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Spending review. Question time in the House. Lorenzin: "3% cut only on Ministry expenditure items"

Lo ha garantito il ministro, rispondendo a un’interrogazione della Lega. “L’intervento riguarderà solo il bilancio ministeriale”. Il Fsn, invece, “non sarà toccato”. Rispetto ai costi standard “stiamo lavorando con le Regioni per creare centrali uniche acquisto e per monitorare prezzi”. Risposte anche su carenza di farmaci e su accesso a diagnosi e trattamento del Parkinson.

17 SET – “Il Ministero della Salute ha presentato la settimana scorsa alcune proposte per ridurre del 3% gli 1,2 miliardi di capitoli di spesa ministeriali”. E’ quanto ha spiegato il ministro Beatrice Lorenzin, nel corso del question time alla Camera, rispondendo a una domanda della Lega sull’eventuale decremento delle risorse del Fondo sanitario nazionale (Fsn) e sulle iniziative per modulare gli abbassamenti di spesa sulla base dei costi standard. La riduzione, invece, “non toccherà il Fsn”.

Per quanto concerne i costi standard, Lorenzin ha sottolineato che “Ministero e Regioni stanno lavorando per raggiungere gli obiettivi fissati dal Patto, tramite le centrali uniche do acquisto sia a livello nazionale che regionale e mediante un sistema di monitoraggio dei prezzi che, comunque, è già in corso”.

Altra domanda (del M5S) sottoposta al ministro ha riguardato la periodica carenza di alcuni medicinali destinati alla cura di gravi patologie. “Condivido le preoccupazioni relative alla carenza dei farmaci come conseguenza del fenomeno dell’esportazione parallela. E, purtroppo – ha osservato Lorenzin – il fenomeno è in aumento perché il mercato estero offre condizioni di vendita più remunerative. Ci sono evidenti distorsioni cui stiamo cercando di porre rimedio – ha garantito – sempre in osservanza delle disposizioni comunitarie”. Circa il problema dei farmaci antitumorali il ministro ha precisato che “dal 2011 l’Aifa sta effettuando il monitoraggio, ma il mercato parallelo include anche i salvavita che non dispongono di prodotti sostitutivi. Tuttavia per essi non c’è una carenza tecnica, in quanto l’Aifa ha verificato che è stata riscontrata una interruzione delle forniture da parte delle aziende”. Un chiarimento anche sull’aumento del costo del farmacoLeukeran. “L’Aifa ha chiesto e ottenuto che il suo prezzo venga riallineato a quello più basso in Europa”.

Infine, dal gruppo ‘Per l’Italia, è arrivata una richiesta di chiarimento sulle iniziative volte a ridurre le disuguaglianze nell’accesso alla diagnosi e al trattamento della malattia di Parkinsons. “Migliorare l’accesso alle diagnosi e al trattamento è una nostra priorità – ha garantito il ministro – Per questo è in fase di elaborazione il ‘Piano nazionale criticità’, come previsto dal Patto per la Salute, che individua con precisione una serie di malattie, tra cui il Parkinson. E’ inoltre in corso, con il supporto do associazioni di pazienti, società scientifiche ed enti locali, un’attenta analisi dei bisogni tecnologici e assistenziali in modo da poter garantire un’effettiva uniformità delle cure. Per i pazienti affetti da Parkinson è prevista l’esenzione del ticket e quindi hanno accesso, a carico del Ssn, a tutte le visite specialistiche”.

17 settembre 2014 – quotidianosanità.it

Melania Rizzoli: "Lorenzin non può tenere una rubrica sulle smagliature"Melania Rizzoli: “Lorenzin non può tenere una rubrica sulle smagliature”

La responsabile della Sanità di Forza Italia Melania Rizzoli chiede chiarimenti, anzi aspetta una smentita. I fatti: martedì 16 settembreDagospia dà notizia del fatto che il ministro della Sanità Beatrice Lorenzintiene una rubrica sul settimanale Tutto in cui nell’ultimo numero parla di smagliature. Dopo 24 ore la deputata scrive a Dagospia. Scrive: “Mi sento di escludere, conoscendola, che Beatrice Lorenzin, non essendo laureata né in medicina e chirurgia né in altra disciplina, sia così imprudente da tenere una rubrica specialistica per i lettori su temi medici che non le competono, soprattutto inserendo consigli terapeutici di competenza esclusivamente sanitaria e favorendo una pubblicità occulta sui farmaci”. E ancora: “Mi sento di escludere che il Ministro Lorenzin abbia bisogno di cercare visibilità su una rivista popolare e poco nota e di fare pubblicità alle sue competenze, specialmente quelle in campo sanitario, non essendo lei un medico e non essendo lei così sprovveduta”.

