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Come vengono usati i farmaci nello spazio? E se scadono?

Problemi di insonnia, dolori vari, congestioni ed allergie sono tutti disturbi comuni per coloro che prendono parte ad un missione spaziale. Ecco perché l’accesso alle forniture mediche è una delle principali preoccupazioni per gli astronauti. Quindi, come far durare un determinato farmaco nelle condizioni estreme dell’esplorazione spaziale?

Una domanda a cui le agenzie hanno spesso tentato di rispondere. D’altronde, l’uso di farmaci da parte dei membri dell’equipaggio americano sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) è stato monitorato già tra il 2002 ed il 2012.

Secondo i dati raccolti, gli astronauti hanno usato sonniferi 10 volte più spesso dei “terrestri”. Hanno inoltre utilizzato molto ibuprofene per il dolore derivante dalle variazioni della pressione del volo spaziale, livelli più elevati di anidride carbonica e problemi alle articolazioni.

D’altronde, sfortunatamente, più lungo è il volo spaziale e maggiori sono le possibilità di soffrire di patologie acute, con problemi di salute abbastanza comuni quali un sistema immunitario indebolito, decalcificazione ossea ed una bassa pressione sanguigna.

Sulla Terra, la maggior parte dei farmaci scade entro un anno ma nello spazio questo può verificarsi anche prima, a causa delle radiazioni cosmiche ed altre condizioni estreme, a meno che non venga utilizzato un sistema di protezione in condizioni controllate.

Per capire quindi come prolungare la durata della vita dei farmaci nello spazio, il dottor Volker Hessel, dell’Università di Adelaide, ha formato un team di ricercatori per spedire diversi farmaci comuni nello spazio, e studiarne l’evoluzione.

Uno degli obiettivi principali è stato capire il modo in cui le radiazioni spaziali potrebbero influenzare l’ibuprofene (di cui viene fatto largo uso). Gli astronauti della ISS hanno quindi posizionato sei tavolette nel Materials International Space Station Experiment (MISSE), un sistema di quattro container (delle dimensioni di una valigia) posizionati fuori dalla ISS. Così da sperimentare le reali condizioni ostili dello spazio.

Dopo un anno, solo due delle sei compresse di ibuprofene hanno mantenuto le loro proprietà fisiche e chimiche. Inoltre, un dato che ha fatto riflettere il team è stato che alcuni eccipienti contenuti in determinate compresse del farmaco lo hanno protetto dalla degradazione.

Volker ed il suo gruppo hanno poi rivestito alcune compresse con ossido di ferro, che grazie alla sua alta densità è capace di bloccare le radiazioni gamma, in modo tale da metterne a confronto la nuova protezione con quella offerta da alcuni degli aromi chimici artificiali che avevano aiutato a preservare le compresse di ibuprofene.

Dai dati ottenuti, ancora grezzi, hanno capito che un particolare tipo di radiazione, la radiazione beta (che coinvolge elettroni ad alta energia), può entrare in collisione con le molecole, rompendone i legami atomici e trasformandole in radicali liberi che possono reagire con altre molecole. Ciò provoca una reazione a catena responsabile della rapida degenerazione della compressa.

Queste nuove conoscenze potrebbero aiutare a produrre farmaci più duraturi per l’esplorazione dello spazio. Con SpaceX che prevede di inviare umani su Marte entro il 2030, gli astronauti avranno un assoluto bisogno di medicine che possano durare per tutto il viaggio.

Fonte: evermeye.it – 17 agosto 2022 di Biagio Daniele Rapinese

Notizie correlate: Materials International Space Station Experiment (MISSE)

Space Medicines for Space Health – ACS Med. Chem. Lett. 2022, 13, 8, 1231–1247 Publication Date:April 28, Published in issue 11 August 2022

 

 

Redazione Fedaisf

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