
Commercio con l’estero e prezzi all’import – Luglio 2025
A luglio 2025 si stima una crescita congiunturale più ampia per le esportazioni (+1,2%) rispetto alle importazioni (+0,7%). L’aumento su base mensile dell’export si deve alle maggiori vendite verso l’area extra Ue (+2,4%), mentre l’export verso l’area Ue è stazionario.
Nel trimestre maggio-luglio 2025, rispetto al precedente, l’export si riduce dell’1,5%, l’import dell’1,8%.
A luglio 2025 l’export cresce su base annua del 7,3% in termini monetari e del 6,9% in volume. La crescita tendenziale dell’export in valore è più sostenuta per i mercati extra Ue (+9,9%) rispetto a quelli Ue (+4,8%). L’import registra un incremento tendenziale del 6,1% in valore, che coinvolge in misura molto più marcata l’area extra Ue (+13,1%) rispetto a quella Ue (+0,8%); in volume, le importazioni crescono dell’1,1%.
Tra i settori che più contribuiscono alla crescita tendenziale dell’export si segnalano: mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli (+45,6%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+28,5%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+7,0%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+6,1%). Si riducono su base annua le esportazioni di autoveicoli (-5,3%) e apparecchi elettrici (-3,8%).
Su base annua, i paesi che forniscono i contributi maggiori all’aumento dell’export nazionale sono Stati Uniti (+24,1%), Spagna (+13,8%), paesi ASEAN (+37,4%), Francia (+4,7%), Svizzera (+9,5%), Polonia (+12,5%) e Regno Unito (+9,0%). Soltanto Paesi Bassi (-7,8%), Cina (-4,0%) e Turchia (-2,5%) forniscono contributi negativi.
Nei primi sette mesi del 2025, l’export registra una crescita tendenziale del 2,9%, spiegata dalle maggiori vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+37,2%), mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli (+13,9%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+5,3%) e metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+3,9%). Per tutti gli altri settori si rilevano diminuzioni nelle vendite: le più ampie per coke e prodotti petroliferi raffinati (-18,8%) e autoveicoli (-9,7%).
Il saldo commerciale a luglio 2025 è pari a +7.908 milioni di euro (era +6.817 milioni nello stesso mese del 2024). Il deficit energetico (-4.111 milioni) è inferiore rispetto a un anno prima (-4.839 milioni). L’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici sale da 11.656 milioni di luglio 2024 a 12.019 milioni di luglio 2025.
Nel mese di luglio 2025 i prezzi all’importazione aumentano dello 0,3% su base mensile e flettono del 3,0% su base annua (da -2,7% di giugno).
Il commento dell’ISTAT
A luglio 2025, l’export si conferma in crescita su base sia mensile, sostenuto dalle sole vendite dirette verso i mercati extra Ue, sia annua. Queste dinamiche sono in parte influenzate da vendite di elevato impatto (cantieristica navale), al netto delle quali si stima un aumento congiunturale dello 0,8% e una crescita tendenziale del 6,1%.
Nei primi sette mesi dell’anno, la dinamica tendenziale dell’export è positiva (+2,9%), grazie alle vendite di un numero ristretto di settori; quella dell’import è più sostenuta (+4,8%). L’avanzo commerciale (+30,7 miliardi di euro), quasi totalmente imputabile agli scambi con i paesi extra Ue, è in riduzione rispetto ai primi sette mesi del 2024 (+36,0 miliardi). Il lieve aumento congiunturale dei prezzi all’import si deve ai rialzi dei prezzi di alcuni prodotti energetici (petrolio greggio ed energia elettrica); su base annua, la flessione si accentua a causa dell’effetto statistico derivante dal confronto con luglio 2024, quando i rialzi dei prezzi dei prodotti energetici furono più marcati
In base alle elaborazioni allegate a questa statistica flash nel file “Grafici aggiuntivi commercio estero”, risulta che la crescita tendenziale dell’export è spiegata per 2,3 punti percentuali dalle maggiori vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici verso Stati Uniti, Francia e Spagna e per ulteriori 2,1 punti percentuali dalle maggiori esportazioni di mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli, verso Stati Uniti e paesi ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico).
