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AIFA sul paracetamolo. I dati disponibili non evidenziano associazioni con un aumento del rischio di autismo né con malformazioni del feto o del neonato. Il commento

Uso del paracetamolo in gravidanza: confermate le raccomandazioni europee

AIFA – 23 settembre 2025

L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) informa che, alla luce delle più recenti valutazioni scientifiche effettuate a livello europeo, non emergono nuove evidenze che richiedano modifiche alle raccomandazioni in vigore sull’uso del paracetamolo in gravidanza.

Il paracetamolo (acetaminofene), ampiamente utilizzato per il trattamento della febbre e del dolore, può essere impiegato durante la gravidanza, se clinicamente necessario. I dati disponibili non evidenziano associazioni con un aumento del rischio di autismo né con malformazioni del feto o del neonato.

Una revisione condotta nel 2019 dal Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) sugli effetti del paracetamolo sullo sviluppo neuroevolutivo nei bambini esposti in utero ha concluso che le evidenze disponibili risultano non conclusive e e non supportano modifiche alle attuali raccomandazioni sull’uso in gravidanza. Le esperienze d’uso in ampie coorti di donne in gravidanza confermano, inoltre, l’assenza di rischi malformativi o tossici.

Si raccomanda comunque di utilizzare il paracetamolo durante la gravidanza, alla dose efficace più bassa, per il periodo di tempo più breve possibile e con la frequenza minima compatibile con il trattamento.

L’EMA, in collaborazione con le autorità regolatorie degli altri Stati membri dell’Unione Europea, continuerà a monitorare costantemente la sicurezza dei medicinali contenenti paracetamolo e ad aggiornare le informazioni disponibili qualora emergessero nuovi dati.

AIFA – Pubblicato il: 23 settembre 2025

EMA. Use of paracetamol during pregnancy unchanged in the EU


Il commento di Martina Benedetti su Today

Se volete capire che cosa si intende per effetto Dunning–Kruger, Donald Trump e il suo segretario alla Salute e ai Servizi Umani Robert F. Kennedy Jr. ne offrono un caso da manuale: più ridotta è la competenza in un campo, più cresce l’illusione di avere la risposta giusta. Al contempo chi davvero conosce la materia ne riconosce la complessità procede con cautela.

Gli Stati Uniti, dopotutto, non hanno mai fatto mancare al mondo lo spettacolo: ma sarebbe stato meglio se le “gag” fossero rimaste a Hollywood invece che alla Casa Bianca. Le ultime uscite del presidente Trump e del segretario Kennedy non fanno ridere: rappresentano un attacco alla scienza che finisce per legittimare superstizioni e teorie del complotto.

Trump, quasi come a suggerire che l’autismo sia una “malattia da prevenire” ignora non solo la ricerca scientifica ma anche la definizione stessa del disturbo dello spettro autistico. Uno dei cavalli di battaglia dei complottisti è una research condotta con metodologia “Navigation Guide” che valuta studi osservazionali sull’uso di acetaminofene in gravidanza e disturbi del neurosviluppo (autismo/ADHD). A un lettore non esperto può sembrare “la prova” di un nesso; non lo è. Si tratta di evidenze osservative, per definizione soggette a confondimento: non stabiliscono causalità e suggeriscono semmai di fare ulteriori ricerche con disegni più robusti.

Al contrario, un grande studio svedese pubblicato su JAMA nel 2024 (2,48 milioni di bambini seguiti fino a 26 anni) ha usato il confronto tra fratelli: un approccio che controlla molti fattori genetici e ambientali condivisi. Risultato: nel confronto tra fratelli non emerge alcuna associazione tra esposizione prenatale al paracetamolo e rischio successivo di autismo, ADHD o disabilità intellettiva.
In altre parole, le piccole differenze viste in modelli più semplici sono plausibilmente dovute a fattori familiari non misurati, non al farmaco.

Limitare l’accesso a strumenti semplici come il paracetamolo significa incentivare politiche che rischiano non solo di aumentare il dolore fisico, ma anche di minare l’autonomia e la dignità del corpo femminile. La scelta corretta resta sempre decidere con il medico, caso per caso, usando i farmaci in modo appropriato.

Estratto da today.it

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Redazione Fedaiisf

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