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Farmaci anti-obesità. Si è aperto un mercato miliardario

Novo Nordisk, Eli Lilly, Amgen e non solo si scontrano sui farmaci anti-obesità

Novo Nordisk, Eli Lilly, Amgen e non solo si scontrano sui farmaci anti-obesità

Con i suoi Wegovy e Ozempic, Novo Nordisk ha fatto il botto ma le case farmaceutiche che puntano sui farmaci anti-obesità sono sempre di più. E dato che si prevede una crescita del mercato fino a 100 miliardi di dollari entro il 2030, è anche comprensibile perché. Fatti, nomi e numeri

StartMag – 15 aprile 2024 di Giulia Alfieri

In principio fu semaglutide mania, a Hollywood (e non solo) le star hanno cominciato ad assumere il principio attivo di Ozempic e Wegovy per dimagrire molto velocemente. Da Elon Musk (che lo ha ammesso pubblicamente) a Kim Kardashian (che non conferma), i farmaci pensati inizialmente per combattere il diabete si sono rivelati molto efficaci anche per la perdita di peso.

Novo Nordisk ha fatto da apripista ma anche Eli Lilly, Amgen e altri nomi del settore farmaceutico stanno investendo in questa direzione. Senza un cambio di rotta, infatti, il sovrappeso o l’obesità, secondo World Obesity, interesserà metà della popolazione mondiale entro il 2035 e Goldman Sachs stima che il mercato dei farmaci che trattano queste condizioni possa crescere fino a 100 miliardi di dollari entro il 2030.

DATI E PREVISIONI SULL’OBESITÀ

Nel 2022, 1 persona su 8 nel mondo soffriva di obesità, 2,5 miliardi di adulti (dai 18 anni in su) erano in sovrappeso e di questi 890 milioni convivevano con l’obesità.

Sempre nel 2022, oltre 390 milioni di bambini e adolescenti di età compresa tra i 5 e i 19 anni erano in sovrappeso, di cui 160 milioni obesi, e 37 milioni di bambini sotto i 5 anni erano in sovrappeso.

A livello mondiale, l’obesità degli adulti è più che raddoppiata dal 1990 e quella degli adolescenti è quadruplicata.

UNA PIAGA CHE INTERESSA TUTTI

Questa è la fotografia scattata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ricorda anche i molti rischi legati a tali condizioni, dalle malattie cardiovascolari al diabete, dai tumori ai disturbi neurologici, fino alle malattie respiratorie croniche e ai disturbi digestivi – che nel 2019 hanno causato circa 5 milioni di decessi.

L’Oms osserva inoltre che sovrappeso e obesità, seppure in misura minore, interessano anche i Paesi a basso reddito perché sebbene lì spesso prevalga la malnutrizione, allo stesso tempo, i bambini sono esposti ad alimenti ad alto contenuto di grassi, zuccheri e sale, perché più economici, ma poveri di micronutrienti.

Pure il virologo Roberto Burioni, citando lo scienziato Eric Topol, ha avvertito dell’emergenza che si prospetta nel breve futuro. Topol nel suo post poi ha citato i farmaci e le aziende produttrici che avranno un ruolo principale in questa sfida.

PREVISIONI SULL’OBESITÀ…

I numeri dell’Oms però potrebbero peggiorare. Senza un intervento, secondo World Obesity, la maggior parte della popolazione mondiale (51%, ovvero oltre 4 miliardi di persone) vivrà in sovrappeso o in obesità entro il 2035 e, di queste, 1 persona su 4 (quasi 2 miliardi) sarà affetta da obesità.

Quella infantile potrebbe più che raddoppiare (+100% per i maschi e +125% per le femmine) entro il 2035 rispetto ai livelli del 2020. Nei Paesi a basso o medio reddito, in Asia e Africa, ci si attende l’aumento maggiore.

…E SUL SUO IMPATTO ECONOMICO

Infine, l’impatto economico, che non rappresenta un problema da meno. The World Obesity Atlas 2023 stima che l’impatto economico globale del sovrappeso e dell’obesità supererà i 4.000 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 se le misure di prevenzione e trattamento non miglioreranno.

Per l’Oms, se non si interviene, si prevede che i costi globali del sovrappeso e dell’obesità raggiungeranno i 3.000 miliardi di dollari all’anno già entro il 2030 e più di 18.000 miliardi di dollari entro il 2060.

