
Sanità in Sardegna, polemica sui farmaci antitumorali: il nodo degli over 80 divide la politica
Troppo vecchi per curarsi
La recente bufera politica nata dalle affermazioni attribuite all’assessore alla Sanità
Bartolazzi on the “taglio” dei costosi farmaci antitumorali ai pazienti over 80 ha scatenato l’indignazione di ordini professionali, sindacati e associazioni di pazienti. Giuseppe Meloni, vice capo redattore de L’Unione Sarda e presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, chiarisce il senso delle dichiarazioni e invita a un confronto più ragionato sulla sostenibilità della spesa sanitaria.
«Il punto è che chiaramente c’è un problema di sostenibilità della spesa farmaceutica», esordisce Meloni, «così come in generale della spesa per la sanità». Secondo il giornalista, nessuno mette in dubbio la necessità di razionalizzare i costi, specie per quei farmaci antitumorali che, pur più mirati e con minori effetti collaterali, comportano investimenti molto elevati. Meloni sottolinea però che «non si curano più i tumori degli ultraottantenni» non è mai stato l’obiettivo dichiarato dell’assessore, bensì l’idea di non somministrarli “a tappeto”.
Al centro della polemica c’è il limite degli 80 anni proposto come soglia oltre la quale valutare con maggiore attenzione la prescrizione. Meloni lo definisce «un termine troppo drastico», soprattutto oggi che «la medicina consente a tutti noi di vivere più a lungo e di vivere bene». Pur riconoscendo che esistono pazienti non idonei anche in età più giovane, il giornalista evidenzia il paradosso di una regione «che si pregia di essere la terra dei centenari» e dove, a 80 anni, l’aspettativa media rimane ancora significativa.
Ribaltando la questione, Meloni invita a spostare il focus dalla spesa per l’ultimo anno di vita alla prevenzione: «Perché non investire di più sui programmi di prevenzione? Arriveremo magari a 100 anni, ma vivremo sicuramente meglio». Secondo il presidente dell’Ordine dei giornalisti, puntare sui controlli precoci e sui fattori di rischio consentirebbe di ridurre l’onere dei trattamenti più costosi.
Il dibattito politico interno
Le reazioni suscitano inoltre perplessità all’interno del centrosinistra che sostiene la giunta Todde. Meloni osserva come «non ci sia una totale consonanza di vedute su come gestire la sanità» e ipotizza che la figura di Bartolazzi debba chiarire al più presto il senso delle sue parole. In attesa di un chiarimento ufficiale, il confronto resta aperto tra necessità economiche e diritto alle cure di tutti i cittadini.
Intervista a cura di Simona De Francisci
La Strambata del 26-05-2025
Bartolazzi: «Niente farmaci oncologici agli anziani? Mai detto, noi vogliamo migliorare le cure»
La durissima replica dell’assessore alla Sanità: «Le mie parole sono state travisate. Le terapie sono costose e lottiamo per avere i rimborsi» (Fonte Nuova Sardegna)
La Carta, la giornalista autrice del pezzo, ovviamente, fa il suo mestiere e scrive un pezzo di replica, ma nel contempo dimostra di non aver avuto le traveggole e riporta tra virgolette frasi, questa volta scritte, dell’assessore risalenti al 2018, quando era sottosegretario di Stato: «Non ci sono fondi – disse già allora – per garantire in futuro i trattamenti innovativi», ovvero i farmaci costosi su cui ha ipotizzato la non somministrazione agli over 80. «Agli oncologi – invitò nel 2018 – chiedo di selezionare al meglio i pazienti da trattare per evitare inutili sprechi». Come dire che l’argomento è nella “canna” di Bartolazzi da tempo, non da oggi.
Bartolazzi ha ulteriormente ribattuto dicendo che «sentirsi accusato di aver affermato “stop ai famaci oncologici” innovativi per gli ultraottantenni è qualcosa non solo molto dolorosa ma estremamente scorretta da medico e oncologo. Quello che ho dovuto subire oggi è veramente una mortificazione della professionalità». «Nel 2019 – ha proseguito – sono intervenuto a Ginevra all’OMS ponendo il problema dei costi esorbitanti dei farmaci innovativi e proponendo una risoluzione italiana per l’abbattimento dei costi a livello mondiale»
Non vogliamo entrare nel merito della polemica innescata dalle presunte affermazioni di Bartolazzi, ma la questione delle terapie ai “vecchi” non è nuova. Nel 2018 in Emilia Romagna, il consigliere Daniele Marchetti, in una interrogazione all’assessore alla salute Venturi, diceva:
«Ad alcuni Medici di Medicina Generale (MMG) sarebbe stato consegnato un “Questionario sulla Deprescrizione nel paziente anziano” che contiene 9 proposizioni alle quali il medico dovrebbe indicare di quanto sia in accordo o disaccordo sulla proposta.
Tra le frasi presenti si trova “Sono favorevole a deprescrivere farmaci ad attività preventiva nel mio paziente anziano quando la sua aspettativa di vita non ne giustifichi più gli eventuali benefici?” ».
il risparmio sui farmaci è giusto purché non perda di vista il fine ultimo del SSN che deve innanzitutto “curare” senza distinzioni ed in particolare l’art. 2 della legge che istituisce il SSN dice che fra gli obiettivi della legge c’è “la tutela della salute degli anziani, anche al fine di prevenire e di rimuovere le condizioni che possono concorrere alla loro emarginazione”
Esistono diverse strategie per risparmiare sui farmaci in modo sicuro e responsabile, ma è fondamentale non compromettere il benessere della popolazione. Per esempio il
Presidente della Regione Campania, De Luca, ha detto recentemente, parlando della spesa regionale per i medicinali, che “una parte dei farmaci scade, un’altra non indovina la strada per gli ospedali, un’altra parte viene rubata” ed ha annunciato provvedimenti per eliminare queste inefficienze, cosa che poteva fare prima. Chissà se ci sono altri casi del genere in Italia!
Nisticò, Presidente AIFA, ha detto che “la mancata aderenza terapeutica costa circa 2 miliardi di euro l’anno al SSN: un conto che non possiamo permetterci”.
Nessuno ne parla, ma è mai possibile che il costo alberghiero per ogni ricoverato costi circa mille euro al giorno in un reparto di medicina? E che dire di quel quasi un miliardo di euro che ogni anno i dirigenti pubblici percepiscono come premio di risultato? Abbiamo un esercito di 48mila dirigenti, i più pagati in Europa, le cui performance sono così brillanti da meritare un riconoscimento così oneroso per le casse pubbliche?.




