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Giacomo Leopardi, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi), esprime la preoccupazione dei farmacisti per i due episodi che si sono verificati nell’ipermercato di Grugliasco in Piemonte. Quanto avvenuto, secondo Leopardi da corpo “alle preoccupazioni e agli allarmi lanciati dalla professione farmaceutica ben prima dell’approvazione della legge 248/06, che ha liberalizzato la vendita dei farmaci senza ricetta”
Un integratore ritirato dal commercio dall’autorità sanitaria esposto in vendita sugli scaffali, a disposizione dei cittadini nonostante la sua sospetta tossicità epatica, e alcune confezioni di un prodotto per l’autodiagnosi del diabete prive della fustella obbligatoria: in appena tre giorni dalla sua apertura, il corner farmaceutico dell’ipermercato di Grugliasco è incorso, spiega Giacomo Leopardi, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, “in due gravi infortuni, che danno corpo alle preoccupazioni e agli allarmi lanciati dalla professione farmaceutica ben prima dell’approvazione della legge 248/06, che ha liberalizzato la vendita dei farmaci senza ricetta”.
“Non si vuole speculare sugli errori altrui, per quanto gravi possano essere”, ha commentato Leopardi, “ma semplicemente ricordare a tutti, a partire dal Governo, che quando c’è in ballo la salute il massimalismo liberista e il pressappochismo legislativo rischiano di produrre guai seri”. Leopardi spiega che agli standard di garanzia e sicurezza assicurati dalla rete delle farmacie non si è certo arrivati per caso, e neppure per decreto, ma attraverso un processo che lungo l’arco di decenni ha investito profili scientifici, culturali, politici, amministrativi e sociali, coinvolgendo centinaia e centinaia di soggetti, in una rete incrociata di relazioni funzionali.
“Si pensi, solo per fare un esempio, a quanto c’è voluto per mettere a punto la fitta rete di controlli che, dal vigile urbano fino ai Nas e alla Finanza, passando per le ispezioni di Asl e Ordine professionale, garantisce l’operato della farmacia aperta al pubblico, a tutela della salute di ogni cittadino” precisa Leopardi. “E si pensi – ha aggiunto – al tempo e alle energie occorse per definire nel tempo procedure di approvvigionamento e sistemi informativi in grado di consentire una gestione del percorso del farmaco assolutamente sicura sotto ogni profilo, sanitario e amministrativo. I casi di Torino sono una dimostrazione che i farmaci non sono una merce qualsiasi, da assoggettare alle normali dinamiche commerciali, ma un prodotto finalizzato al mantenimento e al ripristino della salute con un intrinseco e ineliminabile contenuto di criticità che reclama e impone una vendita riservata, in strutture dedicate e attraverso procedure codificate che riducano preventivamente ogni possibile rischio”.
Per Leopardi, tuttavia, i due “incidenti” di Torino non sono l’aspetto più preoccupante del nuovo regime di vendita dei farmaci anche fuori dalle farmacie. “In termini di rischio per la salute, mi hanno colpito molto di più quei titoli a tutta pagina che, intorno a Ferragosto, celebravamo il boom di vendite dei farmaci nei supermercati”, dichiara il presidente della Federazione professionale dei farmacisti.
“Dal momento che, in quei giorni, gli italiani si godevano beatamente le vacanze sotto il solleone e nessuna epidemia interessava il Paese, era del tutto evidente che la corsa agli acquisti non aveva davvero motivazioni sanitarie, ma rispondeva ad altri stimoli e suggestioni. Molti cittadini, insomma, hanno fatto incetta di farmaci senza averne bisogno, ma solo perchè convenivano. È palese – ha concluso Leopardi – che la disponibilità di quei farmaci negli armadietti domestici pu

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