journal of Medicine ha pubblicato uno studio dove scienziati della Cleveland Clinic documentano la minore sopravvivenza e l’aumento di complicazioni post operatorie cui andrebbero incontro pazienti trasfusi con unità conservate da più di due settimane rispetto a quelli che hanno avuto sangue più fresco. Alcuni medici americani propongono di abbassare la scadenza delle unità portandola a un massimo di 42 giorni. Il giudizio è sospeso. Secondo Giuliano Grazzini, direttore del centro nazionale sangue, servono nuovi dati. «Non c’è ragione di allarme» per Giuseppe Aprili, presidente della Società italiana di medicina trasfusionale. Ma per Mannucci «probabilmente bisognerà abbassare la data di scadenza e questo potrebbe avere una ripercussione negativa sulle scorte». M. D. B. 

Corriere della Sera del 12/08/2008  ed. Nazionale  p. 9

af

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