The request – La lettera della Rizzoli prosegue sottolineando che in questi mesi così difficili politicamente per il ministro della Sanità (e cita la fecondazione eterologa, il caso Stamina, Ebola) la Lorenzin non può avere trovato temppo o la volontà di tenere una rubrica sanitaria scegliendo come tema le spagliature. E quindi la conclusione: “Attendo quindi fiduciosa una smentita da parte di Beatrice Lorenzin sulla veridicità della sua firma sulla rubrica e del suo pezzo che appare scritto e pubblicato con la sua approvazione”.

Lorenzin al question time conferma i tagli al ministero e non al Fsn e annuncia l’imminenza del Piano nazionale cronicità

 

Tagli alla sanità, cosa accadrebbe nelle Asl?

settembre 18, 2014 –mediapolitika

Spending review, spending review, spending review. E’ il leit motiv che accompagna ormai qualsiasi settore pubblico ed in particolare quando si parla di sanità e qualsiasi documento o atto di programmazione non può scampare agli obiettivi di efficientamento e riorganizzazione anche se ormai per gli italiani questo anglicismo ha un’unica lettura o traduzione che dir si voglia: tagli orizzontali per far rientrare prepotentemente entro i ranghi una spesa fuori controllo che ha prodotto, di fatto, un sistema sanitario universalistico ed egualitario solo sulla carta. In queste ultime due settimane però si è forse raggiunto l’apice. Le dichiarazioni del premier Renzi disposto al tutto per tutto pur di trovare le coperture per la finanziaria 2015 (stiamo parlando di 20 miliardi) hanno di fatto messo in discussione il Patto per la Salute sottoscritto dalle regioni con grandi difficoltà qualche mese fa, paventando un taglio del 3% del FSN. Dopo l’immancabile putiferio che si è sollevato,  il ministro Lorenzin ha ovviamente allontanato lo spauracchio di un taglio da 3 miliardi promettendo dalla spending review in sanità 900 milioni di risparmi e atterrando qualche giorno dopo a proporre una riduzione di 40 milioni del budget di un miliardo assegnato al suo dicastero. Considerazioni politiche a parte ciò che emerge da tutto questo susseguirsi di dichiarazioni, frenate, conti, proposte e annunci è un semplice quesito: quanto incidono concretamente sui servizi, sul personale, sulla gestione quotidiana dell’acquisto di beni e  servizi le manovre o i tagli in una azienda sanitaria locale? Tanto verrebbe da dire, a ciascuno di noi, per esperienze vissute sulla propria pelle in ospedali e Pronti Soccorso. Ma ovviamente il problema ha più di una sfaccettatura rispetto al primo impatto che il cittadino qualunque può avere “entrando in contatto” con la sanità pubblica da solo lato dei servizi offerti. Per approfondire e cercare di capirne di più siamo andati a cercare chi con questi conti, nel senso letterale del termine, ha a che fare tutti i giorni. Siamo andati alla Asl Roma A, l’azienda sanitaria locale del centro storico della Capitale, con una popolazione di oltre 500mila abitanti, bilancio in attivo nell’ultimo triennio,  un ospedale monospecialistico, due presidi territoriali e vocazione marcatamente territoriale dei servizi. Un’azienda che negli ultimi anni, dopo la chiusura nel 2009 dell’ospedale San Giacomo (quello in via del Corso) e della riconversione del Nuovo Regina Margherita, ha saputo reinventarsi più volte, concentrando le proprie attività sui distretti e nei presidi altamente specializzati, recuperando oltre 100 milioni  in un triennio, 36 milioni di attivo realizzati nel 2012 ed un tendenziale 2013 che confermerà il trend avviato. Facciamo qualche domanda al  Direttore Amministrativo Alessandro Moretti.

