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Remote control of workers. China, this is how workers' minds are controlled

La notizia diffusa dal South China Morning Post: da anni Pechino starebbe raccogliendo dati direttamente dal cervello degli addetti di un colosso hi-tech attraverso sensori inseriti nei cappelli. “Rilevano i picchi emotivi e aumentano la produttività”

rassegna.it – 30 aprile 2018 – di Carlo Ruggiero

Le notizie sul “Facebook leak”, lo scandalo dei dati relativi a milioni di utenti raccolti e ceduti dal gigante della Silicon Valley ad aziende di marketing strategico, hanno fatto il giro del mondo. La notizia che la Cina stia da anni raccogliendo dati direttamente dal cervello dei lavoratori su scala industriale, invece, pare aver fatto molto meno strada.

La storia, in effetti, è stata raccontata per la prima volta qualche tempo fa sulle pagine del South China Morning Post, il giornale di Hong Kong pubblicato in inglese dal Scmp Group, e poi ripresa solo da una manciata di quotidiani internazionali. In realtà, si tratta di una vicenda piuttosto inquietante. Il quotidiano parla infatti di una sperimentazione, sostenuta dal governo di Pechino e messa in atto dalla Hangzhou Zhongheng Electric, colosso hi-tech da 3,3 miliardi di dollari di capitale. L’obiettivo è perfezionare delle divise dotate di cappucci per monitorare le onde cerebrali dei lavoratori. I dati raccolti direttamente dalla corteccia neurale dei dipendenti verrebbero quindi utilizzati per regolare il ritmo della produzione e riprogettare i flussi di lavoro, assecondando le esigenze dell’azienda.

I sensori wireless si trovano nei caschi di sicurezza o nei cappelli delle uniformi, e monitorano costantemente le onde cerebrali di chi li indossa, trasmettendo i dati a una centrale operativa che utilizza algoritmi di intelligenza artificiale per rilevare picchi emotivi, come depressione, ansia o rabbia. Si tratterebbe, quindi, di un passo avanti rispetto ai famigerati braccialetti utilizzati da Amazon per gestire i turni dei suoi dipendenti.

Sempre secondo quanto riportato South China Morning Post, tra l’altro, la Cina starebbe già applicando questa tecnologia su vasta scala, e da diversi anni. I sensori oltre ad essere già in uso nella catena di montaggio della stessa Zhongheng Electric, sono stati utilizzati a partire dal 2014 nei caschi dei lavoratori della State Grid Zhejiang Electric Power, l’azienda con 40.000 dipendenti che gestisce la produzione e la rete di distribuzione dell’energia elettrica in tutta la provincia di Hangzhou. Neuro Cap, un progetto di sorveglianza neurale, finanziato dal governo centrale e sviluppato dall’Università di Ningbo, inoltre, sarebbe già stato implementato in più di una dozzina di fabbriche e aziende del territorio.

Il responsabile del progetto, interpellato dal South China Morning Post, afferma che l’obiettivo è estendere il controllo “nelle fabbriche, nei trasporti pubblici, nelle compagnie statali e nel comparto militare”, per aumentare la competitività dell’industria manifatturiera e “mantenere la stabilità sociale”. Il ricercatore, tra l’altro, solleva anche qualche preoccupazione sulla necessità di una regolamentazione per prevenire gli abusi sul posto di lavoro, ma rifiuta di offrire maggiori dettagli sul programma. Secondo il Morning Post, il progetto prevedrebbe anche l’utilizzo della realtà virtuale per simulare diversi scenari nell’ambiente di lavoro, e “ridurre significativamente il numero di errori commessi”. Infine, questa tecnologia sarebbe utilizzata anche sui dipendenti dei treni dell’alta velocità cinese, frequentissimi e puntuali al secondo. Il lavoro dei capitreno, infatti, secondo gli esperti cinesi sarebbe sempre a rischio di attacchi d’ansia, depressione, rabbia.

Insomma, non è fantascienza. Il controllo della mente dei lavoratori, in Cina, è già una realtà consolidata.

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