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Cento miliardi di dollari l’anno. Il costo del cancro (in farmaci)

Nel 2014 la spesa mondiale per questa voce ha raggiunto livelli record e i sistemi sanitari sono in affanno. La proposta degli oncologi italiani per il futuro

di Adriana Bazzi – 1 giugno 2015 – CORRIERE DELLA SERA

CHICAGO (dalla nostra inviata)- Il costo globale dei farmaci anti-cancro ha raggiunto, nel 2014, la cifra record di cento miliardi di dollari. E questo dato arriva nel momento in cui l’industria farmaceutica si prepara a lanciare una nuova generazione di molecole (per la cosiddetta immunoterapia) che certamente avranno un impatto economico molto rilevante, come ha segnalato, qualche giorno fa sul Financial Times, l’Ims Institute for Healthcare Informatics (un istituto di ricerche in campo sanitario) e come sta emergendo a Chicago dove è in corso il congresso annuale dell’Asco, l’associazione americana di oncologia medica, che vede la partecipazione di oltre 25 mila specialisti.

Immunoterapia

I costi affrontati l’anno scorso sono superiori di un dieci per cento rispetto a quelli del 2013 e questo è dovuto non solo all’incremento del prezzo delle cure, ma anche all’aumento dei casi di malattia. E nel prossimo futuro si dovranno fare i conti con le nuove molecole per l’immunoterapia, protagoniste quest’anno all’Asco, che invece di aggredire direttamente le cellule del tumore, aiutano il sistema immunitario dell’organismo a difendersi contro queste ultime. Un cambio di strategia nella lotta al cancro che offre risultati a volte spettacolari: i farmaci sono poco tossici e potrebbero essere loro, nel prossimo futuro, a far parlare davvero di guarigione dal tumore.

Sistemi sanitari

Eccitante per le industrie farmaceutiche, la cui crescita in questi ultimi anni è andata a rilento, ma potenzialmente devastante per i sistemi sanitari nazionali che non soltanto devono affrontare i costi delle nuove terapie, ma anche quelli legati alla diagnosi precoce (ben venga, ma in questo modo si allungano i tempi in cui una persona deve essere seguita da un punto di vista medico), alle terapie combinate (spesso si somministrano più farmaci per potenziarne l’efficacia) e all’invecchiamento della popolazione (il 60 per cento di tutte le neoplasie colpisce persone oltre i 65 anni di età e si calcola che il numero degli ultrasessantacinquenni triplicherà in tutto il mondo da qui al 2050 fino a raggiungere il miliardo e mezzo). Secondo l’Ims l’incremento futuro dei costi potrebbe essere mitigato da un aumento della competitività fra le aziende farmaceutiche e dall’avvento di farmaci biosimilari, cioè di copie a basso prezzo di medicinali biologici per i quali il brevetto è in scadenza.

In futuro

E l’Italia come sta reagendo a questa situazione e come si sta preparando al futuro? Secondo l’Aiom, l’associazione italiana degli oncologi medici, il nostro Paese è riuscito, finora, a reggere l’impatto della crescita esponenziale dei costi grazie ai sistemi di rimborso concordati con l’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco). In Italia, infatti, il prezzo medio dei trattamenti antitumorali è fra i più bassi d’Europa, anche se in dieci anni è duplicato, ma l’arrivo dei nuovi immunoterapici rischia di far saltare il sistema. Ecco allora che cosa propone l’Aiom per voce dei suoi rappresentanti a Chicago. «La copertura economica per i farmaci anti-cancro si sta restringendo in maniera consistente – commenta Carmine Pinto presidente di Aiom – La nostra proposta è quella di istituire un Fondo nazionale per l’oncologia secondo criteri che tengano conto del reale valore delle cure e dei loro costi e in cui possano confluire risorse che derivano dai risparmi dovuti alla scadenza dei brevetti di vecchie molecole, all’introduzione dei farmaci biosimilari e all’appropriatezza delle cure, parole dall’utilizzo del farmaco giusto per il paziente giusto».

Redazione Fedaisf

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