First floor

Garattini interviene sul caso NITAG. Ma non manca di dire che “Oggi le farmacie sono dei bazaar” e “Tutta l’informazione scientifica è inquinata dal conflitto d’interessi”

Polemica sul Nitag nominato da Schillaci

Background.:

Il 6 agosto scorso il ministro Schillaci ha firmato il decreto di nomina dei componenti il NITAG (National immunization technical advisory group). Gruppo nazionale di 22 esperti con compiti consultivi sulle vaccinazioni. Il NITAG è un Organo indipendente col compito di supportare il Ministero della Salute nella formulazione di raccomandazioni “evidence-based” sulle questioni relative alle vaccinazioni e alle politiche vaccinali.

Fra i componenti sono stati nominati anche due professori considerati “no vax”: il pediatra toscano Eugenio Serravalle, fondatore del Coordinamento del Movimento italiano per la libertà di vaccinazione e presidente di una associazione (Assis) che è solita collegare i vaccini con diverse patologie, come l’autismo e la morte in culla, e l’ematologo e omeopata di origine veronese, Paolo Bellavite non più iscritto all’Ordine dei Medici. Inoltre fra gli esperti di vaccini ci sono anche un ortopedico e un chirurgo, più altri componenti considerati in conflitto di interessi. A nominare Serravalle e Bellavite, come riferisce La Repubblica, è stata la potente segretaria politica del ministero, Rita Di Quinzio che avrebbe agito su consiglio di alcuni membri di Fratelli d’Italia.

La cosa ha suscitato le veementi proteste della comunità scientifica con lettere che chiedevano l’estromissione dal NITAG dei due medici scettici sui vaccini. Dura la reazione anche di Phnomceo, la Federazione degli Ordini dei medici, che, nell’apprendere l’ingresso al Nitag dei due medici considerati ‘no vax’, ha chiesto di azzerare l’intero gruppo di esperti appena nominato. Il Ministro ha chiesto a Fratelli d’Italia di invitare Serravalle e Bellavite a dimettersi. I due hanno fatto muro col sostegno dei parlamentari. Così la situazione è precipitata. Schillaci, nelle scorse ore, ha preparato un new decree nel quale fa decadere la commissione, che verrebbe poi rinominata con altri componenti a settembre. Se le richieste del Ministro di nominare una nuova commissione non saranno soddisfatte, potrebbero arrivare le dimissioni. Da quanto si apprende il ministro avrebbe chiesto e ottenuto la discreta protezione del Quirinale.

Ovviamente il giornale più critico (è un eufemismo) sui vaccini ribatte che ai tempi della pandemia del Covid, uno, considerato fra i massimi esperti, era il matematico Stefano Merler, quindi incompetente, senza dire che è autore di oltre 170 studi scientifici pubblicati sulle più importanti riviste di settore sui metodi di epidemiologia quantitativa per rafforzare la sorveglianza epidemiologica ed è considerato fra i più grandi esperti mondiali di modelli epidemiologici.

Altra accusa alla FNOMCeO, che aveva chiesto l’azzeramento del NITAG, dicendo che Anelli dovrebbe porsi il problema delle scarse performance della sua FNOMCeO, dimenticando i 383 medici deceduti a causa del Covid.

Da qui l’intervento del Prof. Garattini che non ha mancato di lanciare i suoi soliti strali anche sull’informazione scientifici e sulle farmacie.

Il 16 agosto Il ministro firma l’atto che fa decadere il gruppo, dopo le polemiche sulla presenza di Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite. La Meloni “irritata” dichiara che è una scelta non concordata e si è detta favorevole al pluralismo e al dibattito. Un noto giornalista ha detto che Schillaci finora era inutile, ora è anche pericoloso! L’infettivologo Bassetti ha ricevuto una e-mail che dice: “Ti uccideremo presto perché sei un vaccinatore infame”, condita da diversi insulti, che il medico ligure ha postato sui social. Parte poi dal giornale antivaccinista la campagna di demolizione della reputazione di Schillaci e, intanto che ci sono, di Cartabellotta (Gimbe).

