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Aboutpharma con un nuovo Podcast si interroga sul futuro della comunicazione verso i Professionisti della Salute

ABOUTPHARMA ha lanciato ABOUT PODCAST: il primo Podcast dedicato alla Comunicazione e all’Informazione Scientifica nel settore healthcare.

“una serie di puntate per approfondire trend e cambiamenti dei messaggi e degli strumenti utilizzati dall’industria della salute per connettersi con i professionisti, i cittadini e le istituzioni. Meeting online, email, video, telefono, chat. Il rapporto tra aziende farmaceutiche ed healthcare professional, gli specialisti della salute, passa attraverso una pluralità di canali. La spinta digitale degli ultimi anni ha migliorato la qualità dell’engagement, superando barriere fisiche e temporali imposte dalla pandemia. Ma ora l’industria si interroga su come sarà il futuro della comunicazione con i medici e i professionisti healthcare.”

AboutPodcast: comunicare in sanità – 16 febbraio 

Nelle prime tre puntate pubblicate, abbiamo potuto apprezzare un prodotto ben confezionato, di durata variabile tra i 10 e i 20 minuti, che affronta temi scarsamente dibattuti nella stampa laica e rivolti, secondo la missione di Aboutpharma, ai manager e alle aziende del settore Pharma.

Il podcast è esso stesso uno dei nuovi mezzi di comunicazione e si conferma estremamente fruibile e flessibile, è gratuito e può essere ascoltato con una qualsiasi connessione internet oppure scaricato e ascoltato off-line. Consente di accedere ai contenuti dalla viva voce degli autori o di ospiti ed esperti collegati a distanza. La piattaforma scelta è Spotify.

Nella prima puntata degli AboutPodcast, dal titolo “Vertigine da multicanalità. Come cambia la comunicazione verso gli hcp” (IL PODCAST) viene affrontato il tema centrale della serie, cioè il coinvolgimento dei professionisti della salute da parte delle aziende attraverso una molteplicità di canali che, se da un lato si sono rivelati indispensabili per fare fronte alla emergenza durante il periodo della pandemia da Covid-19, hanno costretto tutte le aziende a rivedere la composizione dei messaggi per adattarli ai nuovi mezzi tecnologici.

Sul piano del messaggio, l’epoca della “evidence based medicine”- secondo l’opinione di Giulio Zuanetti, chairman di HPS AboutPharma -con il supporto rigoroso degli studi clinici, sta lasciando sempre più il posto alla esperienza sul campo, la cosiddetta “real world evidence, RWE” che facilita la traslazione alla pratica clinica, anche grazie alla possibilità di raccogliere e analizzare, in modo più rigoroso che in passato, i dati raccolti. Non abbiamo  capito bene se siamo al consueto dualismo tra studi clinici controllati e studi osservazionali oppure se si allude alla capacità della RWE di completare e supportare la ricerca clinica basata sui trial, aggiungendo informazioni di valore, non solo relative ad esiti di tipo clinico, ma anche di tipo economico ed organizzativo.

Sul piano della condivisione del messaggio la parola d’ordine rimane il rigore scientifico, ma è necessario saper sviluppare contenuti che possano essere agili, sfruttabili e riutilizzabili su diversi canali. In Italia rimane il problema compliance: la normativa molto rigorosa che prevede il deposito e l’approvazione di tutti i contenuti da parte di AIFA. “Una normativasecondo Giulio Zuanetti –  che è stata definita molti anni fa e andrebbe adeguata per rispondere ai rapidi sviluppi dell’informazione. È stata pensata per un mondo in cui l’informazione era fatta quasi esclusivamente da informatori medico scientifici che presentavano il cosiddetto visual al medico. Oggi, praticamente tutto è diventato digitale e la visita fisica o virtuale dell’informatore scientifico è solo uno dei tanti modi con cui si fa informazione, perciò l’iter normativo di approvazione di tutti i materiali è diventato ancora più farraginoso, le aziende e chi controlla sprecano un sacco di tempo e di risorse in questo processo.”

Venendo ai canali d’informazione, risulta chiaro che tutte le aziende cercano di sfruttare tutti i canali possibili per contattare al meglio il clinico, in una logica omnicanale. Quindi parliamo di visite fisiche e virtuali degli informatori, ma anche email, webinar, video, podcast e social-network.

Dice Giulio Zuanetti: “La pandemia è stato un esperimento interessante perché le aziende si sono trovate in pochissime settimane a passare da una informazione quasi esclusivamente veicolata dall’ISF a un’informazione completamente virtuale. Poi passata la fase critica della pandemia si è cercato di ritrovare un po’ il giusto equilibrio. Sperando forse che il digitale rimanesse prevalente per un’ovvia ragione di costi.
In realtà se guardiamo i dati disponibili si ha la sensazione che l’ISF stia recuperando un ruolo centrale, soprattutto in quelle aree terapeutiche in cui ci sono frequentemente grandi novità tipo l’oncologia, la reumatologia, la cardiologia o anche la dermatologia. Quanto l’ISF rimanga centrale dipende ovviamente da tante cose: io recentemente ho moderato diversi advisory board e quello che ho potuto osservare è che la presenza degli ISF negli ospedali e la loro reattività è in qualche modo il parametro che i clinici usano per giudicare quanto un’azienda sia interessata a quell’area e sia un partner su cui si può contare. Questo magari significa che un’azienda può elaborare elaborare una strategia digitale fantastica, ma comunque non essere percepita come un vero partner del clinico perché manca del fattore umano.”

“Lo stesso discorso vale per i congressi scientifici: il 2022 ha visto un clamoroso ritorno agli eventi in presenza e anche qui il fattore contatto umano è tornato centrale. Anche questo è un tema di riflessione.”


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