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Chiesta l’assoluzione per il medico marsalese accusato di truffa. Oggi la sentenza

L’Ospedale Paolo Borsellino di Marsala

È prevista per oggi la sentenza del processo che vede imputato il chirurgo marsalese Giuseppe Maggio con l’accusa di peculato, abuso d’ufficio, truffa, detenzione e somministrazione di farmaci guasti.

Per Maggio il pm Anna Cecilia Sessa aveva chiesto l’assoluzione da tutti i capi d’imputazione. Tra le accuse che hanno portato a processo il 58enne chirurgo dell’ospedale Paolo Borsellino c’è quella di aver intascato, anziché versarle all’Asl, le somme pagate da diversi pazienti per prestazioni sanitarie effettuate presso il suo studio privato di contrada Matarocco. Lo studio tra l’altro risultò essere “abusivo” e “in pessime condizioni igieniche”.
Gli avvenimenti per cui il chirurgo è sotto processo sarebbero relativi al periodo tra il 2003 e il 2007. Un altro fatto che venne contestato a Maggio era quello di essersi appropriato di 20 confezioni di farmaci ospedalieri e di alcune attrezzature per esami diagnostici in dotazione al vecchio ospedale San Biagio. Inoltre avrebbe fatto credere ad una paziente di averla sottoposta ad una Tac, nel suo studio, usando invece un diafanoscopio. A Maggio è stato contestato anche di aver invitato un paziente che era stato visitato in ospedale presso il suo studio, anche se senza successo, per iniettargli un medicinale, e di aver conservato circa mille farmaci di vario genere scaduti, alcuni addirittura negli anni ‘70.
Per Maggio, che è difeso dagli avvocati Paolo Paladino ed Ernesto D’Angelo, nel corso dell’ultima udienza è stata quindi chiesta l’assoluzione dal pm.. «Le persone sottoposte a visita medica – ha affermato il pm – hanno detto di avere consegnato spontaneamente denaro al dottor Maggio, lui non chiese compensi, anche se per le somme percepite non furono rilasciate ricevute fiscali. Non sussiste il peculato in danno dell’Asl per le visite intramoenia. Il fatto non costituisce reato, ma solo illecito amministrativo». Circa l’esame diagnostico con diafanoscopio alla paziente non sarebbe stato detto che si trattava di una Tac ma semplicemente che se il dolore non fosse cessato bisognava farla la Tac. Per i farmaci scaduti Sessa ha detto che sono stati donati da informatori scientifici e che comunque non erano destinati alla commercializzazione, anche se in questi casi è prevista una speciale procedura di smaltimento. L’indagine risale al 2008, quando, il 4 marzo, i militari della sezione di pg della Guardia di Finanza della Procura coordinati dal pm Giulia D’Alessandro eseguirono il blitz nello studio privato del medico.

Domenica 17 Giugno 2012 19:

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