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ROCHE

Con le sue divisioni Pharma e Diagnostics il colosso svizzero lavora da anni all’identificazione di molecole tarate sulle caratteristiche dei singoli pazienti grazie alla ricerca sui biomarcatori, che accompagnano la vita del farmaco

La medicina non è efficace quanto potrebbe esserlo: non tutti i pazienti ottengono benefici adeguati dalla terapia con cui sono trattati e i progressi della ricerca non sono ancora efficaci. È quindi sempre più importante conoscere e utilizzare al meglio farmaci e tecniche diagnostiche che tengano conto della variabilità umana e che permettano di comprendere sempre meglio la differenziazione e i sottogruppi di ciascuna patologia. Partendo da questo assunto Roche, uno dei principali gruppi nel mondo del settore farmaceutico e diagnostico con 80.000 dipendenti in 150 Paesi nel mondo e un fatturato di 30,7 miliardi di euro, lavora da anni allo sviluppo della medicina personalizzata, vale a dire l’identificazione di molecole tarate sempre più sulle caratteristiche di gruppi di pazienti. Per raggiungere tale obiettivo in tempi più rapidi, la ricerca farmacologica deve essere sempre più integrata con quella diagnostica. Con due divisioni (Pharma e Diagnostics) sempre più sinergiche, il Gruppo, presente in Italia dal 1897, dedica il massimo sforzo allo sviluppo di un programma dedicato ai biomarcatori, un elemento centrale durante tutto il ciclo di vita di un farmaco, dall’identificazione del bersaglio molecolare fino alla messa a disposizione della molecola per un numero ampio di pazienti. Associando il know how diagnostico a ogni fase della pratica clinica: dalla rilevazione precoce della malattia, alla prevenzione, dalla diagnosi alla terapia personalizzata e al suo monitoraggio Roche sarà in grado di capire meglio i diversi sottotipi di importanti patologie, migliorando così la qualità e l’efficacia della ricerca (inclusi gli studi clinici) e offrendo terapie clinicamente differenziate. La sfida di Pharma consiste nella stratificazione terapeutica: attraverso i biomarcatori sarà possibile differenziare sempre più tra gruppi di pazienti che risponderanno o meno a una terapia. Questa stratificazione permetterà di concentrare l’uso di un farmaco su una ridotta sub-popolazione di pazienti. Nel prossimo futuro la Diagnostica Roche sarà sempre più impegnata nella realizzazione di test di genomica indirizzati all’identificazione di sottogruppi di pazienti, nei quali i biomarcatori possono avere azioni differenti nell’evoluzione delle patologie e nel successo delle terapie. In Italia le divisioni Pharma (+5,8% rispetto al 2007) e Diagnostics (+4,9%) registrano un fatturato complessivo pari a 1.316 milioni di euro e consolidano rispettivamente la propria leadership nel settore farmaceutico e in quello diagnostico. «Nonostante il contesto estremamente difficile per l’economia in generale e per il settore farmaceutico in particolare – commenta Maurizio de Cicco, amministratore delegato di Roche S.p.A. – i risultati ottenuti sono sicuramente positivi e in linea con quelli del Gruppo». Rispetto al 2007, Roche S.p.A. è cresciuta, grazie soprattutto all’oncologia (trainata da farmaci salvavita come Trastuzumab, Rituximab e Bevacizumab) del 5,8% (escludendo il fatturato derivante dalle vendite dell’antivirale Oseltamivir) circa il doppio del mercato, con un fatturato complessivo pari a 909,9 milioni di euro, consolidando la sua posizione di leader nel settore ospedaliero. «Un primo posto – sottolinea de Cicco – di cui andiamo particolarmente fieri perché è proprio in ospedale che l’innovazione e l’impegno che in essa viene costantemente profuso a beneficio dei pazienti, sono maggiormente riconosciuti». La ricerca rappresenta uno dei principali asset del Gruppo Roche. Per accrescere la propria capacità in quest’ar

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