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Dopo i cosmoceutici e i nutraceutici arriveranno anche i digiceutici

Applicazioni al posto dei farmaci I medici prescrivono cure digitali

L’agenzia regolatoria americana ha approvato le prime «terapie da cellulare» M.G.

• Ci sono farmaci che non si comprano in farmacia e non si devono assumere, ma scaricare sul telefono, come un’app. L’Agenzia regolatoria statunitense Fda (Food and drug administration) ha approvato le prime applicazioni che il paziente potrà avere nello smartphone, su prescrizione del medico. Nelle ricette, i medici americani possono prescrivere, al momento, app per il controllo di diabete (Bluestar) e dipendenze (Reset).

È prossima l’approvazione di Akl-Toi, un videogame per la cura dei disturbi dell’attenzione (Adhd). Le terapie digitali, che utilizzano digiceutici (strumenti digitali per la salute), possono essere prescritte accanto o al posto di un farmaco. Del resto, a differenza di altri tipi di app, queste sono delle digitai theraphy (come le chiamano Oltreoceano) e hanno un iter di approvazione simile a quello di un medicinale: devono essere testate per l’efficacia in studi clinici da presentare a Fda, che rilascia l’autorizzazione al commercio. Il termine digitai theraphy ha iniziato a girare intorno al 2013, in gran parte grazie a Sean Duffy che indicava così il suo software di coaching online sviluppato per aiutare i pazienti con diabete a perdere peso.

Queste terapie a portata di clic, nella maggior parte dei casi, raccolgono dati, chiedendo informazioni e utilizzando sensori per fornire ai pazienti, in tempo reale, indicazioni e consigli sulla terapia oltre alle attività da svolgere per ottenere i migliori benefici dalla cura. Ciascuna applicazione, a cui il paziente può accedere per sessioni quotidiane, in caso di assunzione di farmaci, rende tutti i dati raggiungibili in ogni momento sia dal medico che dal paziente. Già la disponibilità di tutte queste informazioni permette un monitoraggio della malattia assolutamente innovativo. L’app perii diabete, ad esempio, funziona con interfacce in cui il paziente inserisce una serie di dati su cui l’algoritmo rielabora i consigli sullo stile di vita.

Le app che curano le dipendenze si basano sulla terapia cognitivo comportamentale. L’applicazione che cura la dipendenza da fumo di sigaretta, in particolare, si collega a un sensore del respiro e, grazie anche all’intelligenza artificiale, l’algoritmo fornisce consigli personalizzati per la gestione di vari sintomi. La maggior parte delle applicazioni è sviluppata da start up. Attualmente sono circa 150 le aziende impegnate nello sviluppo di digiceutici.

Una di queste, Pear therapeutics, ha un piano di sviluppo (pipeline) che assomiglia molto a quello di un’azienda farmaceutica. Le indicazioni delle applicazioni sono praticamente quelle di un farmaco, visto che servono a trattare la dipendenza da oppiacei, la schizofrenia, l’ansia, l’insonnia, disturbo da stress post traumatico (Ptsd), la depressione e il dolore cronico. L’app Reset di Pera therapeutics, per esempio, tratta i disordini relativi all’abuso di alcol, cocaina e altre sostanze psicoattive. Potrà essere scaricata sul cellulare nel giro di qualche mese.

L’applicazione ha dimostrato di essere più efficace, rispetto ai trattamenti di riferimento, nell’aiutare il paziente a riconoscere quotidianamente gli stimoli scatenanti (trigger) e i sintomi di astinenza, che vengono monitorati e tracciati. Alcuni investitori scommettono che queste terapie potrebbero sostituire anche i farmaci tradizionali. Altri, più cauti, vedono in queste app una potenziale aiuto nella gestione delle terapie. Quello che è certo è che, con costi di sviluppo più alti di un farmaco e una corsia di approvazione veloce predisposta da Fda, i digiceutici daranno nuovo slancio all’innovazione in medicina proponendo, caso più unico che raro, cure innovative a costi più bassi.

Fonte La Verità

FOFI – 02 marzo 2018

Redazione Fedaisf

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