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Facoltà di Medicina, la manovra: «Stop al numero chiuso, ma non subito»

Il test medicina 2018 potrebbe essere l’ultimo a carattere nazionale poiché, a partire dal prossimo anno, si potrebbe concretizzare l’idea di una modifica sostanziale della prova d’ammissione per il test 2019. Il 15 ottobre il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge relativo al bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e al bilancio pluriennale per il triennio 2019-2012 e al suo interno, stando al comunicato stampa diramato nella giornata di ieri, ci sono anche importanti novità sul test medicina, la prova di ingresso che regola l’accesso al Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico di Medicina e Chirurgia. Il test che regola l’accesso al corso a numero programmato nazionale potrebbe essere abolito.

ABOLIZIONE TEST MEDICINA: SÌ O NO?

Ma mentre la stampa si affretta a dare la notizia dell’abolizione del test di medicina e del numero chiuso, il Governo smentisce. “Non mi risulta” dichiara il ministro Bussetti, che in un comunicato congiunto con la ministra Grillo spiega più nel dettaglio che si sta lavorando a un’alternativa per aumentare i posti disponibili, ma che l’abolizione del numero chiuso non è in agenda per il 2019.

Lo stesso fa il Governo, che dopo aver diramato la nota ufficiale relativa all’ultimo Consiglio dei Ministri in cui si legge al punto 22: Abolizione del numero chiuso nelle Facoltà di Medicina – Si abolisce il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi fa dietrofront e dichiara (fonte: Corriere.it):

In merito al superamento del numero chiuso per l’accesso alla facoltà di Medicina, la presidenza del Consiglio precisa che si tratta di un obiettivo politico di medio periodo per il quale si avvierà un confronto tecnico con i ministeri competenti e la Conferenza dei Rettori delle università italiane, che potrà prevedere un percorso graduale di aumento dei posti disponibili, fino al superamento del numero chiuso.

MEDICINA 2018: I NUMERI DELLA PROVA

Il test medicina 2018, così come le prove d’ammissione degli anni precedenti, ha ricevuto diverse critiche. L’anno scorso erano finite dentro l’occhio del ciclone le domande di logica, quest’anno lo strano caso delle ricerche su Google.

Non sono tanto le irregolarità o presunte tali ad attirare le critiche, quanto i numeri della prova che è estremamente selettiva: su oltre 67 mila candidati, poco meno di 10 mila si potranno iscrivere al Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia. Già a settembre si era aperto un fronte verso l’abolizione del test medicina, quando la Ministra Grillo aveva anticipato che l’accesso a Medicina sarebbe cambiato.

da Studenti – Di Maria Carola Pisano.

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VERSO IL MODELLO ALLA FRANCESE Il punto di partenza sarà l’avvio di un tavolo di lavoro, con tutte le parti in causa, a partire dalla Crui (la conferenza dei rettori); quello di arrivo il già citato “modello alla francese”. Oltralpe non c’è selezione in ingresso: tutti possono iscriversi a Medicina. Il numero chiuso, però, viene solo posticipato alla fine del primo anno (e spesso nel recente passato prevedeva anche meno posti di quelli messi a disposizione in Italia): gli studenti devono sostenere una prova complessiva, molto dura e basata su temi specifici affrontati a lezione, solo il 20-30% dei candidati la supera. In Italia si vorrebbe arrivare ad un sistema simile, ma tempi e modalità sono tutti da definire: l’idea di base è una selezione dopo il primo anno di studi sulla base degli esami sostenuti e dei voti presi, da capire se anche di un vero e proprio test come accade in Francia (ma lì ad esempio c’è chi vorrebbe abolirlo). Prima, però, bisogna ridurre gli iscritti (67mila sono troppi), potenziando l’orientamento, e mettere gli atenei in condizione di ospitare un numero maggiore di studenti almeno per il primo anno, magari giocando in sinergia con altre facoltà con cui ci sono degli esami iniziali in comune. È quasi impossibile che tutto ciò avvenga nel giro di pochi mesi.

Il Fatto quotidiano

 

Redazione Fedaisf

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