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Così si attua la spending review sulla Sanità

Ogni anno le strutture sanitarie pubbliche spendono 7 miliardi di euro per i farmaci ospedalieri.
Per il suo grande rilievo, Consip ha dedicato progetti e iniziative di innovazione e risparmio che hanno dato grandi risultati in termini di efficienza e riduzione della spesa, ma le prospettive di ulteriore efficienza del sistema pubblico dipendono oggi dall’innovazione di prodotto (monodose) e di processo (logistica). Solo così si potranno sconfiggere inefficienza, sprechi e frodi, laddove ancora esistono. Sin dal 2008 Consip ha supportato gli enti del Servizio sanitario nazionale nell’acquisto di farmaci, bandendo per loro conto alcune gare su piattaforma telematica, per un valore complessivo di circa 4 miliardi di euro, e ottenendo mediamente risparmi del 10% sui prezzi; tra queste vanno segnalate – per importo e per complessità – quelle della Regione Sicilia, Regione Veneto e Regione Lazio, dove sono stati messi a gara migliaia di farmaci.

I prodotti farmaceutici, infatti, sono una categoria merceologia caratterizzata dalla numerosità dei principi attivi e dei fornitori presenti sul mercato; per tale motivo, le gare sono strutturate su un considerevole numero di lotti, uno per ogni principio attivo e risultano dunque assai complesse soprattutto dal punto di vista procedurale, richiedendo tempi lunghi per la valutazione delle offerte. Per questo, ben si prestano alla negoziazione on line, consentendo significativi risparmi di processo ed economici per stazioni appaltanti e imprese; l’impiego della piattaforma telematica Consip, infatti, permette un considerevole abbattimento degli oneri procedurali, la semplificazione delle modalità di partecipazione per le imprese e della valutazione delle offerte da parte della commissione giudicatrice, consentendo tempi più brevi di aggiudicazione (poche ore in luogo di mesi).

In virtù del successo ottenuto con le gare per le Regioni e nell’ottica dell’evoluzione dell’offerta, nel 2011 Consip ha lanciato un nuovo strumento d’acquisto, che è stato inaugurato proprio con un bando relativo alla categoria farmaci del valore di 12 miliardi di euro in tre anni: si tratta del Sistema dinamico d’acquisto della Pubblica amministrazione (Sdapa), che consente a tutte le Pa di negoziare, in modalità totalmente telematica, gare sopra e sotto la soglia comunitaria per l’acquisizione di farmaci, invitando tutti gli operatori economici qualificati e ammessi da Consip al Sistema stesso. In tal modo viene messo a disposizione delle Pa un elenco di fornitori che dimostrano di possedere i requisiti tecnici ed economici previsti dal capitolato del bando e sono poi le singole amministrazioni a svolgere la procedura di gara utilizzando la piattaforma telematica e invitando le imprese accreditate.

L’ingresso delle aziende sul Sistema è gratuito ed è consentito per l’intera durata del bando (tre anni estendibili a quattro); in tal modo le amministrazioni aggiudicatrici dispongono di un ampio ventaglio di offerte e, quindi, possono ottenere migliori condizioni di fornitura grazie all’ampia concorrenza che si viene a instaurare fra i concorrenti. Attualmente sullo Sdapa Prodotti farmaceutici sono accreditati circa 200 fornitori, tra cui sia gli operatori più rilevanti del settore farmaceutico sia molte piccole e medie imprese del settore. Proprio recentemente sono stati pubblicati un aggiornamento e un’estensione dell’elenco dei principi attivi, raggiungendo una disponibilità di 4.646 combinazioni fra principio attivo/forma farmaceutica/dosaggio.

