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Biosimilari: in Puglia il farmacista può imporli al medico, si media tra Omceo e Regioni

Un incontro a breve tra gli ordini dei medici dei capoluoghi pugliesi e il Direttore generale dell’Assessorato regionale alla sanità potrebbe mettere fine al contrasto su una circolare della Regione in tema di farmaci biosimilari che ha fatto impuntare medici di famiglia e ospedalieri. La circolare, non condivisa in particolare dal presidente Omceo Bari Filippo Anelli (ha scritto una lettera all’assessore), nasce per incentivare la prescrizione di questi medicinali salvavita biologici al posto dei principi attivi “originali” fino a due volte più costosi. 

E la impone per tutte le nuove prescrizioni a meno che il medico non motivi la sua diversa scelta con precisi riferimenti di letteratura scientifica. Ove il medico non “convincesse”, i farmacisti lo stesso garantiranno il farmaco prescritto dal medico ma la differenza di prezzo sarà imputata al medico. La Puglia non è la prima regione a spingere sui biosimilari. In Campania da due anni una delibera prevede che questi farmaci siano prima scelta nei pazienti trattati per la prima volta con principi biologici; l’Agenzia del farmaco Aifa, nel position paper di maggio 2013, pur non consentendo la sostituzione di un biologico originator prescritto dal medico con un biosimilare (com’è per il generico tra i farmaci di sintesi) estende la possibilità di usare biosimilari anche in pazienti non trattati da un pezzo con farmaci biologici “griffati”.

Perché in Campania i medici cedono e in Puglia no? «Perché la circolare regionale del marzo scorso conferisce al farmacista dell’Asl poteri impropri», rileva Filippo Anelli, presidente Omceo Bari. «I biosimilari conciliano efficacia ed equità, in un tempo in cui le risorse per la tutela della salute vanno centellinate; ma non si capisce perché ove il medico intenda usare un originator deve giustificare la sua scelta con riferimenti di letteratura scientifica i quali verranno vagliati dal farmacista dell’Asl. Quest’ultimo, se dissente, può rinviare il piano terapeutico al medico perché aggiusti la prescrizione, e se il medico insiste può invitare l’Asl a far pagare al medico la differenza».

La perplessità di Anelli è condivisa nel mondo ordinistico. La Fnomceo scrive: «Di fatto, la congruità della prescrizione viene valutata con un procedimento sostanzialmente amministrativo e la valutazione dei “riferimenti della letteratura scientifica” e la eventuale richiesta e valutazione di “ulteriori integrazioni” viene affidata al farmacista, figura professionale che non ha comunque le competenze cliniche per intervenire in materia di diagnosi e terapia. Al farmacista sarebbe così attribuita una responsabilità impropria, della quale sarebbe chiamato a rispondere, in primo luogo, agli assistiti».

Conclude Anelli: «Nulla abbiamo contro il farmacista, al quale però spettano funzioni di farmacosorveglianza, o di registrazione del piano terapeutico: estendere prerogative dalle formalità sul Pt al merito delle decisioni è appropriazione di una competenza che tocca ai medici, e basterebbe a mio avviso attribuire i giusti poteri alle commissioni per l’appropriatezza previste dall’accordo nazionale ed attive in tutte le Asl».

Mauro Miserendino – Martedì, 14 Aprile 2015 – Doctor33

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ITALIAN BIOSIMILAR GROUP: BIOSIMILARE CHIAVE PER CURARE AL MEGLIO

ITALIAN BIOSIMILAR GROUP: BIOSIMILARE CHIAVE PER CURARE AL MEGLIO ROMA (AGG – 13/04/2015) – “Nella questione sollevata in Puglia sull’impiego dei biosimilari, e sulle iniziative regionali volte a responsabilizzare direttamente il medico sulla prescrizione di farmaci off patent, ci pare che le argomentazioni più significative siano venute dalla rappresentante dei pazienti reumatici, Antonella Celano. La cosa fondamentale è che il servizio sanitario possa garantire qualità ed efficacia dei farmaci impiegati e che questo, alla fine sia quello che conta, tanto ai fini della fiducia del medico quanto, soprattutto, di quella dei pazienti”. Lo dice il coordinatore dell’Italian Biosimilar Group, Francesco Colantuoni. Oggi la Puglia è al penultimo posto in Italia per penetrazione dei biosimilari – poco più del 10% contro il 50% e più di Regioni come Toscana e Trentino o il 40% di Piemonte e Veneto – e considerando le difficoltà economiche della Puglia questo significa ridurre il numero dei pazienti che possono essere avviati alle terapie allo stato dell’arte. “Mi sembra quindi corretto, e inevitabile, che la Regione abbia deciso di promuovere il ricorso al biosimilare non soltanto per rispondere alle necessità di bilancio – conclude Colantuoni – ma anche per garantire le cure migliori al maggior numero di pazienti, potendo contare su medicinali efficaci e sicuri”.

Redazione Fedaisf

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