All’opposto, le minori vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici verso Paesi Bassi e Germania forniscono un contributo negativo pari a -0,6 punti percentuali.
L’aumento degli acquisti di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici da Stati Uniti, Cina e Paesi Bassi spiega per 5,2 punti percentuali la crescita tendenziale dell’import. Per contro, la riduzione degli acquisti di petrolio greggio, coke e prodotti petroliferi raffinati e gas naturale dai paesi OPEC apporta un contributo negativo di -1,2 punti percentuali.
Full text and methodological note (.pdf, 1.34 MB)
Il commento di Mario Pierro sul Manifesto del 16 settembre 2025
Dazi, il boom dell’export italiano prima della gelata sta per finire
DATI ISTAT Nei primi sette mesi del 2025 c’è stata una corsa verso gli Usa, il governo non capisce e festeggia. Gli agricoltori lamentano un calo, tengono la farmaceutica e la cantieristica.
Il paradosso è che fino ad oggi i dazi di Donald Trump hanno ottenuto l’effetto contrario, ossia quello che tutti si sono affrettati ad anticipare le esportazioni verso gli Stati Uniti prima dell’arrivo della scure dei dazi. Ciò ha comportato un miglioramento della bilancia commerciale italiana.
Lo ha attestato di nuovo l’Istat ieri: a luglio l’export è aumentato prima della gelata e così è accaduto anche rispetto all’anno scorso. L’aumento congiunturale è stato dello 0,8%, la crescita tendenziale del 6,1%. Nei primi sette mesi del 2025 le esportazioni verso gli Stati Uniti sono salite del 10,2%, e solo a luglio, prima dell’introduzione dei dazi scattati ad agosto, l’export verso gli Usa ha registrato una decisa accelerazione segnando addirittura un +24,1%.
Questa dinamica è stata generata in particolare dalla cantieristica navale che lavora su
merci che producono un alto impatto sui numeri assoluti. Il settore più trainante continua a essere comunque quello della farmaceutica.
Lo spettro dei dazi Usa sui prodotti Ue ha dunque contribuito a «dopare» il dato sull’export. Si tratta di un’illusione ottica legata proprio alle tempistiche delle tariffe imposte da Trump, che hanno portato industrie e imprese a una vera e propria corsa alle esportazioni verso gli Stati Uniti. Su questa idea convergono anche i pareri delle associazioni dei consumatori come il Codacons e l’Unione nazionale dei consumatori.
Peggio vanno invece le produzioni legate al feticcio del «made in Italy», in particolare nell’agroalimentare. La Confederazione italiana degli agricoltori (Cia) ieri ha sostenuto che tra gennaio e luglio del 2025, rispetto ai primi 7 mesi dell’anno precedente, sono stati persi 600 milioni di euro nell’export di beni agroalimentare verso gli Usa. È il secondo calo consecutivo che può essere la conseguenza del fatto che Trump non ha avuto pietà per il bene della nazione italica legato al «food», anche se sono in corso trattative con l’Unione Europea almeno per scontare la pena.
Un’ altra traccia utile per comprendere la situazione è stata data dalla Camera di commercio di Trento che ha previsto un export negativo anche nei prossimi mesi. La debolezza dell’economia tedesca, oltre che i dazi Usa, determinano, di fatto, una contrazione della domanda dei due principali mercati di destinazione dei prodotti trentini. Le conseguenze, che molto probabilmente sono destinate a perdurare e ad acuirsi anche nei prossimi mesi, impattano prevalentemente sul comparto manifatturiero e sul commercio all’ingrosso.
Nonostante questo uso prospettico dei dati realizzato dai maggiori osservatori, sia di settore che statistici, della realtà economica italiana ha colpito ieri il sonnambulismo elettorale di alcune valutazioni provenienti dal governo e della sua maggioranza. Il vicepremier ministro degli esteri Antonio Tajani ha festeggiato il record congiunturale dell’export italiano verso gli Usa senza però soffermarsi sul suo significato. E così ha scambiato l’alba con il tramonto. Tajani ha parlato di un «Piano d’azione per l’export» lanciato a marzo e ricorda che «l’obiettivo resta quello di raggiungere i 700 miliardi di euro entro al fine della legislatura». Un obiettivo che ritiene «ragionevolmente raggiungibile».