Dall’avvio del Sistema, le amministrazioni hanno già effettuato sullo Sdapa gare per un valore di oltre 4 miliardi di euro e sono riuscite a ottenere significativi benefici economici. Ed è proprio la natura dei benefici economici legati a una maggiore efficienza degli acquisti che merita un approfondimento. È importante sottolineare, infatti, che ottenere riduzioni di prezzo ha certamente la sua rilevanza, ma è solo il primo step. L’efficienza del processo d’acquisto in termini di riduzione dei prezzi unitari – affidato direttamente a un soggetto qualificato come una centra- le di committenza o, come nel caso appena descritto, utilizzando strumenti telematici forniti da Consip – non può essere la priorità specialmente nel settore sanitario, dove i beneficiari degli approvvigionamenti sono le persone malate e dove dunque l’attenzione alla qualità di ciò che si compra è fondamentale.

Ben più importanti e rilevanti anche dal punto di vista economico sono, invece, i benefici che si possono ottenere con una modifica incisiva degli stessi processi d’acquisto e con la loro integrazione. Consip ha avviato un percorso per offrire alle strutture sanitarie pubbliche un supporto verso l’evoluzione e la modernizzazione di tali processi e verso l’introduzione di nuove logiche di approvvigionamento, che non si limitino all’abbattimento del costo unitario ma che intervengano sull’efficienza gestionale. Il Sistema dinamico d’acquisto ne costituisce il primo passo, perché rappresenta innanzitutto un beneficio dal punto di vista dello snellimento delle procedure che ha anche una valenza economica, ma se ne possono e se ne devono compiere di ulteriori.

Ad esempio, confrontandosi anche con le realtà di altri Paesi, Consip ha studiato la possibilità di mettere in campo progetti di innovazione dei processi gestionali legati alle forniture di beni e servizi, come la realizzazione delle confezioni monodose e la logistica del farmaco. L’obiettivo è infatti quello di promuovere azioni che consentano un miglior controllo di tutta la filiera dell’approvvigionamento e quindi un uso più razionale delle risorse, in modo da ridurre l’impiego delle stesse e consentire recuperi di efficienza interni al sistema. Solo così il nostro sistema pubblico potrà mantenere sostenibilità, efficienza, e soprattutto gli elevati livelli di servizio nei confronti dei cittadini italiani.

20 – 09 – 2014 – Domenico Casalino – formiche.it

Domenico Casalino, amministratore delegato di Consip Spa

Articolo pubblicato sul numero di agosto/settembre della rivista Formiche

Sanità, ora si risparmia. 246 milioni in meno su garze, aghi e pasti

La Regione potenzia la Centrale unica degli acquisti e fissa prezzi di riferimento per oltre 500 prodotti. Gare per farmaci e servizi di lavanderia.

Hanno strappato i prezzi migliori per gli aghi ipodermici e per le garze, hanno risparmiato 4 euro su ogni pasto per i pazienti degli ospedali, hanno ridotto anche del 50% il costo di prodotti che già valevano pochi centesimi. Alla fine, però, il conto è di quelli importanti: 246 milioni di euro, con il segno meno davanti. Perché tanti sono i soldi risparmiati nel 2014 dalla Regione Lazio nel comparto della sanità, soltanto per quanto riguarda l’acquisto di beni e servizi.

Una razionalizzazione della spesa (“Da questo punto di vista non si tratta di tagli”, assicurano in via Cristoforo Colombo) ottenuta grazie al potenziamento della Centrale unica degli acquisti. La direzione, guidata dal maggio 2013 da Elisabetta Longo, ha fatto di necessità virtù. Così, in una Regione con la sanità commissariata da 8 anni, con un disavanzo che a fine anno (salvo sorprese) dovrebbe assestarsi ancora sui 200 milioni di euro, il primo accorgimento è stato operare una stretta sugli acquisti.

“Siamo stati tra i precursori a livello nazionale  –  spiega la Longo  –  nel fissare i prezzi di riferimento per i dispositivi medici”. Un provvedimento che ha riguardato oltre 500 prodotti ai quali è stato assegnato un range da cui nessuna Asl ha potuto discostarsi. E così, per esempio, gli aghi ipodermici per siringa sono passati da 0,0013 di euro a 0,008. Lo stesso per le garze, da 0,33 centesimi di euro a 0,27. O le provette sterili per i prelievi: da 0,0124 a 0,058. Tutti prodotti di larghissimo consumo nella sanità, ordinati in quantità enormi, le cui riduzioni incidono in maniera significativa sui bilanci finali.

