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Elezioni di Capi Area nelle RSU in rappresentanza degli ISF. Confusione di ruoli e conflitti di interessi. N.d.R.

In questi giorni si sta procedendo, nella mia azienda, al rinnovo delle Rsu.

Tra i candidati, per la rete esterna (Isf) sono presenti anche tre Capi area e mi sorge il dubbio se non ci si trovi di fronte ad un conflitto di interessi, oltre che ad una questione di opportunità.

Sappiamo bene che, nel nostro ambito lavorativo , il rispetto delle normative vigenti spesso contrasta con le direttive aziendali. Tutto ciò è molto ben esplicitato nel  contratto, che risulta essere “contra legem” anche (e non solo) laddove viene indicato il capo area come diretto superiore di noi informatori.

I capi area hanno il compito di coordinare e controllare l’attività dell’informatore, spingendolo ad accettare i piani e le strategie aziendali. Che generalmente si esplicitano in obiettivi di vendita utilizzando metodologie di marketing.

Al capo area farmaceutico la legge non impone alcun tipo di laurea o di studi, al contrario per svolgere l’attività di Informazione Scientifica sono espressamente richieste alcune tipologie di Lauree Magistrali, tutte a carattere scientifico.

Dico questo solo per rimarcare le differenze di competenze che la legge attribuisce ai due ruoli e che indirettamente ci segnala come contrastanti gli interessi di un informatore e del suo diretto superiore.

Come possa a questo punto un capo area farmaceutico rappresentare e tutelare le istanze, sempre più spesso di carattere etico, degli  informatori verso la controparte datoriale, rimane un mistero.

In anni passati, quando i ruoli e le responsabilità erano piu’ chiari, se da parte dei capiarea si avvertiva l’esigenza di una maggiore loro rappresentanza, essi nominavano un  portavoce, che potesse confrontarsi con la direzione aziendale. Non usufruiva di permessi sindacali, utilizzava il suo monte ore di ferie, ma lo faceva convinto che una efficace rappresentanza potesse esserci solo tra colleghi parigrado.

Per diverso tempo un mio capoarea aveva rivestito questo ruolo.

Attualmente in alcune aziende, qualora un capoarea venga eletto nella Rsu, è invitato dalla direzione a scegliere uno o l’altro ruolo, ravvisando un conflitto tra interessi contrastanti e nello stesso tempo, cosa più importante, riconoscendo grande valore all’indipendenza della rappresentanza sindacale da qualsiasi sospetto di ingerenza datoriale.

Un capoarea non è allo stesso livello di un informatore e le esigenze di quest’ultimo sono ben diverse da quelle di un suo superiore.  Considerare da parte sindacale i capiarea uguali agli informatori è un grave errore, crea una artificiale parità tra ruoli che come risultato rischia di indebolire il potere contrattuale della rsu, dimenticando inoltre che troppo spesso nella confusione e nella nebbia di regole poco chiare si annidano ingiustizie e discriminazioni.

F. B. [N.d.R.: abbiamo omesso il nome per motivi di privacy)


N.d.R.: La legge pone gli ISF alle dipendenze del Servizio Scientifico delle aziende che deve essere indipendente dal marketing o vendite (art. 122 e 126 del D.Lgs. 219/06) ciò deriva dal fatto che l’ISF non dovrebbe avere interessi alle vendite. Proprio per questo, per esempio, è vietato agli ISF, come ai medici, la partecipazione a società proprietarie di farmacia.

C’è la legge, le linee guida delle Regioni, regolamenti regionali, codici deontologici di Farmindustria, ma non c’è nessuno (dovrebbe essere AIFA) che controlli che la legge venga realmente rispettata. Da quest’ultimo aspetto derivano tutte le problematiche del settore: il marketing interferisce pesantemente col servizio scientifico ponendo addirittura gli ISF alle dipendenze di un Capo Area che appunto fa parte del marketing. Gli affiancamenti dei Capi Area agli ISF sono esplicitamente vietati da leggi e regolamenti. Le remunerazioni di molti ISF dipendenti dalle aziende vengono calcolate con premi basati sulle vendite e non su altri parametri. Molti ISF ormai sono assunti con false partite IVA e sono retribuiti solamente con provvigioni basati sulle vendite. In ogni caso anche per gli ISF a contratto nazionale con l’abolizione della giusta causa gli ISF possono essere facilmente licenziati per “scarso rendimento”, con tutto ciò che ne deriva. L’enorme richiesta di lavoro di giovani laureati permette assunzioni non sempre corrette. Da questa inopportuna applicazione della funzione dell’ISF nascono i fraintendimenti di ANAC e regolamenti ostativi all’attività degli ISF da parte di alcune Regioni.

Come sia la legge sembra ovvio e senza dubbi. Invece che succede? Nel contratto nazionale di categoria (CCNL) l’ISF è inserito nell’area funzionale del marketing e il suo diretto superiore è un Capo Area dipendente dal marketing. In sede di rinnovo del CCNL dove viene posto il problema, viene istituito (senza nessun senso del ridicolo) un “Osservatorio” sindacati Farmindustria con l’incarico di studiare se applicare o meno la legge. Senza parole!

In tutto questo è chiara la confusione di ruoli e cosa c’è di più comodo (per le aziende) di inserire nelle RSU dipendenti del marketing in rappresentanza degli ISF? Sicuramente non daranno problemi

 

 

Redazione Fedaisf

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