Direttore la Asl Roma A ha i conti in ordine e di questi tempi significa andare in controtendenza. Come si fa ad avere i conti in ordine e allo stesso tempo offrire ottimi servizi se non addirittura migliorarli. Siete più bravi rispetto agli altri?

Questi dati dimostrano che invertire la rotte è possibile. Abbiamo recuperato milioni di euro da varie voci di bilancio quali gli affitti, trasferendo attività e servizi in stabili di nostra proprietà o ad esempio rinegoziando i contratti di beni e servizi tagliando i costi del 15%. Abbiamo lavorato su voci importanti quali la “protesica” senza tagliare sul fabbisogno ma sullo spreco della macchina organizzativa. Così facendo abbiamo recuperato il 7,5% dei costi il primo anno (750mila euro) e ad oggi stimiamo che questa spesa sia ancora limabile di circa il 5%, (circa mezzo milione di euro). Tutte risorse che sono state reinvestite e investiremo nell’offerta di servizi al cittadino.

I governatori delle regioni più virtuose in sanità minacciano uno sciopero fiscale da una parte il Ministro Lorenzin che dall’altra assicura conti alla mano che dalla sanità non potranno uscire più di 1,5 miliardi di euro di risparmi altrimenti i Lea sono a rischio. Direttore la Asl Roma ha è l’azienda sanitaria locale del centro della capitale e la più territoriale. Qual è la situazione e cosa accadrebbe con questi ulteriori tagli?

Innanzitutto dobbiamo aspettare di capire la reale entità dei tagli per entrare concretamente nel merito. Ragionando per astratto se dovessero essere quelli apparsi sulla stampa metterebbero in oggettiva difficoltà l’offerta di salute ai cittadini. Il problema più concreto è che un ulteriore pesante taglio in mancanza di un progetto articolato di riorganizzazione della sanità nel suo insieme porterebbe solo a disservizi per i cittadini: solo ripensando al modello organizzativo territorio/ospedale si potrà dar vita ad un efficientamento del SSN.

Il premier Renzi è convinto che si possa fare di più e che nella sanità si annidano sprechi ed inefficienze. Tra le tante soluzioni prospettati oltre ai costi standard ci sono le centrali uniche per gli acquisti, insomma per farla breve gare centralizzare e controllate. Quanto sono efficaci in termini di razionalizzazione e risparmio strumenti di questo tipo ?

Le centrali d’ acquisto sono una bella idea sulla carta ma hanno un terribile nemico, lo Stato! Se consideriamo che tra procedure burocratiche aggiudicazione e ricorsi passano circa 36 giorni in media direi che abbiamo un bel problema in casa sotto al tappeto. Mi viene in mente un vecchio adagio cinese: “per cambiare, per diventare un’altra cosa dobbiamo prima sapere cosa siamo”.

Tornando agli sprechi sicuramente c’è da fare e da lavorare ancora tanto ma credo che la cosa più importante osservandoci in questa congettura è che non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo finale: la priorità sono i servizi al cittadino.

Il nostro sistema sanitario è stato concepito come universalistico e all’inizio ovviamente ha privilegiato l’efficacia muovendosi in un sistema paese completamente diverso. Con il tempo, come avviene in una qualsiasi azienda o organizzazione complessa che si evolve si sarebbe dovuta perseguire l’efficienza gestionale; ma questo tipo di percorso nel nostro paese non è stato fatto per tutta una serie di motivi che descriverli sarebbe un’operazione lunga e infruttuosa che non cambierebbe la realtà. Di sicuro quello che posso dire è che non è certo un taglio orizzontale e generalizzato a consentirci di recuperare anni di cattiva gestione: dobbiamo imparare a dare profondità alle cose se vogliamo davvero cambiarle.

Tra le voci di bilancio più pensanti c’è sicuramente la spesa farmaceutica ospedaliera. L’Aifa con l’ultimo rapporto lancia un allarme rosso. Nel primi sei mesi del 2014 si è registrato lo sforamento del 4,77% del tetto programmato (3,5% del Fsn). Un disavanzo di ben 7447,7 mln che, da solo, raggiunge quasi l’intera quota di 765 mln registratasi nell’intero 2013. Direttore come dicevamo poco fa la Asl Roma A è un’azienda sanitaria molto particolare “vocata” all’assistenza territoriale: i farmaci ospedalieri sono una voce importante anche del vostro bilancio? E’ aumentata così tanto la spesa anche da voi?

