Gli economisti affermano che le interazioni tra ricercatori e medici con l’industria hanno favorito lo sviluppo e la diffusione di nuove terapie, sistemi di diagnostica e dispositivi medicali.
Tuttavia i centri sanitari accademici, gli Stati e il governo federale americano hanno messo in campo regolamenti per monitorare, limitare o eliminare tali interazioni, basandosi sulla preoccupazione che possano disturbare il funzionamento e la comunicazione nella ricerca e indurre i medici a comportarsi in modo incompatibile con una cura etica e costo-efficace del paziente".
A puntare il dito contro questa incongruenza sono, in un lavoro su ‘Nature Biotechnology’, tre studiosi: Samuel Scott dell’Università di Baltimora, Thomas Stossel della Harvard Medical School e Roman Lesko, della Navigant Consulting di New York (Usa). In particolare, il trio critica i giornali medico-scientifici, che affronterebbero la questione delle relazioni fra ‘camici bianchi’ e industrie in maniera squilibrata.
La loro convinzione emerge dall’analisi di 108 articoli pubblicati nell’ultimo quarto di secolo e riguardanti appunto i rapporti fra medici e industria. La ricerca è avvenuta per parole chiave come ‘conflitti d’interesse’, ‘Ecm’ e ‘relazioni medici-industria’. "Le pubblicazioni su questo argomento sono iniziate negli anni ’80 e hanno raggiunto il loro picco numerico attorno al 2000", scrivono gli autori.
Gli articoli più vecchi si concentrano sulle relazioni all’interno del mondo della ricerca, mentre quelli più recenti esplorano una serie di possibili fonti di ‘influenza’ sui medici, come il marketing, il supporto commerciale all’Ecm e il ‘ghost writing’ nelle riviste scientifiche. L’89% degli articoli esaminati "enfatizza in maniera inequivocabile i rischi di queste relazioni. Pochissimi analizzano i possibili benefici e la maggior parte afferma che i contatti fra chi cura e chi produce farmaci o dispositivi finiscono per nuocere al paziente, senza peraltro che esistano evidenze" a supporto di questa tesi.
"A nostro avviso – ammoniscono gli esperti – il predominio di questa visione ha contribuito all’evoluzione delle politiche in materia di rapporti università-industria da parte di legislatori male informati". Sarebbe quindi necessario che le riviste medicoscien