NOVO NORDISK, PIONERE DEL SETTORE

Ma anche se prevenire è meglio che curare, le case farmaceutiche si preparano a intervenire. E con queste prospettive, dove investire se non nei farmaci anti-obesità? L’ha scoperto forse casualmente Novo Nordisk, che da laboratorio danese, produttore di trattamenti per il diabete, si è ritrovato tra i top player, riportando risultati anche migliori di colossi quali Pfizer e Moderna.

Novo Nordisk, che ha chiuso il 2023 con un aumento delle vendite del 31%, raggiungendo i 232,3 miliardi di corone danesi, e un +37% di utile operativo, ha recentemente acquistato tre impianti dal maggiore azionista Novo Holdings per 11 miliardi di dollari al fine di ingrandire la produzione.

Oltre ai suoi Wegovy, Ozempic e Saxenda, a base di semaglutide e liraglutide, il laboratorio ha lanciato un nuovo studio di fase 3 per pazienti affetti da obesità sulla sua terapia CagriSema, che combina la semaglutide con la cagrilintide.

ELI LILLY, PRINCIPALE COMPETITOR

Quest’ultimo studio si è reso indispensabile per Novo Nordisk che, dopo l’approvazione di Zepbound, il farmaco per la perdita di peso di Eli Lilly, teme di dover cedere il suo posto da protagonista. Tra l’altro, il suo principio attivo, il tirzepatide, potrebbe avere un’efficacia superiore a quella della semaglutide.

Intanto, le azioni di Eli Lilly e Novo Nordisk sono cresciute rispettivamente del 75% e del 60% nell’ultimo anno, superando di gran lunga il settore farmaceutico in generale.

Ma la multinazionale americana ha anche condotto uno studio di fase 2 per la retatrutide, che ha dimostrato di favorire una perdita di peso pari al 24,2% dopo 48 settimana. Un risultato superiore a quello di altri prodotti in commercio. Infine, è allo studio pure un terzo farmaco, orale, il cui nome è orforglipron.

BOEHRINGER INGELHEIM, ALTIMMUNE E INNOVENT

Si trova alla fase 2 anche survodutide, nato dalla collaborazione tra la danese Zealand Pharma e la tedesca Boehringer Ingelheim, la quale spera in risultati positivi che le consentano di lanciarlo sul mercato nel 2027 o 2028. Finora ha rilevato che i pazienti in sovrappeso o con obesità hanno perso fino al 19% del loro peso dopo 46 settimane di trattamento con il farmaco e, secondo Zealand Pharma, questa percentuale potrebbe salire al 20-25% nella fase 3.

Alla lista si aggiungono poi anche pemvidutide dell’azienda di biotecnologie americana Altimmune e mazdutide della cinese Innovent. Il primo ha affermato che oltre il 30% dei soggetti che ha partecipato al trial di fase 2 ha raggiunto una perdita di peso del 20% o più a 48 settimane, mentre il secondo ha annunciato l’inizio della fase 3.

RISULTATI PROMETTENTI (?) PER AMGEN

Infine, nonostante siano ancora prematuri, sembrano promettenti i primi risultati del farmaco Amg133 (MariTide) che sta sperimentando Amgen. Alla fine del 2022, l’azienda ha infatti riferito che lo studio clinico di fase 1 ha dimostrato che alla dose mensile più alta testata, somministrata per 12 settimane, il trattamento ha portato a una perdita media del 14,5% del peso corporeo e che i pazienti l’hanno mantenuta per 70 giorni.

“Non è davvero troppo tardi per entrare nel mercato dell’obesità”, ha detto il direttore scientifico di Amgen, Jay Bradner. “C’è ancora un enorme bisogno insoddisfatto e l’esigenza di salute pubblica non è pienamente soddisfatta dai farmaci già approvati”.

Marshall Gordon, analista di ClearBridge Investments, però non concorda con Bradner poiché, anche se il mercato sarà abbastanza grande da sostenere diversi operatori, “entrare ora sarebbe una sfida perché Lilly e Novo hanno altri nuovi farmaci per l’obesità in fase avanzata di sperimentazione oltre ai loro farmaci di successo”.

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Redazione Fedaisf

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