Nel nostro caso, essendo appunto un’azienda prevalentemente territoriale la farmaceutica ospedaliera non rappresenta una voce rilevante. Il dato è comunque un ottimo spunto di riflessione e va detto nel Lazio qualcosa sul fronte della spesa farmaceutica ospedaliera si sta facendo. Negli ultimi cinque anni si e’ investito molto nella distribuzione per conto, la nostra Asl è capofila per Roma e provincia e abbiamo ottenuti buoni risultati nella diminuzione della spesa in farmaceutica convenzionata. Certo c’è ancora molto da fare soprattutto sul versante delle prescrizioni e del controllo dei grandi prescrittori ma anche qui va detto che non si possono vincere le guerre arretrando sempre: qualche battaglia si ma alla fine si rischia di soccombere, un sistema che vuole essere virtuoso e compiuto deve investire nei controlli oltre che operare tagli mirati alla spesa, solo facendo questo si potrà porre rimedio a tante distorsioni del sistema.

Se la spesa farmaceutica aumenta dall’altra dati rassicuranti provengono dall’ultimo rapporto annuale basato sulle Sdo pubblicato dal ministero della Salute sul proprio sito: ricoveri in calo del 4% in Italia nel 2013 e per la prima volta da molti anni sotto quota 10 milioni. Spesa in discesa, da 29,6 a 29,1 miliardi di euro e più appropriatezza. Cosa c’è dietro questo dato?

C’è appunto quello che dicevamo prima, una riorganizzazione del sistema in grado di dividere la gestione del cronico da quella dell’acuto con indubbio beneficio per i conti pubblici. Il problema e’ che ancora questo trend di riorganizzazione e miglioramento è a macchia di leopardo, lasciato alle intuizioni di qualche manager avveduto o di qualche regione più virtuosa: quello che manca e’ un quadro di insieme in grado di far marciare tutto il sistema alla stessa velocità. Dobbiamo iniziare a far virare la nave nel suo insieme, questo e’ un paese che ha bisogno di cambiare direzione e non di continuare ad essere sospinto faticosamente in salita, ma credo che il governo di questo ne sia consapevole e abbia messo le nuove coordinate di viaggio tra le sue priorità assolute.

(di Matteo Marinaro)

Scaccabarozzi: altri tagli a Ssn giustificano espansione fondi integrativi

«I fondi integrativi sono un’opzione molto importante per il futuro della sanità. Sono d’accordo con il ministro della Salute Beatrice Lorenzin sul fatto che un taglio ulteriore del finanziamento al Servizio sanitario nazionale non sarebbe operazione senza conseguenze. In un contesto in cui è a rischio la tenuta del Ssn e la spesa sanitaria privata continua ad aumentare, credo occorra favorire l’accesso dei cittadini alle cure». Il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi promuove l’assistenza sanitaria integrativa del Ssn all’incontro organizzato a Milano per il decennale di Faschim, il fondo sanitario dei dipendenti dell’industria chimica e farmaceutica, 164 mila iscritti. Scaccabarozzi ricorda come l’industria farmaceutica abbia subito il 40% dei tagli alla sanità in valore per le conseguenze di 44 manovre in dieci anni. E sottolinea come a seguito della spending review dei ministeri torni in gioco l’universalità del servizio sanitario pubblico. «Premetto, parliamo di fondi integrativi – che non si sostituiscono cioè alla copertura offerta dal servizio pubblico – ma rilevo che finora solo 6 milioni di italiani hanno la copertura di un fondo integrativo. In Italia però ci sono ampi margini in Italia perché possa crescere la quota di spesa mediata da mutue e fondi. Nel resto d’Europa, fatta cento la spesa sanitaria dei privati, ben l’80% è sostenuto da fondi e assicurazioni, nel nostro Paese l’80% di questa stessa spesa è affrontato dal cittadino di tasca propria. Un cambiamento è augurabile».

Mauro Miserendino

Giovedì, 18 Settembre 2014 – Doctor33

Redazione Fedaiisf

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