L’effetto della spending review sul medico sembra aver ottenuto un risultato opposto a quello atteso. Aumenta, infatti, tra i camici bianchi il gradimento nei confronti del farmaco di marca nonostante crescano le prescrizioni del farmaco generico in applicazione delle nuove norme. L’ultima rilevazione del Centro Studi Merqurio – realizzata via telefono e via mail nella settimana dal 12 al 19 novembre su un campione di 878 medici – conferma al rialzo la tendenza rilevata nel sondaggio dello scorso luglio, e cioè che il 58,5% dei medici ritiene che il farmaco di marca sia più efficace del generico: appena quattro mesi fa era del 44%.
Ad affermare, invece, che fra i due prodotti non ci sono differenze è il 23,3%, un valore in netto calo rispetto al 42% fatto registrare a luglio. C’è comunque desiderio di saperne di più sugli equivalenti: il 33% dei medici che hanno risposto al sondaggio vorrebbe l’introduzione di un orange book sul generico sulla scia di quello d’oltreoceano.
Altro effetto della spending review è il contrasto tra medico e farmacista con un buon numero di ricette che vengono rifiutate da questi ultimi perché non in linea con le nuove modalità prescrittive: se il 56,5% dei medici non ha avuto alcun tipo d’incomprensioni, c’è una discreta fetta di professionisti che ‘in pochi casi’ (il 23,3%) si è visto rispedire al mittente la ricetta.
Un altro 10,3% è, invece, incappato ‘spesso’ in un incidente del genere. Ciò rispecchia le difficoltà che hanno avuto i camici bianchi nell’applicare la nuova norma: il 33% sta avendo ancora incertezze, il 34,7% non ha riscontrato alcun problema, contro il 22,8% che, al contrario, le ha avute solo all’inizio.
Come prevedibile si riducono in modo significativo le visite degli informatori di aziende che producono farmaci griffati: per il 16,5% di interpellati sono diminuite, effetto degli ultimi tagli in questo ambito.
Opposto invece il trend se la domanda si riferisce ai produttori di equivalenti: il 33% fa registrare un sensibile aumento di visite di informatori di aziende di equivalenti, per il 49,2% le visite degli Isf sono rimaste praticamente stabili.