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Da Germania a Est Europa, le rotte dei medicinali rubati

Articolo pubblicato il: 21/01/2015 – adnkronos

<p><?EM-dummyText Didascalia></p>Che fine fanno i farmaci da migliaia di euro a confezione, anticancro e non solo, che spariscono dagli scaffali delle farmacie degli ospedali italiani o dai tir che li trasportano sulle strade del Belpaese? Seguendo le loro tracce le forze dell’ordine ne hanno intercettato le rotte. Itinerari che spesso hanno come meta finale l’estero. “A livello comunitario la Germania in particolare. Altrimenti l’Est Europa”, spiega all’Adnkronos Salute uno degli investigatori che fa parte della squadra messa in campo per smascherare questi traffici. Il fenomeno è sotto monitoraggio da tempo e su questi traffici si allunga l’ombra della criminalità organizzata.

Questo tipo di farmaci rubati negli ospedali, sottolinea l’esperto, “non vengono commercializzati online”. Il Deep web, la Rete ‘invisibile’ dove si consumano scambi illegali di ogni genere dietro il totale anonimato, in questo caso non è protagonista. “Questi medicinali vengono piuttosto ‘riciclati’ tramite grossisti compiacenti ed esportati. Prima entrano in gioco società cosiddette ‘cartiere’, che procurano una falsa documentazione sulla provenienza. Così i prodotti sono pronti per uscire dal Paese e vengono riportati in commercio all’estero”. Online, ricorda l’investigatore, si trovano invece “farmaci contraffatti provenienti da Paesi extracomunitari, in particolare Cina e India. Ma anche Usa e Canada dove le norme sul commercio online di farmaci sono meno stringenti”.

E sul web c’è un po’ di tutto: “Dalle pillole dell’amore agli anoressizzanti e ai dopanti, fino ai salvavita ‘taroccati’. Molti siti – continua l’investigatore – si presentano con una veste credibile, ma se si analizzano bene si riconoscono traduzioni grossolane e questo deve mettere in allerta. Oltre al rischio di essere vittime di una mera truffa (l’acquirente paga e non gli arriva nulla), il pericolo è di ricevere prodotti privi di principi attivi o contraffatti, o con eccipienti pericolosi e coloranti cancerogeni”.

Quando entrano in azione i ‘predatori’ di farmaci ad alto costo, nessun punto della filiera è al sicuro, avverte l’esperto. Il fatto che i criminali riescano a mettere a segno colpi nel cuore di strutture sanitarie, o riescano a intercettare nel momento giusto i tir carichi di molecole, “lascia intendere che dietro c’è una rete organizzata. Anche il fatto che molti furti avvengano al Sud ne confermerebbe la matrice”. Si è parlato di basisti e di complicità, di blitz pianificati a tavolino in ogni passaggio. Fino al destinatario finale. A preoccupare chi indaga è “la capacità di rivestire con una facciata legale questo smercio”.

Le forze dell’ordine italiane hanno così cominciato a lavorare gomito a gomito con i loro omologhi comunitari. E hanno stretto il cerchio sul ‘malaffare farmaceutico’. “I nostri colleghi esteri si allertano quando intercettano prodotti con etichette evidentemente italiane, ma commercializzati nei loro Paesi, e ci contattano. Da qui scatta il lavoro in casa nostra”. Gli investigatori italiani cercano di abbinare la partita segnalata al furto ‘giusto’.

I lotti in questione non coinvolgono grandi quantità di farmaci, si tratta di prodotti destinati a specifiche malattie e utilizzabili in particolari strutture. “I malviventi – continua investigatore – non sono sprovveduti, sanno quali sono i medicinali più ricercati e dove”. Capita anche che agiscano su ‘ordinazione’ e che “il committente sia qualche persona facoltosa che vive in Paesi con sistemi sanitari deboli, dove si riscontrano più problemi con i farmaci innovativi del valore di 1.000-5.000 euro a confezione”. Con queste cifre, prosegue esperto, “anche con quantitativi limitati il ricavo finale è di svariati milioni di euro”.

La provenienza ospedaliera non è una garanzia per il ‘consumatore finale’, aggiunge: “Un’organizzazione criminale non garantisce sulle condizioni igieniche e sul rispetto delle temperature controllate, necessarie per salvaguardare la qualità del prodotto. Il paziente che assume il farmaco non più sicuro, è esposto a rischi. La catena del freddo si interrompe nel momento in cui le confezioni rubate – che magari non possono essere tenute in ambienti con temperature sopra gli 8 gradi – vengono stoccate a temperatura ambiente dopo il furto”. A poco serve che poi il ‘viaggio’ delle molecole in giro per l’Europa avvenga dentro borse frigo.

Il lavoro di ricostruzione di questi traffici ha prodotto i suoi risultati, conclude l’investigatore. “Siamo riusciti a contenere il fenomeno, sensibilizzando la rete di ospedali e tutti gli attori della filiera e invitandoli ad aumentare la vigilanza, sia con tecnologie che con maggiori collegamenti con le forze dell’ordine, per queste tipologie di farmaci. Sono stati concordati accorgimenti, elaborati piani e linee guida insieme alle associazioni di categoria, come quella dei farmacisti ospedalieri. Siamo tutti impegnati, a livello nazionale”.

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Redazione Fedaisf

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