Piero Angela diceva: «La scienza è una e non è democratica. Occorre distinguere i fatti dalle opinioni». Nel senso, continuava Angela, che, chiunque voglia sostenere una teoria che ha a che fare con la scienza deve essere in possesso di dati certi: per scrivere su una rivista scientifica è necessario esibire la documentazione dei controlli che sono stati fatti, presentare la storia della ricerca e della sperimentazione. Questo è il metodo che ha permesso di distinguere i “fatti” dalle “opinioni”. La medicina basata sulle evidenze (EBM, Evidence-Based Medicine).

Confondere la libertà di espressione con il diritto di rappresentanza nelle sedi in cui si accertano fatti porta a un errore pratico prima ancora che teorico: voci con diverso grado di riscontro nei fatti finiscono per essere trattate come equivalenti. Tenere separati i piani non limita la libertà; evita che venga usata per aggirare il controllo di qualità delle informazioni. È quindi utile riconoscere che esistono due “pluralismi” diversi.

Il pluralismo politico garantisce spazio istituzionale a interessi e valori differenti: è la regola del gioco democratico. Il pluralismo scientifico, invece, richiede di mettere a confronto ipotesi rivali sotto le stesse regole di verifica, così che conti ciò che regge meglio alla prova dei fatti.

Se si scambia il primo con il secondo, la competenza si riduce a opinione, e ogni opinione deve aver rappresentanza. Se si mantiene la distinzione, tesi alternative possono entrare, ma devono superare gli stessi controlli preliminari e di peso. Ascoltare tutti, in tema di salute pubblica, non è democrazia ma uno scudo dell’arbitrio. (Prof. Enrico Bucci, Professor presso la Temple University di Philadelphia, Il Foglio)


Garattini: «Azzerare il comitato vaccini»

VACCINI Il caso dei No vax, la ricerca nelle mani delle aziende produttrici: intervista al farmacologo

Il Manifesto – 14 agosto 2025 – di Fabrizio Capocci

Il farmacologo Silvio Garattini ha fondato e diretto a lungo l’istituto «Mario Negri» di Bergamo. È da sempre schierato contro le commistioni tra la salute pubblica e l’industria farmaceutica e il «Mario Negri» è diventato uno dei centri di ricerca più importanti a livello internazionale sulla trasparenza e l’etica in campo biomedico. Come molti colleghi, è critico sulla composizione del Nitag, il comitato tecnico del ministero della salute che deve stilare le politiche vaccinali per l’Italia.

Professor Garattini, tra medici scettici sui vaccini e conflitti di interesse il Nitag parte già in mezzo a mille problemi. Potrà lavorare in queste condizioni?

L’inclusione di medici scettici contro i vaccini, che per inciso sono anche convinti dell’utilità dell’omeopatia, è una mancanza di rispetto per chi è morto durante la pandemia e per chi si è dato da fare per salvare il salvabile. A questo punto al ministro rimane una sola possibilità: cancellare la lista e rifarla. Oltre a cancellare i nomi dei due scettici sui vaccini, bisogna rimuovere anche quelli che hanno collaborazioni e consulenze per l’industria farmaceutica. Evitare i conflitti di interesse dovrebbe essere la regola.

È scritto anche nel regolamento del comitato. Ma nessuno sembra averci fatto caso.

Ai conflitti di interesse si dà sempre poca importanza. In Italia su questo tema manca del tutto una cultura condivisa: se in una coppia il marito lavora all’Agenzia del farmaco e la moglie fa consulenze per l’industria farmaceutica nessuno trova nulla di strano. Basta vedere chi è il viceministro, quel Marcello Gemmato che vorrebbe concentrare tutti i servizi nelle farmacie avendo interessi proprio in quel settore. Oggi le farmacie sono già dei bazaar. Potrebbero essere punti utili dal punto dell’informazione e dell’educazione, perché sono diffusi e capillari sul territorio. Però adesso sono supermercati in cui puoi trovare le medicine, ma anche i prodotti omeopatici e i profumi.

Molti pensano che il problema sia irrisolvibile, perché tutta la ricerca medica si fa grazie alle aziende farmaceutiche. Perciò è difficile trovare persone indipendenti e competenti allo stesso tempo.

È difficile trovare studi scientifici in cui non si registri qualche conflitto di interesse. E questo inquina tutta l’informazione scientifica. Le conferenze sono organizzate dalle aziende farmaceutiche. I medici che ci vanno sono spesati dalle stesse industrie. Manca del tutto un’informazione indipendente. Però le persone brave che non hanno conflitti di interesse ci sono.