Effetto delle gare centralizzate, l’altra grande leva a disposizione della Centrale unica degli acquisti. Grazie a questo strumento oggi una “giornata alimentare” per ogni paziente (dalla colazione alla cena passando per il pranzo e la merenda) costa circa 11 euro. Quattro in meno rispetto alla media del 2012. Allora, prima della gara centralizzata, un pasto giornaliero in alcune Asl arrivava a costare anche 25 euro. “Ma con il risparmio non ne risente la qualità –  spiega la direttrice della centrale –  perché per i capitolati sulla ristorazione che abbiamo preparato hanno partecipato anche alcuni nutrizionisti”. Lo stesso vale per le operazioni di lavaggio e pulizia della biancheria, delle lenzuola, dei materassi: prima, per una giornata di degenza, il costo medio era di 5,5 euro. Oggi è sceso a 3. Per non parlare dei farmaci o di apparecchiature mediche più delicate, come i pacemaker: per acquistarne uno cosiddetto “tricamerale” prima la Regione Lazio pagava fino a 3589 euro. Oggi, invece ne paga 2.200 euro, con un risparmio di quasi il 40%.

I risultati ottenuti nel 2014 vengono giudicati “incredibili” dal governatore Nicola Zingaretti: “Prima c’erano più costi, più sprechi e meno servizi –  prosegue – ora abbiamo meno costi, meno sprechi e servizi migliori per i cittadini”. Al di là dei trionfalismi, però, i risparmi sono significativi e dimostrano come sia possibile attivare processi di spending review all’interno della sanità. “Quando manca il coordinamento  –  spiega la Longo  –  quando tutto è lasciato ai singoli, allora è più facile che il mercato sia fuori controllo. Se c’è una governance centrale, invece, diventa più difficile dare spazio a comportamenti singoli poco equilibrati”. Anche per questo, l’altro fronte sul quale si muove la centrale unica è quello di “affiancamento” alle Asl nei processi di acquisto, obbligandole per alcuni prodotti ad operare sul cosiddetto “mercato elettronico” (utilizzando Mepa e Consip, le agenzie attraverso le quali si rifornisce la pubblica amministrazione). Per tutto il resto, invece, ci sono le gare della Centrale unica.

 

Carlo Cottarelli: “Guadagno 11.900 euro al mese”. Più la pensione Fmi (18.300€)

ROMA – ”Guadagno 11.900 euro al mese”. Il commissario per la Spending Review, Carlo Cottarelli, confessa al quotidiano Il Tempo tutti i numeri del suo patrimonio e li pubblica online: reddito, case, partecipazioni aziendali e societarie.

Ma quanto guadagna esattamente l’uomo dei tagli del governo Renzi? Oltre allo stipendio di commissario per la revisione della spesa pubblica, 258 mila euro lordi l’anno, Cottarelli percepisce una pensione dal Fondo Monetario Internazionale, dove ha lavorato fino a ottobre scorso. Altri 220mila euro, che in totale fanno 478mila euro lordi all’anno. Ma specifica:

“Mi sono dimesso dal Fondo monetario internazionale il giorno prima di essere nominato commissario alla spesa”.

E, aggiungiamo, di ricevere la pensione dall’Fmi. Cottarelli inserisce nella dichiarazione anche i valori al netto: 118.500 per la pensione e 140.000 come commissario di governo. La sua busta paga effettiva è dunque di 21.500 euro al mese per dodici mensilità.

“Se fossi andato in pensione e fossi rimasto negli Stati Uniti – precisa –  la mia pensione sarebbe stata tassata con l’aliquota del 10%. Invece, pago regolarmente tutto in Italia”.

Il suo patrimonio immobiliare conta due case: un appartamento del valore di 850mila dollari a Washington, in comproprietà con la moglie, e uno a Cremona del valore di 250mila euro. Ha una partecipazione nel fondo di investimento Azimut del valore di 1,8 milioni.

26 marzo 2014 – blitz

Redazione Fedaisf

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