Impedire la collaborazione tra ricerca pubblica e industria sembra impossibile. 

Certo, lo stesso ministero della salute incoraggia i medici a collaborare con l’industria. Ma sulla base di quale accordo di collaborazione? Se si tratta di uno studio clinico, si stabilisce a priori che si pubblicherà il risultato indipendentemente dall’esito? Oppure è un puro reclutamento di pazienti fatto dall’università sulla base di un protocollo deciso a monte dall’industria farmaceutica, che alla fine deciderà se rendere pubblico il risultato? Il problema dell’indipendenza della ricerca è fortissimo e ogni ricercatore dovrebbe rispettare regole precise nella collaborazione con i privati. Per esempio, all’istituto «Mario Negri» noi pubblichiamo tutti i risultati delle ricerche che facciamo e rinunciamo ai brevetti. Invece le università pubbliche hanno uffici brevetti proprio allo scopo di incentivare queste attività commerciali. Per la ricerca indipendente però servono risorse. Per spendere quanto la Francia in ricerca pubblica dovremmo investire 22 miliardi l’anno in più. E la mancanza di fondi giustifica il ricorso alla collaborazione con le industrie.

Come trovare queste risorse?

Una ventina d’anni fa avevamo ottenuto una legge che assegnava il 5% delle spese pubblicitarie sostenute dall’industria farmaceutica all’Agenzia del Farmaco affinché svolgesse ricerche indipendenti. Quei soldi sono stati gradualmente ridotti e oggi la ricerca indipendente praticamente non esiste più. Uno studio clinico costa almeno un milione di euro, i finanziamenti quando ci sono arrivano a centomila euro. Ma nessuno vuole fare qualcosa per questo, anche se sarebbe facile. Con la ministra Grillo (governo Conte 1, ndr) avevamo visto che bastava una revisione sistematica del prontuario farmaceutico per ricavare cinque miliardi di euro di risparmi con cui si finanziare la ricerca indipendente.

Pochi immaginano che i farmaci siano valutati solo sui dati raccolti dalle stesse aziende.

È un problema strutturale. Per approvare un farmaco sono richiesti tre requisiti: qualità, efficacia e sicurezza. Ma non è necessario dimostrare che il nuovo farmaco sia migliore di quelli che già esistono per la stessa indicazione terapeutica. Perciò ogni azienda può commercializzare il suo farmaco sostenendo che sia il migliore sul mercato. È così che siamo arrivati a avere centoventi farmaci contro l’ipertensione, l’ultimo è stato approvato un mese fa. Ci sono anche settantacinque prodotti contro il diabete. Quale deve prescrivere il medico, se non ci sono studi indipendenti che li mettono a confronto? Basterebbe aggiungere ai tre requisiti un quarto, il valore terapeutico aggiunto. Ma l’industria farmaceutica si oppone, perché immettere un commercio un farmaco diventerebbe molto più difficile.

Related news: No Vax e Schillaci, l’impossibilità della terza via: o il ministro azzera la Nitag o deve dimettersi

Il prof. Bellavite è un signore e uno scienziato, vero!

Anelli (Fnomceo): “Bene Schillaci su azzeramento Nitag, i medici sono con lui nel difendere la salute con rigore scientifico”

Jama. Global Estimates of Lives and Life-Years Saved by COVID-19 Vaccination During 2020-2024

Nitag, Anelli (Fnomceo): “Si torna a parlare di scienza e salute, bene le proposte che sostengono la Professione medica”

Comunicato. NITAG: Scotti (FIMMG), D’Avino (FIMP), Penocchio (FNOVI), Mangiacavalli (FNOPI),  Mandelli (FOFI) e Rossi (SIMG): “Bene Meloni e Schillaci, ora un gruppo consultivo coerente per le politiche di immunizzazione”

Serravalle: Non sono un ‘no vax’

Redazione Fedaiisf

Promote the cohesion and union of all members to allow a univocal and homogeneous vision of the professional problems inherent in the activity of pharmaceutical sales reps.

Articoli correlati

Back to top button
Fedaiisf Federazione delle Associazioni Italiane degli Informatori Scientifici del Farmaco e del Parafarmaco